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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

martedì 7 febbraio 2012

finalmente qualcuno se n'è accorto!


Che fine hanno fatto i cattivi dei romanzi? si domanda Ida Bozzi sul Corriere ed è quello che vado dicendo da tempo nei post dove cerco di tracciare il profilo dell'assassino anche facendo riferimento alle letture in cui si fa cenno agli aspetti meno onorevoli del carattere che abbiamo un po' tutti, ma che per qualche motivo vediamo e ne parliamo solo riferendoci agli altri come ne fossimo in parte immuni e in gran parte unicamente vittime.
Giustamente l'autrice pone in evidenza la differenza tra i cattivi relegati in romanzi o film e altre forme di espressione di genere, rispetto alla loro presenza, in questo caso assenza, nella struttura che dà corpo alle storie.
Lei  ovvio si riferisce alla letteratura io, nel mio contesto, alle storie di blog dove la maggior parte dei post trattano in gran quantità delle supposte ingiustizie brutalmente somministrate dai cattivi di turno a danno della vittima del giorno come se mancasse totalmente la consapevolezza o il coraggio di ammettere che sì, anche lo scrivente a sua volta è o può essere visto dall'altro come carnefice nonostante le sue dichiarazioni di sgomento e condanna verso tutto ciò che nel mondo sconfina o travalica i confini del buonismo politicamente corretto e umanamente encomiabile.
In un mondo che cambia da mattina a sera cambiano continuamente anche le strategie di difesa e di attacco e ciò che forse può o poteva valere come efficace nelle relazioni tra individui nelle loro relazioni di lavoro o di amicizia vissute, forse adesso dove, parallelamente, si vivono rapporti virtuali che in parte amplificano e in parte oscurano, alcuni aspetti si distorcono e mettono in luce parti di noi che farebbero scappare con la coda tra le gambe un lupo affamato e sbiancare di timido imbarazzo Mr. Hyde.
Bene e male, ammesso che abbia un senso la distinzione e che sia possibile stabilirla, galleggiano nella realtà e  virtualmente e così tutto si livella, ci sta o ci può stare, se piace poco si passa altrove, al più ci si drizzano i capelli per un momento ma poi infine, ci si dice che internet è una cloaca dove si trova di tutto ed è facile voltare la faccia e così piano piano entrano nel pensiero corrente un gran numero di esempi di comportamenti ben poco esemplari ma per via che sono passati con l'alibi infantile che ci fa dire "è stato lui! è colpa sua" (o lei è uguale) mai sentiamo vicini e appartenenti perché "io, no. Io non sono così. Il mondo è cattivo, io no".
E quindi? Che fine hanno fatto i nuovi cattivi? E soprattutto, chi sono? Nei romanzi ma anche fuori, cosa condividiamo ogni giorno di noi stessi che gli altri, e persino noi stessi se fossimo capaci di vederci dall'esterno, giudicherebbero veramente "cattivo"?
E se lo sappiamo che facciamo? Finta che sia vero il contrario, ovviamente! Cerchiamo giustificazioni e soprattutto evitiamo di ammetterlo e così cresce e cresce e ci sdoppia tra quello che diciamo e quello che siamo, come in una foto sfocata. Piuttosto di "entrare nel merito" diventiamo strabici e col torcicollo, oppure diamo per scontato di essere così tanto indegni da avere solo la chance di starcene eremiti del mondo per evitare di darlo a vedere, che è poi un po' quello che faccio anche io cercando di preservare i conoscenti dalle mie ire furenti, dai miei istinti assassini, da tutto il peggio che so di essere e che è il mio vanto, perché diciamocelo, a far finta di esser buoni e giusti oppure spietati son capaci tutti, mentre esserlo davvero già lo è meno.

quindi presto dedicherò più di un pensiero alla mia parte assassina e alle entità criminali che albergano nella mia persona o nella sua mente.


14 commenti:

  1. credo che essere cattivi significhi calpestare deliberatamente un'altra persona, ovvero farle del male sapendo chiaramente ciò che le si sta facendo. sorvoliamo sui motivi, anche perchè spesso ci sentiremmo rispondere che quel male fatto è una reazione (eufemismo per vendetta) a un torto precedentemente subito. insomma, credo che alla fine si sia tutti vittime e carnefici insieme, è inevitabile. l'unica sarebbe appunto cercare di evitare di fare danni tenendosi discosti e distaccati.

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  2. pazienza, tanto ormai l'ho capita che butta così.

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    1. ahahah, ma dai!!!
      poi se ne riparla, intanto spero qualcuno mi aiuti a trovare dei difetti e della cattiveria in me dato che a me sembra di essere buonissima:)

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  3. BASTEREBBE ESSERE SICERI.
    CHE COSA BANALE HO DETTO.
    NEL SENSO CHE SE IMPARASSIMO ad ascoltarci meglio, senza preconcetti per noi stessi, si troverebbero tutte quelle caratteristiche degne di un vero cattivo.
    Chiaramente da attribuire ad un personaggio.

    acqua

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    1. mah!
      mi sembra un po' facile così.
      mi piacerebbe dire davvero quali sono i miei aspetti crudeli.
      nel senso che magari mi serve, mentre ipotizzarne di immaginari, anche se per chi legge sarebbe assolutamente la stessa cosa, a me a che porterebbe?
      oltretutto già lo faccio di riferirmi agli altri e addebitargli qualsiasi nefandezza:))
      mah!

      minestrina

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  4. uhm ... a parte certe cose universalmente riconosciute come cattive, ci sono tutta una serie di situazioni/azioni in cui il riconoscimento del cattivo è soggettivo e dipende molto dalla situazione contingente. Nel senso che magari io percepisco come cattiva un'azione che per un altro non lo è.
    ora non mi viene nessun esempio ... se non una cosa che lessi tempo fa su MadreTeresa e l'accettazione del dolore ... ma non è pertinente. a dopo

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    1. e lo so, infatti è un tema ostico.
      ci sto pensando in termini di causa effetto.
      più di qualche stortura so che ce l'ho.
      ovvio che a me sembra innocente, ma ormai so benissimo che è un delitto per me e per gli altri:)

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  5. Non so se sono riuscito nell'intento, ma mi son permesso di commentare dalle mie parti :-)

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  6. c'e' un carattere che sia realmente onorevole? forse il cambiamento di stato porta via alcuni concetti. magari torneranno di moda, un giorno.

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    1. onorevolmente disonorevoli o viceversa è uguale, del resto si dice che occorra partire da sè nelle cose.
      ci sto pensando, ma coltivo così tanti difetti e storture che verrà un po' lunghetta.
      forse farei prima a dire delle mie virtù, ma sono come il mistero di fatima ancora sconosciute:)

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  7. Ma che vordì Cattivo intanto?
    Etimologicamente intendo,significa prigioniero,catturato e reso schiavo in guerra (lat.)
    Quindi si è cattivi è perchè si è schiavi di qualcosa,una persona intellettualmente libera,difficilmente può essere cattiva,certo si possono avere atteggiamenti di cattiveria in talune circostanze,ma la cattiveria d'animo è senz'altro dovuta ad un senso di oppressione,indotto da individui ancora più schiavi,su persone da indirizzare alla cattiveria per attenuare la propria sofferenza.
    In buona sostanza,siamo tutti cattivi (noi occidentali)perché siamo tutti,chi in un modo chi in un altro,schiavi.

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    1. ho dato una veloce spazzolata ai tuoi blog (solo i post attuali) e capisco bene perchè ti sia sfuggito un commento in queste lande.
      nonostante quello che dici, il tema ti sfrigola o ti sfregola:)
      beh, io ho lanciato il sasso, teniamoci in contatto, c'è già la replica vedi se ti sembra plausibile;) e grazie del passaggio!

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