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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

domenica 9 settembre 2012

melo/mania

ma anche fiction/mania.

E fanno dieci, anche se i primi nove sono racconti e il decimo un tomo da poco meno di cinquecento pagine che mi è stato regalato e che in parte è anche lui un po' giallo e un po' noir per via che alla Famiglia Aubrey di Rebecca West capitano spesso momenti incerti e incontri insoliti dall'esito criminale nel senso esteso del termine oltre che in quello proprio.
Dello stile narrativo dell'autrice condivido che se ne dica bene e allora dico la mia in altro modo perchè quel che poteva lo ha descritto tanto da farmi immaginare di dare volti e sembianze alle persone e il resto lo ha fatto dire dalle numerose citazioni musicali che completano i profili dei famigliari e dei corollari.
La prima citazione musicale che viene più volte ripresa nel testo è l'inno irlandese che incornicia le origini della famiglia e rende abbastanza bene un concetto che si legge in modo evidente e cioè che gli uomini siano al più fonte di guai e caratteri che la West indaga molto meno di quelli femminili.
Lo fa canticchiare, in momenti cruciali, al padre. Parte che assegnerei a Luca Ward, che per me incarna abbastanza bene il prototipo di intellettuale di poche parole e un po' scapestrato.

Mariangela Melato perchè per intepretare la madre è necessaria un'attrice d'esperienza anche teatrale, capace di grande intensità e picchi sia tragici e sia comici.
Lei (mi sfugge se da qualche parte sia mai stato detto il suo nome) è pianista e infatti si presenta suonando il Carnevale di Vienna di Schumann.


da sposata lascia la sala di concerti e si dedica all'educazione musicale dei figli. La meno dotata, Cordelia, poi Rose, Mary e il piccolo Richard Quin.

 

Nell'ordine: Cristiana Capotondi, Anna Galiena, Giovanna Mezzogiorno, Ignazio Oliva.
e siamo all'oratorio di natale di Bach, la famiglia Aubrey è al completo.



Il brano di Massenet è, nelle intenzioni della maestra di Cordelia (che affiderei ad Adriana Asti),  adatto ad esaltarne doti che solo lei le riconosce, ma è talmente dolce che merita un posto d'onore.
Poi c'è un parente flautista dai modi gretti tranne quando suona, il cugino Jock che mi fa pensare un po' ad Alessandro Haber.
Padre di Rosamund (Carolina Crescentini) e marito di Constance (Margherita Buy, immancabile dunque presente anche qui).




e mentre Cordelia pasticcia al violino con L'Ave Maria di Gounod, la famiglia trasloca, riconquista quanto il padre disperde e lui lo riperde, zie, cugine, conoscenti e fantasmi agitano la vita della matriarca un po' consolata da Mary e dalle celie di Richard Quin mentre Rose si incapriccia e si accanisce sul Giga in sol di Mozart.



"Eravamo stati  spesso messi in guardia contro il sentimentalismo, e anche se avremmo potuto definirlo solo in termini vaghi, cioè come il modo in cui non si deve suonare Bach, eravamo in grado di riconoscerlo quando lo vedevamo" (pag 298)

Molto di spiegabile e inspiegabile in quella famiglia passa attraverso metafore musicali e forse è quella la differenza tra loro e una qualsiasi altra. Tranne che per il padre è ideale e fede, speranza e buona riuscita. Sarà forse per quella mancanza di orecchio assoluto che i pochi personaggi maschili svaniranno nel nulla o cadranno vittime di delitti e disgrazie, mentre dopo infiniti patimenti e grazie a un trucco che cerco rende poco onore alla protagonista, le gentil dame riusciranno a coronare i loro sogni, con qualche delusione e ridimensionamento, certo, ma in ogni caso ne usciranno alla meglio, così almeno sembrano persare Rose e Mary mentre si avviano ad aprire la loro carriera e chiudere l'ultimo capitolo con un duetto pianistico di Schubert.



Altri brani dal libro:
Orfeo ed Euridice,  Gluck
Notturno, Chopin
Marcia militare, Schubert
Berceuse, Godard (West scrive Goddard, ma credo sia questo)
Si tu veux, Mignonne, Messenet
Venice, Gounod
Humoresque, Dvorak
Concerto per flauto e orchestra, Mozart


Altri interpreti:
Agnese Nano (Kate)
Isabella Ferrari (zia Lily)
Sergio Rubini (Morpurgo)

lapageria, un fiore e un nome che mi erano sconosciuti



10 commenti:

  1. Haber lo vedo piu' flatulentista che flautista :P

    evviva la Melato.

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    1. oggi sono contenta per via del leone a kim ki duk, così adesso non mi sentirò più dire: "kim ki Kosa?"

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    1. ah poi ieri sera ho visto i figli degli uomini, ti saranno fischiate le orecchie perchè la domanda è stata: "dove cazzo le ha viste le incongruenze?"
      insomma, a me son sfuggite:(
      però accidenti agli americani!
      io la nave della salvezza l'avrei chiamata Titanic, mica "Tomorrow"!
      insomma troppo latte alle ginocchia, meglio il cinema coreano, svedese, oscuro e__ viva kim;)

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    2. pietàààààààààààààààààà!!!!

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    3. dunque ... la più evidente, quando sparano alla tipa durante l'imboscata, foro sul parabrezza, due inquadrature dopo stessa auto e non si vede, poi mentre fanno manovra salta il vetro e quando arrivano al rifugio è perfetto ... quella è la più evidente :P
      a me fa ridere la scelta di farlo uscire senza le scarpe, dico ti metti il cappotto e non le scarpe? non sta in piedi ... poi le partorisce cazzi e mazzi e se ne va in giro appena un pò zoppicante ... mah

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    4. ahahah io manco mi ricordo di averle viste quelle scene:)
      pensavo a qualcosa di più attinente con il periodo, magari attinenti all'amico ex hippy, insomma macro incongruenze:)
      sul parto, beh, dopo una notte di sonno in effetti puoi anche stare in forma, poi data la situazione e la giovane età ci poteva stare.
      alla prossima! :)

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  3. Agnese Nano ha rubato il fidanzato ad una mia amica di gioventù.
    Cattiva!
    Notte. :)

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