momentaneamente: nata estinta

martedì 23 ottobre 2012

nata estinta

Ormai sfugge più niente, nemmeno in Botswana (stato nell'Africa del sud), neanche in zone selvagge e incontaminate. Nessuno è libero di mutare che subito lo beccano, anzi la beccano, cioè lo beccano, no, beh, insomma, allora, pare che le femmine si siano stufate di questi maschi che dormono tutto il giorno mentre a loro tocca sfamare la famiglia, svezzarla, educarla, vigilarla e quando lui ha voglia mettersi in ghingheri e concedersi per un breve idillio, che sennò son botte.

Novelle amazzoni, decidono di vestirsi com'è uso del maschio e ne assumono gli atteggiamenti, tranne quelli sessuali. Temute dal maschio e rispettate dalle femmine, sono indifferenti ai piaceri e si dice che siano sterili. Dal chè il titolo.

Si dice si debba prendere esempio dagli animali, in questo caso sembra di stare nella versione animale del film di qualche post fa.

click sulla foto per capire di cosa parlo

4 commenti:

Pier23 ottobre 2012 alle ore 17:13
che verrebbe da dire ai naturalisti: e quindi?
mi viene in mente una cosa simile, l'ho visto in un documentario un sacco fa, c'era un gruppo di donne che assumevano gli atteggiamenti e il ruolo del maschio ed i conseguenti privilegi. Era un villaggio dell'est e pare fosse una tradizione antichissima ....
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Mia Euridice23 ottobre 2012 alle ore 20:33
A quanto pare si tratta di un difetto genetico.
Ma è proprio dai difetti genetici che, a volte, si originano razze migliori... o ci si estingue, come dici tu!
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silenziosamente

La società contemporanea teme il silenzio, sente la necessità di coprirlo, annullarlo, negarlo creando città rumorose, luoghi di ritrovo frastornanti, momenti di solitudine anch’essi fitti di suoni (il cellulare che squilla, la musica dell’iPod nelle orecchie...).

Forse perché spesso silenzio diventa sinonimo di solitudine, isolamento, vertigine di vuoto. Eppure una lunga tradizione, che affonda le sue radici in un tempo lontano, dice che è ricchezza e non mancanza, pienezza anziché vuoto, gioia piuttosto che tristezza, nascita invece di morte.

Oppure accidia (ovvero: indolenza, inerzia, negligenza, tedio, ansietà del cuore) una forma di torpore o, secondo la traduzione della parola greca da cui origina, uno stato di noncuranza (a=non e kedos=cura), una mancanza di affezione, un senso opprimente di vacuità accompagnato da una strana noia irrequieta e insoddisfatta che prende di mira in particolar modo le persone solitarie e le assale specialmente nelle ore del mezzogiorno… continua a leggere

Henry Miller su Anais Nin

Sei così pronta, così intelligente.
Ma non mi fido della tua intelligenza.
Tu crei uno schema meraviglioso, tutto è al suo posto, e sembra chiaro in un modo assolutamente convincente, troppo chiaro.
E intanto, dove sei tu?
Non sulla chiara superficie delle tue idee, no, tu ti sei già tuffata più a fondo, in regioni più oscure, così uno pensa che tu gli abbia dato tutti i tuoi pensieri, ma lo immagina soltanto che tu ti sia svuotata in quella chiarezza.
Invece ci sono strati e strati - sei senza fondo, insondabile.
La tua chiarezza è ingannevole.
Sei la pensatrice che suscita in me più dubbi, più confusione, più turbamento.

epicuro

La carne non ammette limiti nel piacere, e il tempo che serve a procurarle tale piacere è anch'esso senza limiti. Ma il pensiero che ha appreso a ragionare intorno al fine e al limite di ciò ch'è pertinente alla carne, e che ha soppresso il timore dell'eternità, ci rende possibile una vita perfetta, per cui non sentiamo più l'esigenza di un tempo infinito: esso non rifugge dal piacere ne, quando le circostanze ci portano al momento di uscire dalla vita, può dire di andarsene avendo tralasciato qualcosa di ciò che rende questa ottima.