.
(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

martedì 31 gennaio 2012

un blog nel blog


Dodici mesi
Ripensando a ieri
Afferro l'oggi
Gustando il domani
Ossimoro di vita


fino al Serpente (9 febbraio 2013, se i Maya hanno sbagliato i conti dovremmo arrivarci) pensieri e parole del Drago, una entità autonoma, ospite momentaneo del blog di Teti.


INDICE
Febbraio / Marzo / Aprile / Maggio / Giugno / Luglio / Agosto / Settembre / Ottobre / Novembre / Dicembre / Gennaio 2013 

23 gennaio 2012 (Haiku tre versi di 5_7_5 sillabe)
Ecco il Drago
Giunge sbuffa un haiku
E' primavera

24 gennaio 2012
drago annuale
ammazza il coniglio
scioglie la neve

25 gennaio 2012 (una giornata al mare)
sole d'inverno
sassata assolata
onda fluttuante

26 gennaio 2012 (riferimento al terremoto di ieri)
vetro di ghiaccio
brivido alla schiena
una tazza di tè

27 gennaio 2012 (Tanka cinque versi di 5_7_5_7_7 sillabe)
inverno scosso
ancora tremolanti
bimbi paurosi
camminano smarriti
saltando pozzanghere

28 gennaio 2012
cielo brumoso
su nebbiose foschie
lievi colori

29 gennaio 2012
ecco tre merli
becco ocra penne nere
la prima neve

30 gennaio 2012
sciolta la neve
raggiere iridate
gocce di luce


31 gennaio 2012
il terzo merlo
evidenti realtà
finte bugie
identità riflesse
onde immaginarie


Ogni fine mese un post delle Lettere del Drago, una rubrica quotidiana in evidenza nella home cliccando appunto sul Drago.

domenica 29 gennaio 2012

preferirei di NON



cogliere fogli sparsi sul buio
stirare con la mano il silenzio
l'impalpabile fruscio assordante
di parole svuotate e cieche
inutile comunicazione solo risonanza
vibrazione cromatica di spazi vuoti
di paesaggi e figure
soltanto immaginazione
al centro del pensiero unico
di ciascuno e di nessuno.




cogliere e distribuire
stato d'intesa invece che assedio
dimentico del sè e dell'altro
come di tutti gli altri
trovare le labbra nel buio
quando le mascelle si muovono
masticare e inghiottire
con la bocca vuota
mentre lo stomaco già digerisce
quello che ho imboccato.

cogliere e moltiplicare
uno quando è due diventa al cubo
i sacchi flosci di ognuno
vicino alle scarpe sulla soglia
nei letti che ciascuno si porta da casa
le orme stanche e quelle felici
e ognuna lancia le sue
piccole spine o corolle
entra nel gioco si fa spazio
e lo toglie.


cogliere e viaggiare
resta un piccolo confine
mai valicato e irripetibile
ancora da occupare
e quando ci arrivi eccone già un altro
che ti era sfuggito e ti attira
così mentre ancora sei nel presente
scorgi un futuro e già vedi
una diversa immagine
che porta un altro volto e altri sapori.

cogliere e accogliere
dov'è allora il tempo e il posto
quello in cui manca tutto il resto
che è ininfluente e lontano?
c'è nella fuga la sensazione di
approdo felice?
è ozio? è contemplazione? cos'è? 

come riesco a descrivere la sospensione 
in cui fluttuano le persone 
al centro di un'azione karmica?

cogliere le distanze
posso parlare del prima e del dopo
ma sono incapace di dire del durante:
vuoto e niente sono le uniche
parole che leggo nell'immaginario
della ricostruzione mentale.
presa di contatto con le sensazioni
che ho più vicine di notte
guardando il mare o il monte,
comunque lontano.


in buona sintesi?

cogliendo neve
giornate assolate
poi il buio

contenta?

bastava quello, no?

perchè sei  ignorante! la bellezza sta nell'evitare di scrivere NON

e a che serve?

a centrare il punto. senza se e senza ma, invece di dire NON qui NON là, si cerca di dirsi e di dire quello che è invece di quello che NON è, quello che si vuole invece di quello che NON si vuole.
ma che parlo a fare?



sabato 28 gennaio 2012

la sacra oscenità

E' un ragionamento che deriva da una considerazione personale riguardo alle rappresentazioni che ci diamo nei sogni.
In qualche modo, almeno per quanto mi riguarda, mi pare che qualunque sia il ruolo delle entità che ci rappresentano oniricamente, manchi la componente giudicante (negativamente giudicante).
Come se nelle azioni prodotte e manifestate vi fosse una logica a prescindere dalla morale che a volte al risveglio ci fa rabbrividire per la crudeltà o per l'oscenità  di ciò che ricordiamo (anche perchè diciamocelo, sono in molti più dei santi che al fondo di sè trovano l'essere divino, quelli che trovano  una deità pagana, blasfema, irriverente, sconcia o dissoluta che dir si voglia).
La dea Baubo è un po' l'incarnazione simbolica dell'immaginario femminile che ognuna di noi porta dentro di sè che ne sia o meno consapevole.
E secondo me spesso è sofferente e mortificata o relegata appunto nei panni sudici delle fantasie inconfessate o da rivestire in quelli più nobili della poesia o dei veli del raffinato erotismo.
Eppure la natura si fa pochi riguardi, come avviene nei sogni le cose vengono spiattellate per quello che sono, riconosciute come tali e fatte agire nella maggiore libertà possibile consentita dalle remore e censure che dallo stato conscio sono riuscite a passare in quello inconscio.
"Alcuni anni fa, quando presi a raccontare «storie delle dee sporcaccione», le donne sorridevano, poi si mettevano a ridere sentendo narrare gli exploits delle donne, reali e mitologiche, che avevano usato la sessualità, la sensualità, per ottenere qualcosa, affermarsi, alleviare la tristezza, sollecitare il riso, rimettendo così a posto qualcosa che era andata storta. Fui anche colpita da come le donne passavano al riso: prima dovevano mettere da parte tutta la loro educazione, secondo cui non era da vere signore.
Vidi che questo «comportamento da signore» in realtà, al momento sbagliato, soffocava le donne invece di farle respirare liberamente. Per ridere bisogna espirare e inspirare in rapida successione. Sappiamo dalla chinesiologia e dalle terapie come l’Hakomi che con la respirazione profonda sentiamo le nostre emozioni, mentre quando non desideriamo sentire, smettiamo di respirare, tratteniamo il respiro.
Nel riso, la donna può cominciare a respirare davvero, e cominciare quindi a sentire sensazioni non autorizzate. Ma quali sensazioni? Non tanto di sollievo, né di conforto, quanto di apertura a lacrime trattenute o a memorie dimenticate, o la rottura delle catene messe alla personalità sensuale".


"Storie «tra-le-gambe» si ritrovano in tutto il mondo. Una è la storia di Baubo, una dea dell’antica Grecia, la cosiddetta «dea dell’oscenità». Ha nomi più antichi, come Iambe, ed evidentemente i greci la ripresero da ben più antiche culture. Sono esistite dee archetipe selvagge della sessualità sacra e della fertilità Vita/Morte/Vita fin dall’inizio dei tempi.

Un unico riferimento a Baubo negli scritti a noi pervenuti dall’antichità fa pensare che il suo culto venne distrutto e sepolto sotto lo scompiglio delle varie conquiste. Sento che da qualche parte, forse sotto le colline silvane o i laghi nascosti tra i boschi in Europa e in Oriente, esistono templi a lei dedicati, con tanto di icone ossee.
Non è dunque un caso se pochissimi hanno sentito parlare di Baubo, ma ricordate che basta un coccio per ricostruire l’insieme. In questo caso il coccio esiste, perché è arrivata a noi una storia in cui compare Baubo. È una delle divinità più amabili e picaresche che abbiano abitato l’Olimpo. Questa è la mia cantadora, la versione basata sull’antico selvaggio frammento di Baubo che ancora occhieggia nei miti greci dopo l’epoca matriarcale e negli inni omerici".

"Nel sacro, nell’osceno, nel sessuale c'è sempre una risata selvaggia in attesa, un breve passaggio di riso silente, o la risata di una vecchia, o il respiro affannoso che è riso, o il riso che è selvaggio e animalesco, o il trillo che è come una scala musicale. Il riso è un lato nascosto della sessualità femminile; è fisico, elementare, appassionato, vitalizzante e pertanto eccitante. È una sessualità senza scopo, a differenza dell'eccitazione genitale. È una sessualità della gioia, per un istante appena, un vero amore sensuale che vola libero e vive e muore e di nuovo vive della sua propria energia. È sacro perché è così salutare. È sensuale perché risveglia il corpo e le emozioni. È sessuale perché è eccitante e provoca ondate di piacere. Non è unidimensionale, perché il riso si spartisce con se stessi e con tanti altri. È la sessualità più selvaggia nella donna".

Il sacro e l'osceno hanno la stessa matrice; sono indivisibili, dal primo scaturiscono la serietà e il dolore, dal secondo il divertimento e la risata. E' questo genere di esagerazioni quelle che ci concediamo nei sogni e penso sia bene vivere anche nella realtà, perchè da  un certo punto in poi sarà solo in sogno che potrà manifestarsi e liberarsi.
A un certo punto mancheranno le occasioni, le energie e in compenso aumenteranno le pance flosce da far ballare in qualche sonora risata che un particolare o una battuta riescono ancora a risvegliare in chi ha letto questo libro un bel po' di anni fa e lo consiglia alle giovani che potrebbero essere sue figlie, se hanno ancora da leggerlo, perchè possano arricchire le occasioni finchè sono frequenti e possibili.
E' così, parola di una vecchia mangia pane e oscenità a tradimento.

I corsivi sono tratti da "Donne che corrono coi lupi" di Clarissa Pinkola Estés

venerdì 27 gennaio 2012

senso critico


Fredda o mediocre lode, ben sovente, più d'ogni atroce satira è pungente.


Persino la saggezza popolare ha da dire la sua sulla critica, il criticare, il senso critico come volete chiamare quella capacità,  quella che è una delle doti più straordinarie dell'intelletto umano.
Senso critico ovvero spirito di osservazione, concretezza, facilità nel cogliere le relazioni, capacità di giudizio, sintesi, analisi e valutazione dell'apparente e del profondo interpretato secondo la propria mappa e per questo inopinabile a meno che si veda nel concetto di realtà una sorta di credo religioso che personalmente non mi appartiene.




Vi sono due specie di critiche: l'una che s'insegna più di scorgere i difetti, l'altra di rivelare bellezze. A me piace più la seconda che nasce da amore e vuole destare amore, che è padre dell'arte, mentre l'altra somiglia superbia e, sotto colore di cercare la verità distrugge tutto e lascia l'anima sterile. (Luigi Settembrini) 


Abbandonate la piccola e facile critica dei difetti per la grande e difficile critica delle bellezze. (Denis Diderot)


La critica striscia e la creazione vola. (Gian Piero Bona)


È facile criticare giustamente; è difficile eseguire anche mediocremente. (Denis Diderot)


La critica è indulgente coi corvi e si accanisce con le colombe. (Giovenale) 


Irritarsi per una critica vuol dire riconoscere di averla meritata. (Publio Cornelio Tacito) 

Non si è mai data un'epoca creativa che non sia stata anche critica. Poichè è la facoltà critica che inventa forme nuove. La tendenza della creazione è quella di ripetersi. (Oscar Wilde)


Ciò che il pubblico critica in voi, coltivatelo. Quello siete voi. (Jean Cocteau)


Le opere d'arte sono di una solitudine infinita, e nulla può raggiungerle meno della critica. (Rainer Maria Rilke)


Si fa delle critica quando non si può fare dell'arte, nello stesso modo che si diventa spia quando non si può fare il soldato. (Gustave Flaubert)


La critica va fatta a tempo; bisogna disfarsi del brutto vizio di criticare dopo. (Mao Tse Tung)


Criticare è valutare, impadronirsi, prendere possesso intellettuale, insomma stabilire un rapporto con la cosa criticata e farla propria. (William James) 


Una cosa è la critica, altra lo scherno, quando è premeditato e maligno. il confine è sottile ma sostanziale ed è meglio fare attenzione per evitare di valicarlo con troppa leggerezza (teti).


Questo vale a maggior ragione nella vita di tutti i giorni quando ci viene di essere stufi di esaminare spietatamente noi stessi e rivolgiamo le nostre critiche agli altri.
Per esperienza personale posso dire che il più delle volte è preso male e finisce col rendere la propria immagine poco gradita al prossimo.
Tuttavia è un po' come i pareri non richiesti, si può evitare di esternarlo e tenerselo solo per sè o liquidare la cosa con un "mi piace" oppure "è fuori dalle mie corde".
Il senso critico è, secondo me, qualcosa di innato che come tale produce una sorta di piacere in chi lo esercita e ne da sfoggio, spesso salva perchè è critico anche verso i giudici, a modo suo imparziale perchè contro tutti e tutto.
Riconosco che fa parte delle mie caratteristiche, pregio o difetto lo decidono gli altri a me va anche bene averlo. Se mi irrito è quando osservo che invece di criticare mi si giudica oppure quando alle mie critiche manca una replica e restano lì appunto a figurare come fossero un giudizio tassativo o una cattiveria gratuita.


... A domenica...




giovedì 26 gennaio 2012

scemite a oltranza



lo avevo detto anche ieri che in questi giorni ho la scemite acuta, ma proprio perchè mi sento spesso dire che sono "impegnativa" e anche di peggio, e poi perchè i diari registrano le cose come sono, pur senza farmene un vanto, testimonio anche questa fase che un po' mi auguro perdurante per tante ragioni.
comunque a me sto video mette il buon umore, mi ricorda un po' le community di incontri dove alcuni sembrano certi di aver trovato la ricetta a buon mercato per ogni esigenza e bisogno (come forse dirò in seguito prendendo a pretesto Badoo).

"mi vuoi sposare?"
Mmmmmmmmmm, Ommmmmmmmmm

e la ricetta?


Virtuale!

allora è gratis!!!


Eccerto!

Buona!



mercoledì 25 gennaio 2012

stessa spiaggia stesso mare


appena tornata da una giornata al mare, piacevolissima.
ho notato che la luna nuova mi mette di buon umore per qualche giorno, ora farò caso alla durata cercando di evitare di farmelo rovinare.
tre ardimentosi habituè chiacchierano al largo tra una nuotata e l'altra, altri in costume, alcuni in pausa pranzo mangiano un panino o portano a correre il cane.
ho raccolto coralli e frammenti colorati, avrei avuto da leggere e da scrivere, ma a parte girare i sassi mi sono accontentata di prendere il sole senza pensieri.
d'inverno c'è un momento lungo circa un mesetto in cui la mente è vuota più del solito.
anche sforzandomi di pensare a questo silenzio mentale, le parole sono assenti.
ogni tanto un lampo, un pensiero che svolazza dandosi importanza, ma raramente, al più una massimo due volte al giorno.
oggi il fulmine a ciel sereno è stato pensare che se il respiro fosse la conseguenza di un ordine impartito dal cervello, avrei già smesso di respirare e nello stesso tempo, se riuscissi a formulare l'ordine di smettere di farlo niente si opporrebbe, da quanto sono psichicamente letargica.
però è bello, soprattutto mi piace rendermene conto, avere il tempo ed essere nella condizione di poterne approfittare senza farne un dramma come immagino sarebbe se avessi da lavorare o da rendere conto a qualcuno.
penso che così lo sono sempre stata e per tanti anni ho dovuto reagire, adesso va anche bene così.
di contraltare sotto al video un testo di più di un anno fa che bilancia lo stato d'animo di adesso.
le stagioni: ad andar dietro a loro si finisce così, come me adesso. mah!




29 luglio 2010

Una persistente pioggia reale finalmente visibile oltre la finestra. Una giornata di burrasca in estate è bella tanto quanto ne è gradita una calda e assolata d'inverno.
Solo ieri avevo gli occhi arrossati nuotando nel mare e nelle lacrime oggi invece mi butto fuori con la faccia all'insù e faccio scorrere stille di pianto e gocce di pioggia dalla testa ai piedi scalzi nella pozzanghere.
Questo desiderio di un abbraccio non evapora ma scorre veloce dai rigagnoli ai fiumi e poi al mare e agli oceani e si trasforma di una nostalgia e in un ricordo dimenticato come quelli che sai di avere ma che proprio ti sfuggono e non sai dire.



martedì 24 gennaio 2012

«amor che ne la mente mi ragiona»



Incantevole casualità fece sì che giorni fa incappassi nelle chiavi di ricerca rimanendo stupita e incuriosita da quella frase tra virgolette. Chi mai poteva esser giunto fino a me attraverso simil versi?
Impossibile!
Infatti credo li abbia digitati nel motore di ricerca interno, quindi immagino qualcuno che fosse qui per altro e abbia voluto dire qualcosa che pareggiasse i miei toni acidi e l'assenza di poesie e prose sul tema tabù di Teti.
Beh, in qualche modo mi viene da ringraziare per questo Caso, dalla frase sono risalita a Dante e da allora ogni tanto apro il file e leggo questa lunga ode che stranamente mi sembra di capire, benchè la distanza sia enorme sia in termini di tempo, sia di stile e sia di gusto.
Cose che capitano, poi passano. Lascio qui come appunto. neanche io so dire bene cosa mi catturi, l'effetto è un po' quello che ho quando leggo qualcosa che sento mi sfugge, ma mi piace.
Mi incanta a prescindere dalla comprensione esatta del testo. Anzi, cerco proprio di evitare di capirlo, mi trasporta e mi piace farmi trasportare. Soprattutto mi rassicura che l'autore sicuramente si stia rivolgendo ad altra persona, che abiti lontano e soprattutto che sia sotto una lapide.
Diverso sarebbe se lo stesso effetto me lo facesse un vivente a portata di mano. Allora sarebbe grave.
Resterebbe anni nel cuore come una pena e ci sarebbero tante altre complicazioni che in questo caso sono assenti.
Se fosse contemporaneo, sono certa farebbe di tutto per evitarmi e se fosse un blogger so che gli lascerei come commento una battuta di spirito, qualcosa che gli ricordi che si sta prendendo troppo sul serio, che è bizantino e c'è poco da incensare la lei del momento, annegata, annaspante in questo mare magnum di concetti astrusi benchè mirabilmente poetici.
E poi chissà com'era Dante nella vita?
Magari era un brontolone, difficile ipotizzarlo capace di dare il bianco, cambiare le gomme all'auto, andare a prendere le uova nel pollaio, farsi una pasta.
Aspetti di vita quotidiana che tolgono la poesia anche al vate. Effetto Teti, tutto nella norma.


Amor che ne la mente mi ragiona
de la mia donna disiosamente
move cose di lei meco sovente,
che lo 'ntelletto sovr'esse disvia.
Lo suo parlar sì dolcemente sona,
che l'anima ch'ascolta e che lo sente
dice: «Oh me lassa! ch' io non son possente
di dir quel ch'odo de la donna mia!»
E certo e' mi conven lasciare in pria
s'io vo' trattar di quel ch'odo di lei,
ciò che lo mio intelletto non comprende;
e di quel che s'intende
gran parte, perché dirlo non savrei.
Però, se le mie rime avran difetto
ch'entreran ne la loda di costei
di ciò si biasmi il debole intelletto
e 'l parlar nostro, che non ha valore
di ritrar tutto ciò che dice Amore.
Non vede il sol, che tutto'l mondo gira,
cosa tanto gentil, quanto in quell'ora
che luce ne la parte ove dimora
la donna di cui dire Amor mi face.
Ogni Intelletto di là su la mira,
e quella gente che qui s' innamora
ne' lor pensieri la truovano ancora,
quando Amor fa sentir de la sua pace.
Suo esser tanto a Quei che lel dà piace
che 'nfonde sempre in lei la sua vertute
oltre 'l dimando di nostra natura.
La sua anima pura,
che riceve da lui questa salute
lo manifesta in quel ch'ella conduce:
ché 'n sue bellezze son cose vedute
che li occhi di color dov'ella luce
ne mandan messi al cor pien di desiri
che prendon aire e diventan sospiri.
In lei discende la virtù divina
sì come face in angelo che'l vede;
e qual donna gentil questo non crede
vada con lei e miri li atti sui
Quivi dov' ella parla si dichina
un spirito da ciel, che reca fede
come l'alto valor ch'ella possiede
è oltre quel che si conviene a nui.
Li atti soavi ch'ella mostra altrui
vanno chiamando Amor ciascuno a prova
in quella voce che lo fa sentire
Di costei si può dire:
gentile è in donna ciò che in lei si trova,
e bello è tanto quanto lei simiglia.
E puossi dir che 'l suo aspetto giova
a consentir ciò che par maraviglia;
onde la nostra fede è aiutata:
però fu tal da etterno ordinata.
Cose appariscon ne lo suo aspetto
che mostran de' piacer di Paradiso,
dico ne li occhi e nel suo dolce riso
che le vi reca Amor com'a suo loco.
Elle soverchian lo nostro intelletto,
come raggio di sole un frale viso:
e perch'io non le posso mirar fiso,
mi convien contentar di dirne poco.
Sua bieltà piove fiammelle di foco,
animate d'un spirito gentile
ch'è creatore d'ogni pensier bono;
e rompon come trono
li 'nnati vizii che fanno altrui vile.
Però qual donna sente sua bieltate
biasmar per non parer queta e umile,
miri costei ch'è essemplo d'umiltate!
Questa è colei ch'umilia ogni perverso:
costei pensò chi mosse l'universo.
Canzone, e' par che tu parli contraro
al dir d'una sorella che tu hai
che questa donna che tanto umil fai
ella la chiama fera e disdegnosa.
Tu sai che 'l ciel sempr' è lucente e chiaro
e quanto in sé, non si turba già mai;
ma li nostri occhi per cagioni assai
chiaman la stella talor tenebrosa.
Così, quand'ella la chiama orgogliosa,
non considera lei secondo il vero,
ma pur secondo quel ch'a lei parea:
ché l'anima temea,
e teme ancora, sì che mi par fero
quantunqu' io veggio là 'v'ella mi senta.
Così ti scusa, se ti fa mestero
e quando poi, a lei ti rappresenta:
dirai: «Madonna, s'ello v'è a grato
io parlerò di voi in ciascun lato».

lunedì 23 gennaio 2012

Caro Drago,


Per tutto l'inverno

siamo stati portati

oltre le cime dei tetti ci siamo sposati

tutta l'estate siamo stati di fretta



quindi vieni, sii paziente

e non ti preoccupare

e non ti preoccupare...

provaci








no non voglio combattere

dall'inizio alla fine dell'anno

non voglio andare in bici

e riciclare la vendetta

non voglio seguire la morte

e tutti i suoi amici...





venerdì 20 gennaio 2012

pane, foto e fantasia


L'antefatto è che stavo leggendo il capitolo di Hillman "la forza della faccia" ne cito un passo:
"Nessuno ha "una" faccia. La faccia invecchiata mostra la sovrapposizione di un'"intera serie di facce". Le sette età che passano e ripassano, una trama da leggersi tra le righe"





Impressionante!
A seconda dell'angolatura della foto la stessa impronta assume espressioni diverse, ma tranne che in quella in alto, è quasi impossibile riconoscerla come bassorilievo, inspiegabilmente, come era accaduto per le orme dei piedi, la fotografia restituisce un'immagine a rilievo.

Comunque il risultato finale dell'esperimento è buonissimo!


Ingredienti, farina, lievito, sale, acqua


giovedì 19 gennaio 2012

I pensieri e le immagini lascive gonfiano gli organi (a ogni età)

Tralasciato momentaneamente "La forza del carattere"  e l'excursus over 50 per ripassare alle Opere di Tanizachi, scelgo uno dei due ultimi racconti ancora da leggere: Diario di un vecchio pazzo e mi imbatto quasi subito in uno strano caso, un'auto di nome Hillman come l'autore di cui ho appunto appena interrotto la lettura.
Il racconto si incastona perfettamente nel tema della senilità, dell'impotenza sessuale e dell'eros, così le sovrapposizioni e gli intrecci tra i due libri si sono completamente fusi e trovo difficile dire dell'uno senza parlare anche dell'altro.
Il diario tratta in primo luogo della salute del vecchio che quando cerca di incunearsi in  riflessioni più approfondite e impastate di ricordi e sensazioni, così come spesso avviene nelle famiglie, viene interrotto dai parenti che gli sono intorno e si prendono cura di lui. Tra questi la nuora che gli turba la mente e lo conduce in un mondo che credeva sopito e che, fin da subito, riesce a focalizzare tutta la sua attenzione sul tema della sessualità della terza età e in particolare quale sia il suo modo di avvertire ancora pulsioni ormai unicamente derivate dall'elaborazione mentale degli stimoli visivi e immaginativi che fugaci pretesti tattili gli forniscono.
E' una cronaca "comune" di piccole cose; quelle a cui credo si dia importanza da vecchi, ma farcita di riflessioni e spunti spesso inconfessati, vissuti un po' nascostamente come fossero una colpa. Processi mentali che conducono a scoprire una natura per niente arresa agli anni anzi ricca di raffinato e originale erotismo.
"A parità di dettagli e bellezza, tra due donne, mi sento attratto dalla più malvagia, _ confessa il vecchio pazzo_ quella con i tratti di crudeltà è quella che preferisco, tuttavia ella deve essere più intelligente che cattiva e deve darlo poco a vedere. Sarei felice se una donna così venisse a uccidermi".
Mi scadeva della farina, sono le impronte dei miei piedi
anche se sembrano a rilievo in realtà sono orme
Come dicevo, il racconto si intreccia bene con Hillman, "l'ira degli anziani" ma anche il resto.
Soprattutto per la descrizione della mutazione delle pulsioni sessuali di un uomo che, benchè abbia superato l'ottantina, è pienamente consapevole che il suo aspetto in primis, ma non solo quello, siano ributtanti per qualunque donna e tuttavia costruisce nella sua mente tutto un castello immaginativo che poi in qualche modo riuscirà a concretizzare nella realtà, pur se molto al di sotto delle sue fantasie, portando a compimento un progetto tale per cui questa sua ossessione sessuale lo accompagni per sempre, fino alla tomba, anzi oltre: "Penso di tamponare la pianta dei tuoi piedi. _ dice alla nuora _ Così stamperò in rosso la pianta dei tuoi piedi su questo quadrato bianco di carta cinese".
"Una volta morto con il corpo scompaiono anche i desideri ma supponendo che da morto voglia vendicarmi di lei, non ci sarebbe vendetta migliore di questa. _ pensava tra sè e sè il vecchio pazzo _ Quando i suoi piedi saranno sulla mia lapide e lei penserà: "Ora calpesto le ossa di quel vecchio rimbambito", ne godrà sì, ma dovrà per forza vincere un senso di intensa repulsione e non ci sarebbe vendetta migliore di questa. Il mio spirito vivrà e sentirà tutto il peso del suo corpo e proverà dolore e proverà la liscia sensazione della pianta dei suoi piedi. Anche da morto ne sarò cosciente."

Parimenti (si dice così, vero?) Hillman, a cui torno subito dopo l'ultima pagina del diario del vecchio, mi propone, appena lo apro, il capitolo XIII "Ars Amatoria" (che caso, eh?) e cita a lungo Williams Butler Yeats:

A te sembra orribile che lussuria e ira
Ancora corteggino la mia vecchiaia;
Da giovane, non erano un tale assillo;
Ma adesso, che altro potrebbe spronarmi al canto?


Consumatemi il cuore; malato di desiderio
e legato a un animale moribondo...


Che devo farne di questa assurdità _
o cuore, cuore ansioso _ di questa
caricatura, della decrepita età che m'è stata
legata come alla corda di un cane,
questa età decrepita!


Mai ebbi fantasia
più eccitata, appassionata, immaginosa,
nè un orecchio e un occhio che più si
attendessero l'impossibile...

Attori, artisti, scrittori che, sebbene in età più che avanzata ricercano e approfittano di ogni occasione per rigenerare se stessi e la loro arte attraverso la coltivazione del mito di una visione erotica impellente, prepotente, assoluta che, con l'affievolirsi delle forze fisiche, sfugge al controllo e si scatena.
Da un lato, impotenza, misoginia e depressione; dall'altro, il vecchio satiro, le fantasie lascive del vecchio sporcaccione.
E sono numerosi gli esempi a supporto del ruolo dell'immaginazione liberata dalle catene del "consueto" anche in campo femminile.
May Sarton che settantenne dichiarò che ogni nuovo amore equivaleva a una dose di anfetamina iniettata direttamente nella vena poetica, Colette, Marguerite Duras, la ceramista Beatrice Wood o la danzatrice Martha Graham e i loro giovani amanti che in tempi più lontani avevano ammaliato anche Platone e ispirato il suo Simposio, e così via infiniti esempi per dimostrare quanto la fantasia sessualizzata possa scavalcare gli steccati della convenzione secondo cui i vecchi, specialmente se donne, siano privi di pulsioni erotiche così che esse vengano ricacciate nel profondo, rimpiazzate dalla Paura e dalla Vergogna.
Hillman sorvola i miti: Dioniso e Athena, Euripide e le Baccanti, il teatro greco, Demetra e le danze oscene della dea Baubo, per dire in quale trappola sia caduto l'essere moderno dimenticando quanto la sessualizzazione della mente invecchiata faccia parte della sua strana saggezza.
Entrambi gli autori sono totalmente indifferenti alla morale comune come a quella religiosa, il loro è un resoconto del tutto ateo, anzi direi eretico, escapista soprattutto pensando a Tanizaki.
Niente di nuovo in fondo son cose note, ma sarà per come sono state scritte, sarà per il momento in cui sono capitate, a me hanno fatto riflettere e aperto qualche squarcio di speranza di riuscire a trovare qualcuno a cui piaccia questa dimensione senza passare in quattro e quattr'otto al me lo dai il culo?
Alla messa in pratica nuda e cruda, sempre senza alcuna poesia, che ti da l'impressione che niente di quanto sei diventata con tanta fatica e impegno conti qualcosa, come fossi solo vecchia e quindi ti dovessi accontentare di un osso buttato per terra per farti chinare e magari approfittarne con il pretesto del sottile erotismo delle  pratiche esibite con scarsa consapevolezza che esse descrivano e rappresentino qualcosa in più di un capriccio modaiolo.

Ehi, signore! Ha la patta aperta, signore.
James Joyce (ma è capitato di dirlo anche a me!)


Liberamente tratto da Opere di Jun'ichirō Tanizaki e La forza del carattere di James Hillman


il video è un loop___ anche la vita a volte capita che lo diventi
(questa è mia, ma sono certa sia capitato a tutti di pensarlo)

mercoledì 18 gennaio 2012

io le mie "colpe" le ho sempre pagate e ancora le pago e pure carissime


Ebbene sì lo confesso, sto anche su badoo (una comunità di incontri) e se questo qui che è nella foto, avesse mai visitato il mio profilo e scritto lo avrei bellamente ignorato!
Una faccia una certezza, un cialtrone.
Lo so, sono presuntuosa e prevenuta, ma a me sta faccia sa di faccia di merda. Sbruffone, mendace, ignorante.
Però ha maniglie e che maniglie!
Fuori, presto esule, comunque assolto, si capisce benissimo com'è che va a finire.
Eppure io i miei errori quanto li ho pagati?
Cento? Duecento volte il loro valore?
Poca roba, un refusetto su un depliant, massimo massimo un errore su un preventivo e ho perso il cliente.
Poi che altro? Un errore di valutazione nei confronti di un blogger?
Qualche esubero di sadismo con un fidanzato?
Un eccesso dell'Iratonda?
Pagato! Sempre pagato con lacrime e sangue, mal di pancia e infelicità.
Autolesionista? Forse, preferisco dire onesta.
Questo qui, invece, bellamente libero e così ignorante da ritenersi nel giusto.
Credo proprio che la versione degli angeli in astronave di qualche giorno fa che mi aveva tanto divertita e anche stupefatta per la fantasia interpretativa, sia infine la motivazione più credibile al fatto che oggi sia ammissibile lasciare comodamente ai domiciliari un demente, incosciente, arrogante, inumano essere che ha distrutto vite e natura.
Ce la raccontano, certo, come sempre, che il pericolo è prossimo ma non in atto.
Ma che cazzo! Il disastro è compiuto, intanto i morti e poi le sostanze che già hanno ammorbato il Giglio.
Ma cosa parlo a fare?
Tra un mese compio 55 anni e ancora mi stupisco di come va il mondo! Questo è, scusate il disturbo.

lunedì 16 gennaio 2012

Il fragoroso silenzio del mondo



Che ci fai qui?

Buon giorno Teti, cerco il silenzio.

Ma tu sei il Mondo, qui siamo sulla Terra e sulla Terra il silenzio è sparito da tanti anni!

Per questo lo sto cercando. L'ho perso. Prova anche tu a tendere l'orecchio e dimmi cosa senti?

Sono le cinque del mattino, c'è silenzio.

Un fragoroso silenzio rotto da ronzii satellitari, meccanismi domestici, borbottii sommessi, rimbombo di traffico, di spari, di pensieri umani e versi di animali.

Ma è la vita che cresce, quel suono c'è sempre stato!

Allora vorrei che tornasse a essere così, con quel silenzio, rotto solo dalla vita che cresce. Sono stanco, sempre nervoso, con stati d'animo magmatici che ribollono e sconquassano, eruttano, spiovono, mi sfaldano nel nucleo.

Hai provato ad andare nello spazio o negli abissi più profondi?

Sì, ma ovunque mi sposto, per quanto lontano io riesca ad arrivare nell'universo o nelle profondità marine come in quelle minerarie, l'uomo mi raggiunge sempre, come mi tallonasse.

Possibile che sulla Terra manchi un posto così nascosto da offrirti un rifugio isolato?

Ti sembrerà cosa impossibile da credere eppure ti assicuro che quel luogo è ormai inesistente. Avevo conservato gelosamente qualche ritaglio di foresta, un paio di deserti di sabbia, qualche duna di ghiaccio e diverse fosse oceaniche, ma con l'andare degli anni anche quelle sono state presidiate e non c'è più un luogo dove io riesca a ritrovarmi come fossi a casa.
E così come vedi, come fa un rabdomante, vago alla ricerca di un resto di silenzio smarrito insignificante, trascurato, momentaneo che mi dia la consolazione e il ricordo dei tempi in cui a farmi compagnia era solo il rumore della vita che cresce.


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domenica 15 gennaio 2012

La Riflessiva

Sempre nei piedi alle altre entità per via che le manca totalmente l'immagine di sè preferendo da buon Aquario camaleontico assumere le spoglie di chi ha di fronte.
Che sia in grado o meno di riflettere nel senso di ponderare è dubbio, anzi pare certo che quel significato del nome che le è stato attribuito le sfugga totalmente.
E' una sorta di spettatrice, anche un po' vanitosetta, nel senso che le piace rispecchiarsi solo in ciò che le piace, diversamente assume un'espressione assorta come se pensasse ma in realtà è distratta da qualche suo ragionamento pernicioso o banale.
E' amicissima della Tina, diminutivo di Bizantina per via che è varia, originale e sempre diversa con mille spunti e aspetti variabili, contorcimenti, pieghe e risvolti affascinanti su cui riflettere.
Lontana parente della Visionaria, spesso guardandosi allo specchio si confonde e crede di essere lei, in generale intrattiene buoni rapporti con tutte le altre che di fatto la ignorano ben sapendo che da lei si ricava niente di più di quanto, molto più velocemente, potrebbe dire la Fulminea.
Lei si difende accusando la sua controparte, l'alter ego diurno, di fare (male) anche la sua parte e rubarle la scena sostenendo che i sogni si riflettono al mattino e per tanto le resta poco da dire e da fare altro che riflettere se stessa e constatare che in fondo è sempre la stessa.


La Fulminea


Se ne frega dei predatori velenosi, della matematica, delle leggi, che sia notte buia o pieno giorno, si muove sicura nell'ombra come un lampo, scatta nel sole senza abbassare lo sguardo, i trucchi sono superflui neanche un filo di rossetto perché le sue labbra sono già definite e rosse di natura.
Niente orpelli, niente pazienti attese, inutili pantomime, solo un impermeabile nero sulla pelle abbronzata e avvizzita, una pistola senza sicura in tasca e una cicca tra le dita.



traduzione CLICK

Grandi ali spezzate che grazie alle stecche sono ancora in grado di svolgere il loro ruolo e  lunghe gambe dai graffianti artigli prensili svetta invisibile come un Falcon ipersonico.
La dimensione onirica è la sua patria natia e la sua essenza ma si muove altrettanto velocemente sul piano della realtà saltando i quanti come fossero bruscolini.
La si può solo immaginare perché la sua immagine corrisponde al fruscio di una visione illusoria o di un miraggio e solo gli altrettanto svelti di mente riescono a fermarne per pochi micron di secondo una fugace espressione, un ghigno o il sorriso con cui osserva il mondo che lentamente gira intorno a se stesso.
Amata alla follia o detestata allo spasimo sempre e solo per pochi istanti è certo che sia a sua volta innamorata da lunghi anni di un suo fratello con cui si dice abbia fugaci incontri in luoghi appartati e sconosciuti.
E' la mia preferita, è l'imprevisto, l'improvviso, l'ineluttabile, la salvezza alle cose sempre uguali, la rottura degli schemi, il progresso, l'evoluzione, la bellezza delle cose che mutano è l'essenza pura di quanto di meglio possa concepire la mente.
Esperta in tutte le arti, le scienze, le conoscenze senza darlo a vedere, se ne frega di tutto e di tutti, lei procede e basta. Fedele alla sua linea e nella massima libertà pur nel rispetto di quella di chi la giudica superficiale, presuntuosa, perfida e ingiusta.
La Fulminea è il mio mito, anche quando tutto sembra precluderle la  possibilità di sfrecciare, anche quando l'ho vista in catene o in gabbia aveva comunque lo sguardo di chi è già andato e tornato ed è ancora in grado di raggiungere ciò che vuole anche senza potersi muovere.


La Bizantina


Sono due giorni che mi sveglio stanca e il primo pensiero è: "bene finalmente potrò riposarmi".
E' "colpa" della Bizantina se sono sollevata dal sonno e il giorno diventa tutto un intricato miscuglio confuso tra pensieri diurni e sogni agitati da un sottile senso di stato di veglia.
E' quella specie di tarlo chiacchierone che per dire una cosa ci mette così tanto che alla fine dice tutto e tutto il contrario di tutto.
In realtà compare poco nei sogni, che per loro natura sono già abbastanza bizantini, ma quando per giorni la costringo a tacere o andare a blaterare altrove, trova il modo di intrufolarsi e scollarla è una impresa molto difficile.
Citazioni, parentesi, arzigogoli, digressioni, allusioni, metafore, infiniti tasselli che formano caleidoscopiche proiezioni e compongono visioni stroboscopiche che i neuroni stanchi strabuzzano, poi sbadigliano e poi si disintegrano, si sfracellano come le onde su uno scoglio e alla fine lo sgretolano.
E lei puntuale assiste, raccoglie i frammenti e ricomincia da capo.
Il suo motto è: "Un guerriero bizantino, non perde mai l'orizzonte dei suoi sogni!!!"
E così la sopportiamo, che possiamo farci?
Certo la si tiene a distanza o ti manda al manicomio, abbiamo provato a tenerla occupata con i puzzle, ma _giustamente_ preferisce i mosaici e spesso la si incontra sulle rive dei fiumi a raccogliere pietruzze, perline, conchiglie a cui fa lunghi racconti sull'origine e il viaggio che essi hanno compiuto prima di arrivare nelle sue mani, poi li incastona dove capita perchè per lei ha poca importanza essere compresa. L'importante è farle credere che quanto dice è interessante e unico, basta annuire e lasciarla fare, si arrangia da sola. Il parere degli altri le interessa pochissimo, direi niente, una che si parla addosso insomma, con l'alibi della cultura, nella scemenza dei ragionamenti machiavellici e arrovellati su se stessi "Una che sa vendersi bene, ma è tutto fumo e niente arrosto" per dirla come la Schematica.


sabato 14 gennaio 2012

Excursus over 50


Sto andando in là con gli anni e quindi posso ben comprendere il punto di vista dell'autore de La forza del carattere, che a discapito del titolo si occupa principalmente della rappresentazione che abbiamo dell'invecchiamento.
Hillman (che tra le altre cita When I'm Sixty Four) dice che la crisi di mezza età deriva essenzialmente da una interpretazione infondata perchè gli anni che intendiamo come quelli della perdita delle capacità e delle illusioni sono proprio quelli in cui la persona manifesta se stessa più compiutamente, quindi fanno parte del percorso creativo invece che di quello passivo come la società attuale tende a farci credere.
Oggi a quaranta o cinquanta anni abbiamo più tempo davanti che alle spalle e maggiori capacità di sfruttarlo e comprendere ciò che ha da offrirci.
Invecchiare è una forma d'arte, come a dire che l'anima, prima di andarsene debba essere invecchiata al punto giusto.
Ecco perchè ci serve una vecchiaia lunga: per sbrogliare i fili e trovare i bandoli.
Gli ultimi anni della vita confermano e portano a compimento il carattere, rispondono alla domanda: rispetto a ciò che realmente sono, a che punto mi trovo? Non tanto il fatto di essere troppo vecchi, quanto il fatto di essere ancora troppo giovani. E' la proiezione dell'adolescenza a impedirci di essere nel mezzo della vita e ci fa stendere un sudario di paura sulle affascinanti domande della sua ultima parte.
La patologia della vecchiaia è l'idea che ne abbiamo.

avessi saputo che un giorno avrei fatto un post sul tema
avrei raccolto foto di una uguale inquadratura.
tra queste due ci sono solo 10 anni di differenza.
beh, vedrò di aggiornare il "penoso" confronto.
Prende a esempio l'immagine di una donna che sale in macchina e va via per sempre per dire quanto ciò che appare si cristallizzi quando ci rendiamo conto che lo abbiamo visto per l'ultima volta e paragonarlo alla modalità con cui si è capaci di guardare da vecchi e quanto l'occhio addestrato negli anni alle immagini vada dritto all'essenziale: l'occhio anomalo del vecchio incapace di vederci dritto, sempre un po' strabico e strambo, eccentrico, tanto che il piacere, l'amore ce lo danno i compagni di unicità, la strana coppia: una coppia di originali.
Come i sogni, l'ultima scena: il bordo del marciapiede, l'automobile, la chiave nel blocco dell'accensione, non sappiamo mai i motivi delle azioni sognate, la psicologia scatta la mattino e ogni volta che ci ripensiamo è come fosse la  prima, sempre diversa.
Come i vecchi testi, l'Iliade, l'Odissea, che a ogni generazione hanno bisogno di una nuova traduzione perchè le traduzioni invecchiano il testo mai, così il carattere.
La vecchiaia è parte di noi fin da quando nasciamo come ben si esemplifica nell'uso anglosassone del "How old is he?" _ "He is four years old" e comunica l'emozione delle cose profondamente amate fosse anche solo una tazza per la quale sentiamo di dover avere attenzione, seguire il suo ritmo, maneggiarla delicatamente, farle attraversare adagio la stanza, sintonizzarci sulla sua fragilità e al tempo stesso comprovare la sua durezza, la sua tenuta, il suo carattere inteso come stratificazione e complessità che la rende unica ed esige rispetto da parte nostra.

segue qui CLICK

Uccellacci e uccellini

Tondo, come cerchio in una spirale
Una ruota nella ruota
Senza inizio né fine,
Su una ruota in eterno movimento
Come una palla di neve giù da una montagna
Un palloncino di carnevale
Come un nastro che gira
Disegnando cerchi attorno alla luna
Come lancette
Che spazzano via i minuti dall’orologio
E il mondo è una mela
Che gira silenziosa e lenta
Nello spazio
Come cerchi che ritrovi
Tra i mulini della mente



(la traduzione integrale è qui CLICK)


Sono parecchio fissata con i volatili, sarà che amo fluttuare.
Però se dovessi dire cosa sono non lo so.
Mai studiati, mi interesso del volo, delle abitudini e spesso attribuisco a una specie delle funzioni rivelatrici.
Ci sono la poiana e il rondone che sono collegati a una data persona,ma se sono due già cambia il riferimento e così via, secondo mie letture e interpretazioni.
Il giorno della befana invece dopo una notte di vento pazzesco, cielo terso.
Vento forte dunque notte semi in bianco, a mezzanotte disegnavo l'uccellino che ieri mentre pranzavo è atterrato sulla ringhiera, prima ha guardato di là, poi dall'altra parte e poi è stato un'ora a guardare per aria.

gli ho messo mezzo caco sul davanzale, vediamo se abbocca (neanche cacato).

ovviamente quando ho deciso di fotografarlo è scappato, e siccome mi era di faccia invece che di spalle, disegnarlo è un po' complicato alla fine sembra più un pinguino che un passerotto.


A proposito di premonizioni e sensazioni, qualche giorno fa mi stavo avviando alla corriera e senza un perchè ho alzato lo sguardo, credo sia stato per via che ho captato tra il traffico un cinguettio fragoroso, fatto sta che nel momento in cui ho raggiunto al cima di un platano si sono alzati in volo una cinquantina di piccoli uccelli caterini che dopo un breve volo sono approdati su un pioppo li vicino.

Ma una roba incredibile da quanti erano!
Bellissimo, perchè qualche foglia c'è ancora sui rami e così mentre volavano alcuni di loro cadevano perchè invece di uccelli erano appunto foglie. Ho poggiato le borse e mi son messa lì col cellulare un quarto d'ora, macchè! andavano e venivano a turno, sembravano farlo per dispetto!
mi piacciono i platani, sono vitali. 
Uccellacci e uccellini, adesso sono fuori che cinguettano forte, ma se mi affaccio so già che vederli è impossibile.Altra foto che mi piacerebbe fare è all'airone solitario che si crede un'aquila,  Lo vedo la mattina quando scendo a Genova, si è scelto un albero sul rigagnolo che scende dal monte proprio nell'ansa che segna il confine della città. E' un orologio svizzero oppure la reincarnazione di uno spirito innamorato della corriera o di qualche suo passeggero. Arriva in volo e accompagna il tragitto fino al ponte poi si stacca e vola sulla cima lo sguardo rivolto alla strada che sale con gli occhi tristi, è lontano, ma la sensazione che mi comunica è quella di una profonda e malinconica mestizia.Poi ci sono i corvi della Coop, anche quelli stranissimi, sono solo lì o almeno così in gran numero li ho visti solo lì.E bello quando a una certa ora, in tarda mattinata stanno sulla riva del Bisagno in compagnia dei gabbiani come fossero tutti di una stessa famiglia. Gli uni bianchissimi, gli altri nerissimi, si muovono all'unisono, si alzano in volo e atterrano contemporaneamente. Se parte un gruppo, l'altro subito lo insegue, poi giravoltano. I gabbiani verso la foce, i corvi sulle case a monte e infine riapprodano mescolandosi tra i canneti in cui spesso trovano ad aspettarli germani, oche, piccioni e immagino anche topi, lucertole e altri animali terrestri.







The Windmills Of Your Mind  
(la traduzione integrale è qui CLICK)

venerdì 13 gennaio 2012

L'Iratonda

Ovvio andando a dormire dopo aver descritto la Visionaria il sogno è tornato.
Questa volta ci si è messa in mezzo l'Iratonda che in un attimo ha rotto gli indugi, ha impugnato la situazione e l'ha fatta propria.
Ha scovato sti cazzo di testi che compaiono la notte per sparire di giorno e me li ha sbattuti sul tavolo con talmente tanta violenza che mi sono svegliata.
Adesso la Schematica e la Scribacchina stanno trascrivendo l'immagine di quelle parole bianche su nero.
L'Iratonda è l'entità decisa, direi un po' grezza, un po' cazzuta, per intenderci, testona.
E' quella che è capace di trovare un ago in un pagliaio o qualsiasi cosa anche facendo ricorso alla forzatura, ma ci prende quasi sempre.
E' un po' malvista dalle altre per questo modo di fare brusco e senza vie di mezzo.
Anche lei parla poco, più che altro sbuffa oppure grugnisce, ma riesce a fare sempre un chiasso enorme quando interviene, ha il passo pesante, i gesti ampi, si muove veloce alzando polvere e vento.

Jean-Jacques Henner
Mantiene l'aspetto di una giovane perchè lei è sempre uguale a se stessa.
Mai perso la sua verve, mai.
Nemmeno quando cercano di metterla all'angolo o di abbatterla.
Mai un dubbio, mai una incertezza.
Lei non mangia, non dorme, sembra non essere umana.
Si ciba solo di predominio, di rivalsa, di ordine e a modo suo di giustizia.
Quando arriva è sempre a proposito, è discreta ma attenta.
Vigila e quando le altre entità vagano incantate o smarrite, arriva e fa il punto.


Peccato, come dicevo, che lo faccia con rabbia, con quell'aria da sopracciglio alzato che la fa apparire supponente.
Finito il suo compito, torna nell'ombra e nessuno sa bene dove abiti anche perchè gradisce poco le visite.





La Visionaria


Ovvero colei che si presenta nei sogni e strattona le vesti delle altre entità presenti per attirare la loro attenzione, su qualcosa che vede solo lei, fino a quando le danno retta.
Se la ignorano o sono incapaci di vedere quello che rientra nella sua visione si abbatte e si accascia ai loro piedi in lacrime, inconsolabile.
E' talmente visionaria che descriverla comporta il verificarsi di fatti inspiegabili.
Per esempio, ne avevo scritto altrove e quando ho trasportato qui il testo è sparito e adesso pur avendo ben presente cosa avevo scritto so che è impossibile ricostruirlo com'era.
Fortunatamente la conosco bene, quindi il quadro verrà diverso dall'originale stesura, ma comunque altrettanto incomprensibile.
La Visionaria è muta, si esprime a gesti, sempre che decida di rivelarsi perchè essendo lei stessa una visione, spesso ricorre a suggestioni, il suo elemento è aereo e l'acqua le piace poco perchè le fa bruciare gli occhi e allora li chiude e quando succede ovviamente è come morisse, una visione se perde la vista è come perdesse se stessa.
E' una entità malinconica, anche perchè spesso incompresa e inascoltata che si ravviva solo quando coglie che le sue indicazioni sono state riconosciute e apprezzate, altrimenti si rabbuia e si allontana così che si può vedere solo il confondersi dell'abito nel grigio delle nuvole.
Sono stati fatti molti tentativi per trovare il modo di farla esprimere a parole, la Schematica ha provato a mediare, ma lei piangeva così forte che si è dovuta soccorrerla e rassicurarla che la Schematica è buona e voleva solo aiutarla.
La sua fedele compagna è la Scribacchina, cioè colei che sta scrivendo adesso, una tipa mediocre capace solo di giostrarsi con poche parole, ma per la Visionaria è abbastanza, anche troppo. Fosse per lei farebbe a meno anche di quelle, come ha ben dimostrato facendo sparire il lavoro fatto con tanta passione.
Del resto va capita, è una entità eterea, che vive di immaginazione e buone intenzioni, sempre pronta a trovare attenuanti alle altre compagne meno inclini all'utopia.


giovedì 12 gennaio 2012

inopinata_mente

Credo, con tutta sincerità, che per quanto possiamo immaginare, interpretare, spiegare e mostrare, la scoperta, qualunque essa sia e di qualsiasi cosa si tratti, sia sempre e solo una proiezione soggettiva fondata sulle nostre esperienze e conoscenze. 


La domanda sarebbe stata chissà quando ha scoperto che era l'America invece dell'India, ma Colombo in realtà morì nel 1506 senza sapere che la sua era stata la scoperta di un continente invece della dimostrazione che si potesse raggiungere l'Oriente con un percorso alternativo da quello navigato fino a quel giorno.
Questa scoperta nella scoperta si deve a Magellano che, un anno dopo la morte di Colombo circumnaviga, quelle terre e chiude il cerchio e la vicenda.
E quindi la domanda si può porre a proposito del Ferdinando, ma credo che alla fine sia un po' la stessa cosa.


Si parte, come entrambi hanno fatto, con una teoria e anche se nel primo caso in realtà la dimostrazione è bugiarda, almeno in parte, così come nel secondo in cui invece corrisponde, immagino ci sia soddisfazione e appagamento, orgoglio e senso d'importanza, un porre distanza altera tra sè e il resto del mondo.
Con le impressioni premonitrici o quelle sensazioni che alludono all'orecchio e tarlano il buon senso che porta ad accettare quel che è e a cercare dove ti portino, invece è più simile alla serendipity.


Manca sia una teoria da dimostrare e sia un assunto di base.
Almeno per quanto mi riguarda è così che succede.
Mi perdo facilmente, per via che mi è indifferente la meta intermedia.
Ho avuto sempre piuttosto chiara quella finale, ma per quanto riguarda le tappe intermedie sono sempre stata anche troppo elastica.


Le sensazioni che mi portano a cercare hanno a che fare con qualcosa che è mio e che tramite o grazie agli altri diventa accessibile.
Anche se mi trovo davanti all'evidenza riscontrabile e bastante, se arriva quella sensazione, parto in esplorazione finchè arrivo al punto in cui sento che il compito è stato eseguito, il tassello che mancava è stato trovato.
L'animo si calma e si acquieta, spesso quella informazione acquisita è apparentemente del tutto inutile e ancora più spesso la dimentico, perchè le cose le mangio, che siamo film, libri o sensazioni.
Mangio tutto e ho un metabolismo vorace e veloce.
Così ho sempre a mia disposizione un sacco di materiale grezzo o raffinato a cui attingere e da cui far scaturire nuove ricerche, ma sempre meno persone capaci di stimolarmi questa vena avventurosa, e quindi anche per questo tendo a trovare nuovi e buoni motivi per stare discretamente in prossimità con loro nonostante la loro ritrosia.



Le cose sono sempre state lì. A seconda di come si osservano diventano vere, interessanti e diverse.
Un quadro visto da uno scienziato stupirà per la chimica dei pigmenti, un'animo sensibile valuterà le suggestioni, un materialista ne stimerà il valore, un ignorante si limiterà a elencare ciò che riconosce, un poeta troverà interpretazioni sublimi, un superbo vorrà possederlo solo per esibirlo, un ladro farà di tutto per rubarlo, un illuso penserà di essere il solo a goderne in modo così assoluto, il ciarlatano andrà sbandierando per i quattro venti bugie a invenzioni, un musicista si ispirerà per una canzone, un ballerino per una danza, un bambino lo guarderà stupito, uno storico ricaverà informazioni per i suoi studi e così via a seconda del proprio bagaglio, un oggetto o una persona li intendiamo ognuno in modo diverso, eppure sono uniche e l'impressione è spesso altrettanto unica, irripetibile nel tempo, sfuggente e mai completamente esaustiva, nelle pieghe invisibili del non detto, nasconde sempre qualcosa di misterioso che nessuno potrà mai trovare o esser certo.