"anche se muori devi vivere lo stesso" (p. 62), in questa frase è racchiusa l'essenza del libro di Yu Hua da cui è stato tratto l'omonimo film Vivere!
ho pensato quali potessero essere le sei parole chiave per raccontarne il contenuto e ho scelto: anima, destino, guerra, legami, miseria, travagli.
travagli da intendersi sia come parti e sia come difficoltà, perché la storia del protagonista è segnata da entrambi e talvolta le due cose si fondono insieme.
"In città il medico ci disse che era una malattia incurabile...
Meglio che sia una malattia incurabile,
sennò dove li trovavamo i soldi per curarla?"
(pag. 99)
miseria in quanto risultato delle scelte giovanili che lo hanno portato a dissipare gli averi e poi via via a mutare il significato del termine in quello che descrive le piccolezze dell'animo umano e la pochezza del potere quando è cieco.
destino come rappresentazione di ciò che muta costantemente, spesso deviando dal solco di quanto precede l'ultimo evento, e che conduce Fugui verso continui imprevisti che lo vedono spesso sul punto di soccombere ma che alla fine faranno di lui l'unico superstite delle vicende in cui è stato coinvolto.
"... adesso che eravamo rimasti solo noi due,
i nostri sguardi si incontravano continuamente,
quasi che in tutti quegli anni vissuti insieme
non ci fossimo ancora guardati abbastanza"
(pag. 152)
anima forse è inesatto, ma qui intendo quella sorta di istinto capace di prevalere, a ciò che un po' assomiglia alla natura degli animali e al modo in cui ciascuno di loro riesce ad apportare significato nel ciclo della vita e della morte.
"Saper vivere vuol dire non dimenticare mai
queste quattro regole:
non dire parole sbagliate,
non dormire nel letto sbagliato,
non varcare la soglia sbagliata
e non infilare la mano nella tasca sbagliata".
(pag. 134)
guerra come ineludibile condizione e manifestazione di quanto più lontano vi sia tra la saggezza umana e la sua natura. la parte centrale del libro è tutta dedicata alla partecipazione forzata del protagonista in una guerra di cui l'autore narra i risvolti quotidiani di coloro ai quali nemmeno è stato detto né il perché, né il per cosa, il sopravvivere fosse diventato un mettere continuamente a rischio se stessi abbinato alla prospettiva di morire per una semplice focaccia, lanciata dall'alto, appena fuori dalla trincea.
legami che resistono senza incertezze o sospetti ma animati dalla fiducia che si ripone nell'altro per evitare di dubitare di se stessi o del senso che hanno i modi di dire popolari nella cultura tradizionale cinese e più in generale in quella orientale.
diversa dalla nostra che nasconde nei motti, e nelle forme in cui vengono citati, un po' di furberia da paese mista all'invidia verso i più fortunati che, sempre più spesso, sono anche i meno onesti.
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