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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

martedì 28 maggio 2013

"un albero senza foglie non perde mai la speranza"

l'ultima frase di una lunga intervista all'attrice, classe 1923, autrice di un libro pubblicato lo scorso anno sulla sua infinita carriera.

bella, forse, soprattutto diva nell'accezione più stretta del termine: gentile, all'apparenza fragile, elegante, discreta, estranea a qualsiasi forma di volgarità, sempre attenta alle scelte artistiche e alle frequentazioni.
molto amata, dagli uomini, ma credo un po' anche dalle signore che vedono in lei l'incarnazione delle qualità femminili che appartengono più alle dee che alle donne in carne ed ossa.
delle sue umili origini ha perso ogni traccia, insieme a quella vocale che ne 'storpiava' un po' il cognome  originario (Cortesa) per assumere in toto l'immagine della 'cortesia' e del buon gusto.
mi piaceva parlarne finché è viva.
quest'anno sono tanti gli artisti e i personaggi di spicco che sono passati a miglior vita (mai come oggi si può esser certi che altrove si stia sicuramente più agiatamente di qui ed ora) e quando qualcuno ci lascia capita che il pensiero vada ad altri "ma chissà se è ancora vivo/a?", "a però, anche lui/lei ha i suoi anni", "e xx te lo ricordi?", ecc.
e Franca Valeri? pure lei un mito.
classe 1920, autrice e interprete lucidissima, ancora in scena, nonostante sia afflitta da tremore essenziale.
per niente diva, rappresenta e ha messo in scena i paradossi della borghesia degli anni del boom economico con sagacia e ironia.
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Non odio l'umanità, semplicemente evito le persone che non mi piacciono.

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Cosa significa la parola triste non l'ha scoperto nemmeno Paul Valery, il mio poeta preferito quando, tanti anni fa, mi impadronii del suo cognome per nascondere Norsa, il mio cognome che, agli inizi, mi regalò il flop più tragico della mia carriera, Caterina di Dio, una tragedia scritta dal ventenne Giovanni Testori che, bontà sua, ahimé col mio pieno consenso mi scambiò per un'attrice drammatica.
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Amo la moda e non posso fare a meno d'essere elegante.
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Io lotto per l'ironia nella donna, che mi sembra una conquista importante.
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Il mondo è così pieno di liberi pensatori che cambierei nome al fenomeno.
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e poi c'è Irene Papas, classe 1926, altra icona dell'eleganza femminile dal sapore mediterraneo (in effetti mi pare che il vecchio continente sia maggiormente dotato di eleganza rispetto agli altri). schiva, riservata, rarissime le interviste e le apparizioni mondane.


non dimentico le varie Sophia Loren, Claudia Cardinale, e Gina Lollobrigida, ma appartengono a generi diversi, a mio avviso meno interessanti e significativi.
hanno interpretato film epocali per il nostro cinema, ma mi hanno sempre detto poco.
credo per il fatto che sopra tutto c'era il desiderio di piacere ad ogni costo e soprattutto, per Gina e Sophia, una dose eccessiva di finta eleganza marchianamente svelata dall'accento caciarone di un italiano precario e lacunoso.
un vivere di rendita, privo della capacità e della voglia di dire qualcosa di personale, come il caso di un cantante vs. cantautore.
viceversa, soprattutto Franca e Irene, ma anche Valentina, potrebbero campare ancora cent'anni o rinascere domattina e sarebbero sempre 'attuali' e al passo con i tempi.

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