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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

sabato 7 settembre 2013

... e favorire le felici illusioni (pag. 167)

261690 è il codice che identifica l'asteroide scoperto da Jean-Claude Merlin e da lui dedicato all'artista cileno autore del libro e del film La danza della realtà.
chi ne ha parlato sul web, a quanto ho potuto vedere, ha scelto di proporre frasi e brani (click, click, click, ecc.), senza aggiungere molto altro.
in effetti trattasi di un'autobiografia complicata dal fatto che il protagonista ne ha fatte di ogni genere.

Anagraficamente appartiene alla generazione dei miei genitori, eppure Jodorowsky l'ho sempre considerato coetaneo.
forse perché la sua notorietà è arrivata intorno agli stessi anni in cui la mia formazione 'culturale' passava dalla teoria alla pratica e vedevo in lui un interlocutore con cui intendersi, che sentivo affine e famigliare.
forse è lui che è arrivato tardivamente al clima dei mitici anni '70, forse sono stata io a precorrerne i postumi, forse eravamo entrambi perfettamente allineati al tempo, fatto sta ed è che mentre lo leggevo mi sentivo come fossi un'innamorata lontana alle prese con una lettera al giorno del suo amante.
la prima parte del libro l'ho centellinata, come mi capita raramente, proprio per via di questa sensazione e dei richiami che ha nella memoria.
ripensando al fascino di amori ammalianti e narrazioni insulse, tranne che per i diretti interessati, come succede quando si è infatuati e impossibilitati a stare sempre insieme e allora si sta tutto il tempo a fantasticare sui significati e i pensieri dell'altro e ogni parola ha senso, o non ce l'ha, a comporre l'idea o il mito di chi è vicino al cuore e lontano dagli occhi.
certo sto parlando di un'epoca in cui anche l'uso del telefono era marginale nelle storie d'amore vissute intensamente per lo più la notte, spesso alticci (per non dire altro), a parlare e parlare, ascoltare, interpretare, fantasticare tanto da trasfigurare la realtà opprimente.
era quello lo spirito che animava quegli anni, la fuga dalla realtà con ogni mezzo.
"quel suo raccontare di sè e di me che posso capire solo io" mi son detta leggendo.
poi la seconda parte, più simile a un dialogo verbale, in cui per fasi successive e senza alcun ordine o connessione si sviluppa il racconto dei processi mentali che caratterizzano l'evoluzione che le esperienze apportano alle credenze e alla crescita culturale sue e mie senza arrivare a nessuna conclusione, come se la gran parte dei discorsi fosse ancora aperta.
e qui 'forse' diventa visibile la differenza anagrafica, perché lui sembra essere più consapevole e più 'avanti' nella comprensione del caos interiore o quantomeno da l'impressione di averlo capito meglio e di più di quanto io ne sia ad oggi capace.
poco importa che lui sia un uomo di successo e io no.
gli argomenti che tratta sono per la gran parte quelli che i più cercano di ignorare o sono incapaci di porsi.
la sua dote è la capacità di renderli 'comuni' senza preconcetti o pregiudizi pur 'osando' e usando provocazioni ed esagerazioni estreme, quanto la sua smisurata fantasia e curiosità, per favorire felici illusioni scaturite dagli ambiti reconditi dell'essere a cui, 'stupidamente', troppo spesso affibbiamo maschere paurose e sgradevoli o che trasformiamo in incubi invece di considerarli alla stregua di un sogno che è reale (o irreale) solo finché lo si crede tale.



"Avevo capito che per il cervello non esisteva la morte. Ogni volta che mi eliminavo da solo o era un nemico a farlo, immediatamente si verificava la mia reincarnazione" (pag. 170).



"Davanti a me si aprivano soltanto due alternative: o diventavo un assassino di sogni come gli altri, oppure mi rinchiudevo nella mia mente trasformandola in una fortezza. Optai per la seconda scelta" (pag. 34).

2 commenti:

  1. proverò ad optare per la seconda scelta

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    1. la citazione di pag 170 (all'interno del capitolo sui sogni lucidi) ha un po' a che fare con il tuo sogno... secondo lui nei sogni non moriamo mai.
      anche quando sembra di sì, a pensarci bene, continuiamo a vederci, quindi ci siamo ancora.
      e da lì prosegue un ragionamento, che condivido, su cui sorvolo perché mi porterebbe troppo lontano...

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