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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

martedì 27 ottobre 2015

uomini e bar

ogni tanto ho dei lampi che invece di passare e via si atteggiano a pensieri filosofici e diventano difficili da spegnere.
di solito scriverli aiuta a scacciarli (oltre che a definire l'utilità di conservare un blog).
per farla breve, osservavo i bar lungo la strada che scende in città e mi son detta: ma tu pensa, ogni volta fuori dalla vetrina, sia seduti o anche in piedi, ci sono più o meno gli stessi individui che a seconda del momento fan colazione, pranzano o bevono un aperitivo nel locale sotto casa e parlano o discutono fra loro in modo a volte amichevole altre animatamente, ma comunque ogni giorno, e più volte al giorno con gli stessi personaggi, per anni e anni.
ma tu pensa, mi son detta, che 'fortuna' trovare così vicino a casa così tanti amici intimi con cui condividere 365 giorni all'anno la propria vita.
e dire che io anche quando abitavo in centro storico giravo alla larga dalle bettole sottostanti e il più delle notti, ma anche nel corso della giornata, avrei voluto vederle chiuse per sempre.
dev'essere un fattore genetico; gli uomini si ritrovano al bar e le donne, forse, al supermercato.
forse, perché ho scarsa esperienza essendo che per 'scampare' all'intimità fittizia da luoghi pubblici ho sempre variato nella scelta.
resta un mistero per me comprendere come sia possibile per taluni, anzi per molti, trovare accordo e condivisione con un chiunque per il solo fatto che sia quello che ti è capitato casualmente vicino.
che sia per via che di solito si va incontro alle somiglianze e sia più raro discernere a seconda delle differenze o che sia retaggio del branco o per abitudine?
e se fosse che il barista ha una polverina, una sorta di viagra solo per uomini, che crea dipendenza e rincoglionimento?

6 commenti:

  1. anche qui c'è una sorta di circolo di quartiere, e considerazioni se ne potrebbero fare molte, a cominciare da quelle culturali, del gioco a carte e della donna in casa a spentolare. a me personalmente l'idea di vedere ogni giorno le stesse facce mi provoca nausea... o noia a scelta. resta un bello studio antropologico/sociale ...

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    1. ero certa di trovarti alleato nella incomprensione...
      anche perché di Les Deux Magots, che io sappia, se ne trovano pochi...
      quasi quasi ci sarebbe da fondare una nuova serie sui caffè letterari e artistici, cominci tu?

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    2. DUE li hanno già trovato, dovrò andare a vedere se ci sono degli abituè :)

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    3. Ape'ro Croque inizia domani... troppo poco tempo per masticare un po' di francese (ma potrei sempre atteggiarmi a francese sordo muta...), ma tu l'avresti detto che quei due locali meritassero cotanta importanza?

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  2. Bar e osterie sono centri sociali.
    quasi quasi ci sarebbe da fondare una nuova serie sui caffè letterari e artistici... si potrebbe valorizzare la loro funzione sociale.

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    1. centri sociali, dici?
      il mio giudizio è (ovviamente) più negativo: si beve, si GIOCA (alle macchinette) e si mugugna beceramente su donne e politica, quando va bene altrimenti ci si accapiglia a coltellate.
      ma se intendiamo con 'funzione sociale' riempire il tempo con un nulla cosmico, effettivamente i bar assolvono piuttosto bene al ruolo, diciamo un po' meno della tv e un po' più di una partita di calcio allo stadio.

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