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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

giovedì 24 agosto 2017

tam tam

all'apparenza una collana di fili colorati, invece è un quipu, in pratica un promemoria di cifre, parole (forse concetti) degli inca, ancora intraducibile per le eccelse menti umane del terzo millennio.
una sorta di data base leggero, portatile e facilmente modificabile.
me li immagino sui bordi delle strade sterrate o sui gradini delle piramidi azteche a snocciolare i loro nodini incuranti di quello che hanno intorno, a compiacersi dei loro averi e scartabellare tra vecchi ricordi...
poi c'è la storia di quello che per primo ha avvertito il desiderio irrefrenabile di far sapere i fatti suoi a qualcuno lontano da lui e ha inventato il tam tam, solo che dall'altra parte ce n'era un altro che con lo stesso spirito aveva inventato i segnali di fumo ed è quindi difficile ritenere che si potessero capire.
per parlarsi bisogna, prima, mettersi d'accordo sulle regole del linguaggio, dunque prima serve una scuola dove imparare l'alfabeto del tamburo o del fumo, poi porsi a notevolissima distanza gli uni dagli altri e sfracassare i timpani o intossicare i polmoni dell'umanità per far sapere al compare che la caccia è andata bene, o male, che piove, o c'è il sole e varie amenità a cui va in qualche modo data una risposta (tipo: chi se ne frega?) perché discorsi più dettagliati erano impossibili da intavolare e ogni giorno era lo stesso.
si alzavano accendevano il fuoco o scaldavano i tamburi per dirsi cose banali e intanto il nemico metteva a ferro e fuoco i loro villaggi e pian piano si estinsero loro e i loro mezzi di comunicazione.
sì perché, per avere qualche argomento di conversazione più interessante, qualcuno inventò la guerra ed escogitato nuovi sistemi di trasmissione delle notizie tra cui uno che ha anche dato una mano a risolvere il problema dei piccioni in città.
s'è pensato di addestrarli e spedirli al posto dei messaggeri umani a consegnare dispacci vari e pazienza se venivano catturati.
sicuramente era impossibile fargli confessare qualcosa e in più erano gustosissimi.
la prima serie di strumenti di comunicazione era immediata, ma inadatta a trasmettere messaggi complessi, la seconda era troppo lenta e alla telepatia nessuno ha mai creduto più di tanto.
il pensiero circolare ruotava, dai tempi dell'invenzione della ruota, intorno al dilemma fino alla fine del settecento quando qualcuno ha inventato i tasti dando inizio alla rivoluzione digitale.
inizialmente erano rumorosissimi, poi s'è passati al touch screen, anche se molti si ostinano a tenere il livello della suoneria alto e così capita di captare profondissimi contenuti scambiati alla minima distanza, tipo video o messaggi vocali dove due o più di due individui si scambiano pareri su quanto sta avvenendo, su dove si trovano e, soprattutto in quanti secondi arriveranno all'appuntamento o, una volta arrivati, a quello successivo.
perché ovunque ci troviamo è come se contasse solo dove andremo dopo.
si dice che le tribù indigene dell'isola di pasqua si siano estinte perché hanno abbattuto tutti gli alberi per innalzare i moai, ma forse anche loro erano affetti da manie compulsive di trasmissione di messaggi inutili ed essendo ancora fermi ai segnali di fumo...

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