martedì 8 novembre 2011

C'è a questo punto

Se a gennaio scorso prese avvio la narrazione dei 36 stratagemmi, quest'anno saranno gli spunti delle sei donne di saggezza a fare da filo conduttore al mio dialogo sui principi che hanno regolato l'esistenza degli uomini e delle donne nell'antico oriente.

Sintetizzare ognuna delle sei biografie non ha molto senso dato che ciascuna narra fondamentalmente qualcosa che nel nostro linguaggio si trasforma nella banalità del ciclo: nascere, crescere, morire.

Come avviene quando si dice "c'era una volta" che qui diventa "c'è a questo punto", questo ciclo va immaginato come: non nascere, stato di vacuità, non morte.

Un rovesciamento mentale in cui occorre tener conto che mentre l'occidente era assorto nelle scoperte scientifiche, in India e Tibet gli yogi hanno sviluppato la mente e il corpo così che mentre noi abbiamo ottenuto i nostri miracoli: la televisione, il telefono, l'aeroplano che solo duecento anni fa sarebbero stati inconcepibili alla mente umana e considerati eresie, c'era chi nella solitudine eremitica sviluppava altro genere di ricerche producendo effetti quali quelli narrati in questo libro, dal volare, al levitare, al lasciare impronte sugli scogli, al mutare gli eventi e altre "stranezze".

Ora da atea, non mi pongo il problema di conoscere queste dottrine per ricavarne una fede, quanto perchè essendo una visionaria pragmatica, mi offrono un metodo (per altro collaudato) per fare il punto sulla mia personale evoluzione di essere umano, mi aiutano a disciplinarmi.

In qualche modo questo che ho scritto è il fulcro delle storie delle sei yogini. A un certo punto nasce potente e prepotente l'esigenza di andare contro tutti e contro tutto pur di arrivare il più vicino possibile al sè, inteso però diversamente da quanto vale oggi qui, in questo tempo e in questo spazio.

Drenchen Rema (donna vestita di cotone, dalla grande consapevolezza) realizza a tredici anni di voler compiere questo percorso e non sente ragioni di sorta. Non "glienefreganiente"neanche di essere riconosciuta come dakini dagli altri, le interessa solo "praticare" in solitudine e povertà, tanto che quando trovò un'adepta le disse: "Se vieni con me, devi rinunciare a tutto e vivere di acqua". O quando fu riconosciuta da una folla che la provocava dicendole: "Se sei una dakini, mostraci i tuoi poteri" a cui rispose: "Non ho poteri!" e arrabbiata, cominciò a scagliare contro di loro pietre, ma anzichè ferirli, le pietre curavano tutti i loro mali.


E' il profilo più scarno, esprime su tutti un concetto:

Quanto hai dubbi o devi prendere decisioni, usa la tua saggezza innata, non rivolgerti agli altri. Unisci il modo di vedere con il modo di agire.


Saggezza innata e coerenza tra il dire e il fare. Essenzialità che mi vede concorde.
Andar dietro alle troppe parole che mutano a seconda di come gira il vento è come per un elefante promettere di condividere il persempre con una farfalla. Dopo due giorni la farfalla muore e l'elefante vive altri cento anni "senza". Le parole danno origine ai fatti e alle azioni e le descrivono, ma sono labili, imprecise, interpretabili mentre l'essenza del proprio pensiero (o del pensiero proprio) è una guida più precisa e sincera, più aderente all'origine e alla meta.

Il miglior modo di combattere il male è quello di progredire energicamente nel bene.
(I Ching)


Introduzione e indice 








6 commenti:

  1. non è che hanno sviluppato qualche potere mentale per far funzionare internet?

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  2. GUCHI
    ancora???
    secondo me sei tu che hai sviluppato dei poteri superiori che mandano in tilt il pc!
    ora resta da capire come usarli!

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  3. ah, però mi dà segnalazioni di errori sempre diversi, così almeno non ci si annoia ^__^

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  4. era ora che si togliesse dai piedi, grazie...forse da oggi possiamo risalire

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  5. AMOON
    ma il post era quello sopra però:)

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