lunedì 19 dicembre 2011

il sentimento della preda_ 2

Emuli, esili ed esuli
delle nostre debolezza direbbe un moralista,
del conflitto tra le parti direbbe un analista,
dei contrasti etnici direbbe un sociologo,
dell'alito dell'anima inquieta direbbe un poeta,
della frustrazione per l'ignoto direbbe uno scienziato,
dei cicli dei tempo direbbe uno storico,
delle disuguaglianze direbbe un buon politico,
del prevalere degli interessi economici direbbe un religioso,
della fede direbbere un agnostico,
del destino direbbe un fatalista,
della sfiga direbbe un pessimista,
della borsa direbbe un economista,
delle corna direbbe la massaia,
dell'impotenza direbbe un erotomane,
del clima direbbe un metereopatico,
del buco nell'ozono direbbe un ecologista.
Ciascuno ha le proprie ragioni per trovare le colpe e le giustificazioni da dare a se stesso per il proprio operato e la propria condizione.
Tutti in caccia di un modello che serva da ancora, non importa se immaginato, pur che accompagni la masturbazione mentale con cui salvarsi ed assolversi.
Poi gli altarini si infrangono e ricomincia il girone infernale con un nuovo motivo da aggiungere agli altri a cui addebitare altre colpe e altri peccati.
E così a chi dice che l'ambiente umano sia in fondo costituito dalle relazioni con gli altri rispondo che in verità la maggior parte della vita, interiore e non, la trascorriamo a compensare e curare gli effetti dei rari incontri in cui abbiamo creduto e che ben resto sono sfumati lasciandoci ancor più acciaccati di quanto fossimo stati in partenza.
Perchè è vero che appena stiamo un po' meglio ricadiamo nella tentazione di credere nella capacità di saperci rapportare con gli altri e quando ci accorgiamo che siamo dinanzi a un branco di belve feroci, siam già in ritardo e impossibilitati a scappare.
Se ci chiudiamo in un pollaio o in un ovile, quando i lupi affamati e pigri scenderanno dalla montagna sarà un attimo che, avvertito l'odore, in pochi secondi trovino il modo di aggirare la recinzione e sbranarci.
Al momento l'unica soluzione che vedo è fluttuare a mezz'aria o a mezz'acqua, se arriva lo squalo, hop su per l'aere, se arriva l'aquila giù nel fondo degli abissi marini, la terra pare essere il meno ospitale degli elementi, credo soprattutto perchè è il più frequentato dai nostri simili, i peggiori predoni mai esistiti a questo mondo.
Si dice chi se ne frega quando sarò morto!
Ma allora chi se ne frega dello stato di non vita.
Se arriva il momento in cui si vive come morti, forse è realistico pensare di essere mai nati e di conseguenza allora forse siamo un'entità disincarnata o incarnata solo in determinate occasioni, la maggior parte delle volte sgradevoli, con obblighi e incombenze che sono in realtà distrazioni da quanto vorremmo ci rappresentasse agli occhi degli altri.
Siamo esseri davvero bizzarri, originali per le soluzioni e le occupazioni in cui ci rifugiamo così da evadere da quanto noi per primi contribuiamo a costruirci come recinto con tanto di insegna luminosa che segnali e attiri parassiti e predatori da redimere e marchiare con il nostro sigillo.




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3 commenti:

  1. Grazie :) un bacio...buona giornata

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  2. finalmente ti leggo con calma e concentrazione, anche se in ritardo. sai che la testa non è lì in questo periodo e non so quando mai ci tornerà. forse mai più. chi se ne frega, del resto. però almeno ho imparato da un bel po' a non dare più la colpa agli altri. la colpa so benissimo che è sempre e soltanto la mia. consapevolezza che però non mi fa muovere di un millimetro da questo pantano.

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  3. GUCHI
    leggevo ora da LA GERA dei biasimi, chi è che lo picchio?

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