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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

lunedì 10 febbraio 2014

de_generation

chissà che il '68 sia stato una reazione inconscia invece di una presa di coscienza?
sono passati troppi pochi anni per poter rispondere a questa domanda.
la storia, ce lo insegnano gli storici, è una scienza mutante che varia a seconda dell'epoca in cui viene raccontata, delle politiche del momento, degli interessi che ne regolano le convenienze.
ho sentito di recente, mi sembra di ricordare che a dirlo sia stato Mieli, che la verità sulla morte di Kennedy o sui tanti misteri del novecento verrà fuori soltanto quando si sarà perso anche il più piccolo riferimento o collegamento a fatti e persone ancora in essere.
sicuramente nei decenni che hanno preceduto il '68 sono ancora nascoste 'verità' o dati di fatto che immagino fossero percepiti a livello più o meno conscio dai giovani della beat generation che fin dai primi anni '50 hanno fatto di tutto per prenderne le distanze ricercando nuove forme di sopravvivenza/realizzazione in un mondo che certamente appariva loro incoerente e, quindi, perfettibile anche e nonostante l'euforia data dalla fine del secondo conflitto mondiale e l'inizio di un periodo di florido benessere.
a quella generazione, diranno gli storici del prossimo secolo, ha fatto seguito la degeneration, cioè l'attuale genia.
il suo crimine?
l'estensione dei crimini più efferati attraverso forme raffinatissime di sterminio apparentemente avulse dai pregiudizi razziali, di classe sociale o di altro genere perché giustificate nei modi più astrusi.
talmente tanto astrusi da far sì che percepirne e definirne la portata è cosa riservata a pochissimi spesso ridotti al silenzio o giudicati eretici e visionari.



ma gli anni passano e prima o poi qualcosa riemerge, anche se è ancora reso in modo poco chiaro.
come per le Foibe.
correva l'anno speciale Foibe 9_2_14 (documentario Rai, una riscrittura attualizzata di Paolo Mieli) 
oggi sono dieci anni dalla prima giornata della memoria, voluta dalla destra con più di un voto contrario della sinistra, e mi ricordo del clima e delle polemiche di allora, poi via via stemperatesi anche se un sottofondo di malcelato fastidio aleggia ancora sulla vicenda e sulla parte di storia più ingloriosa che riguarda i regimi socialisti.
a mio parere, direi che l'appartenenza politica si può giudicare del tutto marginale davanti a questo genere di atrocità.
fascista, nazista, comunista, secondo me, denominano categorie di pensiero diversamente collocate, ma preferisco evitare di abbinare quei termini ai crimini loro connessi.
il compito di discernere e suddividere o classificarli in base a quelli lo lascio agli storici e ai sofisti.
per me le differenze sono inesistenti.
ci ho messo un po' per arrivare ad ammetterlo, ma ad oggi penso proprio che chi ignora il limite del rispetto della vita umana sia parimenti meritevole di una condanna e che, anzi, proprio per questo, la politica avrebbe il dovere di prendere atto che la negazione o la giustificazione di atti contro l'umanità è tra le prime cause del perpetuarsi degli odi che originano le guerre con quello che ne consegue.
invece di questo ragionamento seguono la prima parte, salvo trarne poi le conclusioni opposte.
oggi, forse, si ammette che il genocidio delle Foibe abbia avuto come obiettivo la pulizia etnica, ma finché le ammissioni saranno a mezza voce è difficile credere che l'inconscio collettivo riuscirà a prendere coscienza smettendo di rigettare gli esodi o considerare indesiderabile chi è costretto a emigrare suo malgrado.
voglio dire che da qualsiasi parte ci si collochi, se alla fine è l'istinto assassino a prevalere, almeno vorrei che si evitasse di speculare e strumentalizzare politicamente, perché di ragioni ragionevoli non ve ne sono e l'unica lezione possibile è quella di interiorizzare il limite ed evitare di oltrepassarlo, anche facendo ricorso ad atti di eroismo individuale.
e infine, ok la memoria, ma un'occhiata anche ai moderni Attila, no?

2 commenti:

  1. personalmente le varie giornate a ricordo 'di qualsiasi cosa' mi sono sempre puzzate di ipocrisia.
    hanno troppo il sapore del 'chi ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato, scordiamoci il passato.
    benchè il loro nome prometta l'opposto

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    1. oltretutto ne avremmo da commentare e condannare di cose di oggi invece di occuparci di quelle passate... insomma si sa che la penso come te, tuttavia sta volta mi son voluta togliere qualche sassolino dalle scarpe e RIprecisare il concetto che vedo poca differenza tra gli estremi di allora e i tanti di oggi.
      e non mi si venga a dire che quelle cose lì, ora non accadono, perché ne è pieno zeppo il mondo a ogni latitudine.
      e non mi si venga a dire che i sistemi sono diversi o meno cruenti, perché altrimenti attacco un pistolotto che non finisce più!
      aggiungo solo che l'invito al ricordo 'suona' più come spauracchio che come monito e invito a una maggiore coscienza e civiltà.

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