momentaneamente: una soluzione semplice ed economica

sabato 3 dicembre 2011

una soluzione semplice ed economica

siccome bisogna fare in fretta

perchè pagare i costi sociali della crisi?

gli anziani e le pensioni?

i giovani ricercatori, studenti, disoccupati

e anche un po' spaccaballe?

le donne, che ne hanno sempre una

e non parliamo degli extracomunitari!

carcerati, malati, portatori di handicap, operai?

drogati, omosessuali, indigenti, ceti deboli?

mi sembra un'idea geniale!

10 commenti:

Mia Euridice3 dicembre 2011 alle ore 08:41
Genialissima, direi.
Si può dire "genialissima"?
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teti9003 dicembre 2011 alle ore 10:35
MIA_EURIDICE
ma ti pare?
sì può dire tutto!
basta non ledere i privilegi dei privilegiatissimi, dei professorissimi e dei cialtronissimi:)
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Guchi chan3 dicembre 2011 alle ore 10:44
eh, ma ci stanno lavorando, non temere...
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teti9003 dicembre 2011 alle ore 10:59
GUCHI
non lo faranno mai così come intendo io, per via dello scontento papale (non per altro:)
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Pier3 dicembre 2011 alle ore 12:13
si sono d'accordo ... bisogna dare il buon esempio all'Europa ..
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teti9003 dicembre 2011 alle ore 12:27
PIER
se penso al giro di soldi occulto, a quello delle mafie e alle fughe dei capitali mi vengono i vermi!
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Jivri'l3 dicembre 2011 alle ore 15:56
eh vabbè.. il silenzio di un "indignato" potrebbe dire tutto.
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teti9004 dicembre 2011 alle ore 07:41
JIVRI'L
serve più niente.
sparare bisogna.
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O9 dicembre 2011 alle ore 17:55
Le pallottole costano troppo ,consiglierei il gas
bisogna risparmiare !
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teti90010 dicembre 2011 alle ore 11:15
O
bel blog!
desertico!
ripassa che così ripasso anche io:)
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silenziosamente

La società contemporanea teme il silenzio, sente la necessità di coprirlo, annullarlo, negarlo creando città rumorose, luoghi di ritrovo frastornanti, momenti di solitudine anch’essi fitti di suoni (il cellulare che squilla, la musica dell’iPod nelle orecchie...).

Forse perché spesso silenzio diventa sinonimo di solitudine, isolamento, vertigine di vuoto. Eppure una lunga tradizione, che affonda le sue radici in un tempo lontano, dice che è ricchezza e non mancanza, pienezza anziché vuoto, gioia piuttosto che tristezza, nascita invece di morte.

Oppure accidia (ovvero: indolenza, inerzia, negligenza, tedio, ansietà del cuore) una forma di torpore o, secondo la traduzione della parola greca da cui origina, uno stato di noncuranza (a=non e kedos=cura), una mancanza di affezione, un senso opprimente di vacuità accompagnato da una strana noia irrequieta e insoddisfatta che prende di mira in particolar modo le persone solitarie e le assale specialmente nelle ore del mezzogiorno… continua a leggere

Henry Miller su Anais Nin

Sei così pronta, così intelligente.
Ma non mi fido della tua intelligenza.
Tu crei uno schema meraviglioso, tutto è al suo posto, e sembra chiaro in un modo assolutamente convincente, troppo chiaro.
E intanto, dove sei tu?
Non sulla chiara superficie delle tue idee, no, tu ti sei già tuffata più a fondo, in regioni più oscure, così uno pensa che tu gli abbia dato tutti i tuoi pensieri, ma lo immagina soltanto che tu ti sia svuotata in quella chiarezza.
Invece ci sono strati e strati - sei senza fondo, insondabile.
La tua chiarezza è ingannevole.
Sei la pensatrice che suscita in me più dubbi, più confusione, più turbamento.

epicuro

La carne non ammette limiti nel piacere, e il tempo che serve a procurarle tale piacere è anch'esso senza limiti. Ma il pensiero che ha appreso a ragionare intorno al fine e al limite di ciò ch'è pertinente alla carne, e che ha soppresso il timore dell'eternità, ci rende possibile una vita perfetta, per cui non sentiamo più l'esigenza di un tempo infinito: esso non rifugge dal piacere ne, quando le circostanze ci portano al momento di uscire dalla vita, può dire di andarsene avendo tralasciato qualcosa di ciò che rende questa ottima.