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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

sabato 29 ottobre 2011

evidenti somiglianze

Dal Wabi_Sabi si arriva diretti nella stanza del tè e al Teaism (se noi diciamo delle persone che hanno sale, intendendo dire che sono interessanti, il tèista dice che la persona ha o non ha tè), un termine inglese che preferisco a tèismo che mi suona di religioso.
Questa stanza è piccola circa nove metri quadrati, disadorna, pulitissima e silenziosa. Destinata a un massimo di cinque persone secondo il detto: più delle Grazie e meno delle Muse, del resto ai giapponesi, come ai cinesi, piacciono i giochi di parole e le deliberate ambiguità dei caratteri dei loro ideogrammi che, certamente, si prestano meglio e di più del nostro sistema di scrittura non solo a comunicare all'esterno ma anche a pensare per immagini e suggestioni.
Dunque il termine sukiya (la casa del tè) può significare, a seconda di come viene disegnato il suo simbolo grafico, dimora del piacere, dimora del vuoto, dimora del gusto, dimora delle alterne fortune, dimora delle fantasie o, secondo Okakura, dimora dell'asimmetrico a cui si accede attraverso un percorso esterno o un giardino che predisponga a uno stato come di anima appena ridestata.
I gesti sono semplici e naturali; il teaism è una sorta di taoismo dissimulato, lo zen è permeato dal teaism e il teaism è il suo rituale (laico) di cui la tazza vuota è, come per il taoismo, il simbolo per eccellenza.


"Tradurre è sempre tradire e nel migliore dei casi, può essere paragonata al rovescio di un broccato _ scrive Okakura_ ci sono tutti i fili, ma non la finezza dei colori e del disegno".
E infatti lui lo scrive in inglese il suo strafamoso, credo non solo tra i fan dello zen e del teaism, Lo zen e la cerimonia del tè. Inflessibile nel rigore del pensiero, tagliente incisivo come la spada di un antico samurai.
Ma la cosa che mi ha divertito di più sono state le somiglianze di questo personaggio a cavallo tra l'800 e il 900 con me. Cazzutissimo sto Kakuzo Okakura!
Ne ha davvero per tutti: occidentali e conterranei, ha solo un minimo di pietà per i cinesi di tre mila anni fa e riesce a infilare nel suo delicato escursus sul teaism, motti e improperi verso la società, la politica, i costumi, la modernità, l'ignoranza e, su tutto, la mancanza di senso e di gusto estetico, ovviamente in stile minimalista dunque molto e solo zen.
Credo che coloro mi abbiano conosciuto di persona, potrebbero confermare che sembriamo fratello e sorella (almeno a giudicare dal grugno e dalla posa).
Eppure sotto quell'aria truce anche Teti potrebbe celare un animo gentile e amorevole come Okakura!
E come lui ritengo che questa nascosta natura vada celata ai più, quindi continuerò a fare la cerbera.


Diverso discorso se fossi uomo, allora dovrei per forza essere: "Riluttante come chi d'inverno attraversa un torrente; esitante come chi ha paura di quanto lo circonda; ossequioso come un ospite; tremante come il ghiaccio che sta per sciogliersi; senza pretese come un pezzo di legno non ancora scolpito; sgombro come una vallata; privo di forma come le acque quando sono agitate"

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