alla fine sesti ma un brivido lo ha fatto venire il risultato che a furor di popolo ha visto vincere 'la' gara canora europea dal quartetto ucraino.
e così questa guerra assurda ce la dimenticheremo, ops, ricorderemo, ma di questi tempi i ricordi svaniscono come neve al sole, anche per questa 'vittoria' che risuona stonatamente nel contesto, ma che pure vuole dire e racconta di questo mondo, di questi tempi e, soprattutto, di come e quanto siano cambiati rispetto a un paio di anni fa.
ho preferito il silenzio sul tema per diverse settimane, ma di cose allucinanti ne abbiamo sentite davvero troppe.
dal 'casus bellis' evocato (quando i nemici gli hanno affondato l'incrociatore), dai commentatori russi come pretesto per una battaglia per altro avviata ben prima dal loro governo, alle 'presunte' provocazioni e attacchi che secondo putin la nato ha lanciato al suo paese che per difendersi ha invaso l'ucraina, alla definizione di 'russofobia cavernicola dell'occidente' del campione di diplomazia russo che giorni fa aveva accennato alle presunte origini ebree di hitler sollevando (giustamente) un putiferio.
in un quadro sempre più frastornato in cui a colpi di spatola si cancellano abitudini, regole e la stessa geopolitica altro che brividi sulla pelle a pensare che sul campo succede quel che ogni guerrra tradizionale è capace di mostrare.
mentre tutto sembra prendere direzioni inaspettate e in un certo senso moderne, nel senso di adeguate alle dinamiche dei mercati e delle forme di comunicazione e di opinione di massa (pilotate e non), le armi sparano e colpiscono annientando tutto ciò che incontrano sulla strada, trucidando civili e sacrificando la vita dei soldati degli eserciti senza interruzione, tanto che mi viene di pensare che il giorno che si troverà una via di pace, le battaglie continueranno e sarà molto complicato farle tacere.