momentaneamente: 36_XIII_S T R A T A G E M M I

giovedì 24 febbraio 2011

36_XIII_S T R A T A G E M M I

Battere l'erba per spaventare i serpenti

Spiegazione:

Conoscere se stessi e l'altro: vittoria senza pericolo.

Conoscere il Cielo e la Terra: vittoria totale.

Lo stratagemma attinge la sua linfa dall'esagramma 24, "il ritorno" del Libro dei mutamenti, la cui immagine è il tuono nella terra. La filosofia cinese del potere, nata da un'osservazione empatica della natura, della società e della mente, vedeva in questa immagine il solstizio invernale, cioè quel momento in cui le forme di vita ancora avviluppate dal freddo e dall'oscurità (yin) si preparavano a rivificarsi (il ritorno).

All'origine dello stratagemma un aneddoto verificatosi durante la dinastia Tang.

Stanca dei soprusi e delle vessazioni dell'avido governatore distrettuale, la popolazione fece una petizione pubblica contro il suo assistente, accusandolo di corruzione e minacciò il governatore che presto sarebbe toccato il suo turno.

Terrorizzato dalla piega che stava prendendo la situazione, il governatore scrisse d'impulso una lettera di supplica alla popolazione: "Voi avete semplicemente battuto un colpo sull'erba. Ora io sono un serpente spaventato".

Nell'ambito del buddismo cinese "battere l'erba per spaventare il serpente" ha lo scopo di creare effetti shock nella mente dell'allievo per mettere in luce i lati nascosti della personalità e prepararlo all'illuminazione.

Commento:
Nel dubbio, ricercare la realtà dei fatti.
Muoversi solo dopo averla vagliata scrupolosamente.
In tal modo "il ritorno" mette in evidenza lo yin.

Introduzione e indice

6 commenti:

Jivri'l24 febbraio 2011 alle ore 23:36
mmh...buon saggio consiglio:D

Buonanotte cara.
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teti90024 febbraio 2011 alle ore 23:48
JIVRI'L
dimmi se lo inserisci in un tuo racconto, anzi, quando arriva il prossimo?
sogni dorati!
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Jivri'l24 febbraio 2011 alle ore 23:52
sai che ci devo pensare? anzi,ti faccio una proposta... se hai qualche idea dimmela cosi magari faccio un capitolo unico, cioè un racconto autoconclusivo (anche etero tnt per cambiare) e te lo dedico;) nottina
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teti90024 febbraio 2011 alle ore 23:54
JIVRI'L
fai così: apri un libro a caso, leggi la prima frase della pagina e vedi cosa ti ispira:))
domani pomeriggio lancio un post con questo "gioco":))
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carolina25 febbraio 2011 alle ore 07:34
mah, chissà... intanto uno deve conoscere se stesso prima, e già questo non è facile...
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teti90025 febbraio 2011 alle ore 08:04
CAROLINA
in ogni caso e anche se non ci sono serpenti e neanche vipere dato che fa ancora freddo, se vai per boschi, comunque attenta;))
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silenziosamente

La società contemporanea teme il silenzio, sente la necessità di coprirlo, annullarlo, negarlo creando città rumorose, luoghi di ritrovo frastornanti, momenti di solitudine anch’essi fitti di suoni (il cellulare che squilla, la musica dell’iPod nelle orecchie...).

Forse perché spesso silenzio diventa sinonimo di solitudine, isolamento, vertigine di vuoto. Eppure una lunga tradizione, che affonda le sue radici in un tempo lontano, dice che è ricchezza e non mancanza, pienezza anziché vuoto, gioia piuttosto che tristezza, nascita invece di morte.

Oppure accidia (ovvero: indolenza, inerzia, negligenza, tedio, ansietà del cuore) una forma di torpore o, secondo la traduzione della parola greca da cui origina, uno stato di noncuranza (a=non e kedos=cura), una mancanza di affezione, un senso opprimente di vacuità accompagnato da una strana noia irrequieta e insoddisfatta che prende di mira in particolar modo le persone solitarie e le assale specialmente nelle ore del mezzogiorno… continua a leggere

Henry Miller su Anais Nin

Sei così pronta, così intelligente.
Ma non mi fido della tua intelligenza.
Tu crei uno schema meraviglioso, tutto è al suo posto, e sembra chiaro in un modo assolutamente convincente, troppo chiaro.
E intanto, dove sei tu?
Non sulla chiara superficie delle tue idee, no, tu ti sei già tuffata più a fondo, in regioni più oscure, così uno pensa che tu gli abbia dato tutti i tuoi pensieri, ma lo immagina soltanto che tu ti sia svuotata in quella chiarezza.
Invece ci sono strati e strati - sei senza fondo, insondabile.
La tua chiarezza è ingannevole.
Sei la pensatrice che suscita in me più dubbi, più confusione, più turbamento.

epicuro

La carne non ammette limiti nel piacere, e il tempo che serve a procurarle tale piacere è anch'esso senza limiti. Ma il pensiero che ha appreso a ragionare intorno al fine e al limite di ciò ch'è pertinente alla carne, e che ha soppresso il timore dell'eternità, ci rende possibile una vita perfetta, per cui non sentiamo più l'esigenza di un tempo infinito: esso non rifugge dal piacere ne, quando le circostanze ci portano al momento di uscire dalla vita, può dire di andarsene avendo tralasciato qualcosa di ciò che rende questa ottima.