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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

lunedì 18 luglio 2011

P_R_O_C_O_P_I_A

Ogni anno nei miei viaggi faccio sosta a Procopia e prendo alloggio nella stessa stanza della stessa locanda. Fin dalla prima volta mi sono soffermato a contemplare il paesaggio che si vede spostando la tendina della finestra: un fosso, un ponte, un muretto, un albero di sorbo, un campo di pannocchie, un roveto con le more, un pollaio, un dosso di collina giallo, una nuvola bianca, un pezzo di cielo azzurro a forma di trapezio. Sono sicuro che la prima volta non si vedeva nessuno; è stato solo l'anno dopo che, a un movimento tra le foglie, ho potuto distinguere una faccia tonda e piatta che rosicchiava una pannocchia. Dopo un anno erano in tre sul muretto, e al mio ritorno ce ne vidi sei, seduti in fila, con le mani sui ginocchi e qualche sorba in un piatto. Ogni anno, appena entrato nella stanza, alzavo la tendina e contavo alcune facce in piú: sedici, compresi quelli giù nel fosso; ventinove,di cui otto appollaiati sul sorbo; quarantasette senza contare quelli nel pollaio. Si somigliano, sembrano gentili, hanno lentiggini sulle guance, sorridono, qualcuno con la bocca sporca di more. Presto vidi tutto il ponte pieno di tipi dalla faccia tonda, accoccolati perché non avevano piú posto per muoversi; sgranocchiavano le pannocchie, poi rodevano i torsoli. Cosí, un anno dopo l'altro ho visto sparire il fosso, l'albero , il roveto, nascosti da siepi di sorrisi tranquilli, tra le guance tonde che si muovono masticando foglie. Non si ha idea, in uno spazio ristretto come quel campicello di granturco, quanta gente ci può stare, specie se messi seduti con le braccia intorno ai ginocchi, fermi. Devono essercene molti di piú di quanto sembra: il dosso della collina l'ho visto coprirsi d'una folla sempre piú fitta; ma da quando quelli sul ponte hanno preso l'abitudine di stare a cavalcioni l'uno sulle spalle dell'altro non riesco piú a spingere lo sguardo tanto in là. Quest'anno, infine, a alzare la tendina, la finestra inquadra solo una distesa di facce: da un angolo all'altro, a tutti i livelli e a tutte le distanze, si vedono questi visi tondi, fermi, piatti piatti, con un accenno di sorriso, e in mezzo molte mani, che si tengono alle spalle di quelli che stanno davanti. Anche il cielo è sparito. Tanto vale che mi allontani dalla finestra. Non che i movimenti mi siano facili. Nella mia stanza siamo alloggiati in ventisei: per spostare i piedi devo disturbare quelli che stanno accoccolati sul pavimento, mi faccio largo tra i ginocchi di quelli seduti sul cassettone e i gomiti di quelli che si dànno il turno per appoggiarsi al letto: tutte persone gentili, per fortuna.


9 commenti:

  1. che incubo ... sembra il racconto di un migrante sui barconi della speranza.

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  2. ma non avevi smesso di fumare?
    che pappamolleTeti :P

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  3. PIER
    sì, vero sono una schiappa:(
    però sono passata al tabacco quindi spendo e fumo un terzo di prima;)
    ahhh allora tu ci hai visto un barcone eh?
    mah, io veramente pensavo ai luoghi ricorrenti che negli anni si assiepano, forse perchè avevo in mente la recente zingata__ la prima eravamo in due e la seconda in quattro a ballare l'hully gully

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  4. tanto fino a 9 c'è posto!
    piuttosto: rassegnati, sei Topolino!!

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  5. GUCHI
    __ :))
    dici che devo fare quella parte?
    ma non sono io quella!!!!

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  6. BIMBOVERDE
    squit!
    ti ha detto la socia del'intervista a laWanda o si è scordata??
    ri_squit!

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  7. OPS!
    (guarirò mai da questo stato di rincoglionimento?)

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  8. GUCHI
    beh, me ne sono ricordata per caso anche io leggendo l'ennesimo post dellaWanda che haimè purtroppo è stata rintracciata:(

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