come un rewind il tempo sembra pentito o con l'impressione di essersi perso qualcosa e allora torna indietro nella speranza di ritrovare il posto in cui ricordare cosa sta cercando.
e mi trascina insieme a lui, benchè abbia nessuna voglia di stargli troppo vicina, in una specie di danza al contrario dove le ricalco orme ancora freschissime dei passi in cui ho inciampato.
abbandonarmi alla guida di chi ha perso, mai trovato o sbagliato la strada è sprecare due volte lo stesso tempo e intanto maledirlo.
il moto retrogrado inghiotte in stati da cui ero contenta di essermi tolta e in cui torno del tutto mal volentieri.
riaprire i sacchetti delle coperte pesanti e ritrovarmi nella stagione che pensavo aver scavallato per cosa?
per quella manciata di poche giornate in cui è gelato anche il sangue e le idee sbattono come i piedi per terra nel tentativo di scaldare il midollo stanchissimo per lo sforzo di reggere la colonna.
aver ritenuto di essere immune e per via del moto inverso apprendere che invece la città invisibile è nel frattempo rimasta lì dov'è sempre stata, pronta a inghiottire, masticare, rigenerarsi e crescere sempre di più, a dismisura, per il solo piacere di presenziare all'ingresso di poveri pellegrini precipitati giù dagli squarci del cielo che le fa da confine, come fossero meteore che si schiantano l'una contro l'altra.
nella fuga in cui come Sisifo si va e si viene appesi al sasso pesante del proprio animo sempre più greve.
senza nessun fondo a cui arrivare e a cui puntarsi per risalire perchè quell'attimo in cui riprendo fiato succede anche a volerlo evitare.
ridatemi il tempo adesso, pochi giorni di primavera e il tiepido delle giornate che finiscono presto nel tramonto, oppure ridatemi tutto quello che ho lasciato e mi ha lasciato per strada, ma tutto intero.
traduzione
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