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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

domenica 23 dicembre 2012

vico santa fede, 8

Voglio andare a vederlo questo immobile, il primo degli oltre centoquindici oggetto di una controversia ereditaria trisecolare che nel 2009 ha finalmente conosciuto, all'asta, un nuovo padrone ben definito (a me ignoto) a cui seguiranno adesso le trattative per gli altri immobili e beni.
Palazzo Strizoli, strano cognome, chissà da dove viene.
1792, muore Giacomo Filippo Strizoli che, per evitare che il il patrimonio accumulato attraverso l'attività nelle calcinare di Borzoli (e probabilmente in chissà quali altre) venisse disperso, inserisce la clausola della fideicommissum nel suo testamento.
Passano i secoli e Strizoli diventa oggi, chissà perché, Strizioli, Striscioli, Strixioli ma comunque sia il drappello ereditario si assottiglia da cinquecento di allora agli attuali centotrenta.
A niente è valso che fin dal 1865 la norma venisse abolita perché rimane vigente una deroga fino alle modifiche apportate nel 1975, poi come si sia arrivati a oggi da allora non mi è dato di sapere altro che attraverso la supposizione dei tempi lunghi del processo civile.
Fatto sta che, ora, pare, il prossimo 2013 vedrà la fine di quello che probabilmente può dirsi il più lungo processo del mondo e che in qualche modo agli Strizioli, Striscioli, Strixioli o Strizoli sarà possibile entrare in possesso e disporre delle macerie che restano.
Macerie, comunque, di cospicuo valore, ma non è tanto su quello che la notizia ha destato la mia attenzione, quanto sul fatto che per generazioni sia possibile immaginare le aspre vicende di lotte, di faide, di rancori e dispetti fondati sul mancato possedimento o la contesa di quei beni risalenti a un'età che a me appare preistorica e abitata di fantasmi e leggende.
Sarà che per natura son portata al: "ma lascia perdere" connaturato alla sfiducia nel genere umano e all'ottimizzazione del diversamente necessario, ma mi vedrei meglio nei panni dell'ignara ereditiera piuttosto che in quelli dell'assetata ed avida progenie anche se questo, probabilmente, smentirebbe le origini, la parentela e quindi i diritti derivati dal caro estinto a cui va comunque riconosciuta una notevole abilità commerciale e immobiliare.
Chissà cosa esattamente voleva effettivamente preservare?
L'esosità o un posto nella storia?
Vero è che senza quella clausola, quelle proprietà sarebbero da anni e anni passate di mano in mano tanto da rendere impossibile ricondurle a un'origine univoca, ma chi può dire se a partire dai figli o dagli eredi diretti di allora quel patrimonio avrebbe potuto ingigantirsi tanto da arrivare a fare degli Strizoli una delle famiglie nobili del suolo natio?
Ora che sta per scendere il sipario su Giacomo Filippo quasi mi dispiace, e dire che fino a due ore fa neanche sapevo che fosse mai esistito nè lui, nè vico santa fede civico 8.
Di lui restano le rovine dei palazzi lasciati all'incuria del tempo e, forse, le fondamenta dei moderni grattacieli sorti al loro posto, quali quelli dove oggi sorgono il Centro dei Liguri o il Mercato Orientale.
Nemmeno una tomba a cui portare fiori per ingraziarsi i favori dell'avo perché, a suo tempo, la chiesa di san Domenico, che ne ospitava la salma, lasciò il posto al bel canto là dove oggi sorge il teatro Carlo Felice.

2 commenti:

  1. a quanto pare le rogne ereditarie hanno origini remote, e ciò mi consola. Per il resto farò pure io una fedecommissione testamentaria in modo da rompere i coglioni a tutti i miei discendenti per almeno 200 anni :)

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