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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

martedì 30 aprile 2013

giallo Nesbø

Chissà quali sono le ragioni per cui Scorsese ha messo in cantina il progetto di sceneggiare 'L'uomo di neve' di Jo Nesbø?
E chi sono io per parlare di questo libro?
Nessuno, infatti rinuncio a raccontarne la trama, anche per evitare di guastare il piacere a chi volesse leggerlo.
Mi limito ad appuntare la soddisfazione per aver trovato, finalmente, quell'atmosfera che mi aspettavo anche negli altri autori di quella zona geografica e qualche altra piccola amenità che nulla svela dell'intreccio narrativo.
Siamo in Norvegia, è novembre.
Ogni riferimento temporale, anche precedente di anni ai fatti oggetto dell'indagine, è collocato in quel mese, tranne l'ultimo capitolo.



E' un giallo, ma è talmente ricco di vicende che leggendolo sono stata portata a trascurare gli aspetti connessi alla sua soluzione, esattamente come chi, indagando, segue ogni pista ignorando se sia o meno pertinente al caso.
Come guida, oltre all'ovvia necessità di chiuderlo, gli aspetti personali dei principali investigatori, le loro paure, la loro storia e tutti quei fattori inconsci che sempre incidono nelle scelte delle persone e che possono essere comuni sia al colpevole e sia alla vittima.
In questo senso mi interessava approfondire la scrittura degli autori scandinavi, per cogliere i fattori ambientali che accomunano e differenziano l'istinto assassino.
A pagg. 110 e 111 c'è, per esempio, una parte relativa alla nascita della paura del buio che difficilmente potrebbe venire descritta in quel modo da chi fosse cresciuto ad altre latitudini.
Il libro, infatti, odora e ha il sapore nel marcio, del muschio, del grigio, della muffa e del cupo in cui la luce ha fin da subito e per sempre rinunciato a entrare.
Un senso di spegnimento che pervade le azioni, gli eventi lieti, ogni aspetto vitale inteso al modo in cui viene concepito da chi è animato dal roseo ottimismo mediterraneo.
Nessun ricorso a squarci di luce che si aprono sul caso, ma una lenta progressione e discesa negli inferi dell'animo umano sapientemente nascosto dagli abiti di un'apparente normalità e prestigio sociale.
Crimini per legge, ma di fatto complicate involuzioni dei gyrus (pag. 275) cerebrali umanamente ammissibili sebbene la morale li ponga in discussione.
Aspetti contemplati laicamente al pari del giudizio sul maschio di otaria che, dopo il parto della femmina, tenta di ucciderla perché, sapendo che non si potrà più accoppiare con lei, vuole impedire che possa farlo con altri, mettendo così in pericolo la sopravvivenza della loro progenie (pagg. 16 e 343).
Lo stesso vale per il pretesto che una patologia può fornire come alibi e deviazione nell'indagine. Che sia parasonnia (pag. 400) o sclerodermia (pag. 462) è vista come componente intrinseca del comportamento invece di alterazione rispetto a un criterio assoluto che, in Nesbø, pare assente.
Più interessato a rendere onore ai significati delle parole (pag 440), esatto nel contestualizzarle, chirurgico nella progressione dello svolgimento.
Ho cercato indizi di copia e incolla da me tanto detestati, cercherò in un prossimo titolo di questo autore, al momento, a mio giudizio non ve n'è traccia.
Il testo scorre con coerenza e attinenza a un contenuto che va oltre la mera ricerca del colpevole ma è più interessata ai processi che si legano e che sono capaci di modificare il percorso di vita di coloro i quali ne fanno parte.
Esattamente come accade a chiunque, esperienze che si sommano, che mescolano passato e futuro rendendo l'odierno per quanto siamo capaci di leggere e interpretare.

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