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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

domenica 22 settembre 2013

esteticamente apocalittici

poi, certo, ci può essere a chi piace e a chi no, ma ad oggi e secondo il mio parere, la trilogia cinematografica della coppia woodworth/brisens (khadak, girato in mongolia, la quinta stagione, in belgio e altiplano, ambientato in perù, di cui però ho trovato solo qualche spezzone, quindi vado sulla fiducia) rappresenta il meglio in fatto di connubio tra ecologia, disastri ambientali, estinzione della razza umana (origini, cause e modalità incluse).
mi piace la loro regia, la scelta delle immagini, dei temi, degli attori, delle location, le storie, i costumi, la fotografia, le citazioni, i dialoghi scarni, le colonne sonore, l'assenza di effetti speciali, il ricorso al silenzio, i tocchi stravaganti, il garbo e la discrezione con cui l'obbiettivo sceglie il taglio scenico per le scene più crude e realistiche, insomma tutto.
certo occorre avere uno stomaco forte (il genere è pur sempre drammatico) e partire ben riposati (soprattutto gli inizi sono un po' soporiferi), ma dopo esser passata di recente per la visione di qualche film thriller/horror, che mi ha fatto il medesimo effetto dei tg (e un giorno dirò la mia sul concorso che i media e soprattutto i videogiochi hanno nell'educazione alla violenza), i due della trilogia che sono riuscita a vedere, hanno rimesso le cose a posto, ovvero nel caos che affligge l'umanità oggi.
esteticamente parlando, ognuno dei tre mi ha ricordato qualcosa che a sua volta incontra i miei gusti e il tutto si è fuso in una visione poetica della catastrofe in atto.
il che, scusate se è poco, a me pare già qualcosa.


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