sembra un vecchio proverbio, forse lo è, ma a dirlo pare sia stata Ingrid Bergman.
parlare o anche solo citare il termine che fa da soggetto alla frase, pare oggi una mezza bestemmia.
ma a pensarci sù, nessun periodo della storia umana ha conosciuto l'estensione del termine alla totalità presente ed esistente di alcun tempo.
eppure ciascuno ha potuto e può dirsi felice, di tanto in tanto.
dunque è una condizione slegata dalla capacità di socializzazione dell'individuo, dall'appartenenza a un pensiero o a un ideale, dall'integrazione in un sistema o in un regime.
un fatto squisitamente personale, insomma.
la felicità è cinica?
direi proprio di sì.
travalica le brutture, arride le disgrazie, consola la disperazione, soccorre nel momento imprevisto come fa il salvagente lanciato in soccorso a chi è prossimo ad annegare scegliendo chi e quando e lasciando gli altri al proprio destino.
è egoista?
chissà!
(a me pare che in buona parte lo sia o quanto meno renda tali coloro i quali ne siano affetti).
in conclusione, la mia impressione è che, per provare un po' di felicità, si debba imparare a essere un bel po' menefreghisti.
Il segreto per esser felici (Lucrezia Borgia, Donizetti)
...e anche un po' egoisti e stronzi!
RispondiEliminacredo meglio tralasciare di cercarla e magari impegnarsi a evitare l'infelicità... chissà che tra una e l'altra ci sia qualcosa di meglio dell'una e dell'altra...
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