sarà la vicinanza della notizia con quella della lettura dell'entusiasmante libro di Michael Pollan: 'Il dilemma dell'onnivoro', ma sapere che un bruco americano (spodoptera frugiperda) sta cominciando a distruggere le coltivazioni mais in africa minacciando così tutto il resto del mondo a partire dal mediterraneo, è qualcosa di apocalittico che puzza di brutto.
il libro si sviluppa attraverso il racconto del viaggio che l'autore compie per 'tracciare' diversi alimenti tra i più comuni sulle nostre tavole, biologici compresi.
e fin da subito chiarisce che il mais è alla base della totalità di questi, dei loro imballaggi, dei materiali con cui sono costruiti gli edifici in cui abitiamo, gli arredi e tutto quanto l'uomo ha creato e manipolato.
che nel mondo c'è un esubero di produzione del mais tale che le politiche economiche devono spesso sostenere gli agricoltori a loro volta costretti a incrementare il volume dei raccolti per contenere le perdite sui costi di una coltivazione che verrà in maggior misura destinata al macero/compostaggio di quanta ne riuscirà mai a ingozzare dal primo all'ultimo anello della catena alimentare a cui è destinata.
il pregio principale del libro, per altro scritto benissimo, è che sembra un racconto di avventure ispirato alla realtà, ma del tutto irreale (anche se sappiamo benissimo che invece è il contrario).
dunque lascia agli scettici la possibilità di credere che sia tutto un frutto della fantasia e dialogare, con chi ha più di un sospetto, con uno stile a suo modo leggero (quanto meno evita al lettore informato di morire di fame e di inedia come ultima risorsa per contrastare lo stato di fatto).
su internet c'è invece poco o niente sul bruco, ma se tanto mi da tanto, la sua diffusione (certa), guarda caso a partire proprio dall'africa dove mai nessuno si preoccuperà di fare qualcosa per limitarne la presenza, sembra dire un paio di cosette, anzi almeno tre.
in primis che ci è stata indotta una dipendenza dal mais, la seconda che grazie al bruco gli ogm rimpiazzeranno ogni altro seme e coltura, la terza che ci sarà un'ecatombe di ogni forma di vita, animale, compresa quella umana.
un po' perché nelle aree più povere mancherà il cibo, un po' perché in quelle più ricche verrà introdotta una tale quantità di cibo contaminato da qualsiasi cosa si inventeranno per farlo consumare in sempre maggiori quantità (compresi additivi, anch'essi ricavati dal mais, appositamente indigeribili, ma che fanno volume) da avvelenare e far ammalare i superstiti della carestia.
poi c'è il discorso economico e cioè l'aumento dei prezzi per i prodotti fintamente sani, perché come dice bene Pollan (pag. 108) 'pur con tutti gli sforzi, ognuno di noi in media non riesce a mangiare più di settecento chili di cibo all'anno (...) Ciò significa, tradotto in termini commerciali, che il tasso di crescita naturale dell'industria alimentare americana è circa dell'un percento annuo, perché questo è il tasso di crescita della popolazione. Il problema è che agli investitori un tasso così anemico non andrà mai bene'.
dunque una volta compreso che la maggior parte di quanto ingurgitiamo fa male e copre costi enormemente maggiori di quelli della materia prima, resta solo di rifugiarsi nel biologico, nel naturale, nell'ecologico (cose per altro sempre più difficili da certificare come autentiche) e quindi spendere molto di più anche se, a conti fatti, un'agricoltura sostenibile ha costi inferiori a quella convenzionale.
si paga di più per le gabelle di vario genere che la corollano e che finiranno presto (sempre che già non ci siamo) a controllarla e a rendere i prodotti 'naturali' del tutto analoghi od omologhi a quelli 'da banco' del discount più di bassa lega che vi sia.
dove si spacciano veleni atti a riprodurre gusti, forma, sostanza che si sono persi.
sapori illusori costruiti per ingozzare come oche esseri umani obesi e malati senza speranza e senza scampo.
e tutto a partire da un chicco di mais, che di suo è una cosa ottima, o lo è stata prima che l'uomo intervenisse a trasformarlo in una delle cause della propria estinzione, producendo mais spazzatura da somministrare a mucche, polli e pesci fino a trasformarne il metabolismo e produrre patologie che attraverso la catena alimentare sono tornate al mittente minandone la salute e quindi la sopravvivenza.
per coerenza avrebbero dovuto stampare il libro su carta di mais, che alla peggio si poteva usare per rollarsi le siga !
RispondiEliminama nooooooo, vedi che ti sei distratto?
Eliminatroppo mais, meno, meno... meno se ne usa meglio è.
pensare che i crucchi usano i pop corn al posto della plastica da imballo, a me pareva un'idea furba ed ecosostenibile e adesso arrivi tu con sto libro a ribaltare tutta la questione...
Eliminabeh, il libro parla anche di altro... ma non leggerlo perché temo ti ribalterebbe molte altre questioni...
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