autore e protagonista del libro* hanno lo stesso nome e in qualche modo l'uno racconta l'altro e insieme storie che potevano sì capitare, ma che era più frequente leggere in cronaca che vivere in prima persona.
ai tempi, così com'è stato fino a qualche decennio fa, la maggior parte delle persone 'comuni' era quasi del tutto esente dall'eventualità di subire truffe e raggiri dei quali neanche si pensava di poter cadere vittima.
oggi è lo stesso?
mi pare proprio di no.
mi guardo intorno e mi vedo capovolta.
qualsiasi attività è vista come opportunità per un affare, grande o piccolo purché sia.
difficile trovare interlocutori disposti a discutere e appassionarsi al progetto fine a se stesso.
si arriva subito al punto: quanto ci guadagno, al netto di quanto speso in termini di impegno e di tempo?
a occhio e croce si soppesa il vantaggio e ci si stringe la mano per suggellare l'intesa.
poi si girano i tacchi e si inizia a fare di tutto per arrivare allo scopo col minimo sforzo, possibilmente niente altro che passare alla cassa a riscuotere sventolando un pezzo di carta che attesti che quanto ci spettava è stato fatto e a prescindere che lo si sia effettivamente realizzato nel migliore dei modi.
qualsiasi modo va bene.
la qualità è insoddisfacente? dovevi pagarmi di più.
sì ma quanto di più?
più di quello che bastava allora e più di quanto dici che basta adesso, perché appena dici sì diventa meno, diventa poco a sua volta.
allora erano pochi quelli che ebbero sentore che sarebbe finita com'è adesso, anzi ci si divertiva a vederlo al cinema, invece, inutile dirlo, eccoci qui a giocare alle tre carte con l'imbarcata che prima o poi arriva.
almeno una al giorno.
è fisiologico.
è la prassi.
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