La fase più “antipatica” della predisposizione di uno spazio è quella preliminare alla sua ristrutturazione e cioè la sua demolizione.
Difficile convincere il cliente della necessità di “grattare”, “scarnificare”, mettere a nudo la struttura pre-esistente. Difficile, se non impossibile, per il cliente assistere e partecipare all’opera, riuscire, tra la polvere e il rumore, a cogliere, riconoscere e distinguere i messaggi che la materia invisibile, perché nascosta dagli intonaci, è capace di rimandare e suggerire a chi si propone di esaltarne l’essenza.
Accomodata avrebbe desiderato affrontare “in proprio” quell’avventura, ma quella casa di pietra era dura più delle sue forze e della sua volontà. così, fatti i primi assaggi, si arrese delegando a braccia più robuste il compito di denudare le pareti, i soffitti, i pavimenti e tutto quello che per decenni altri prima di lei avevano conosciuto e abitato.
Quello che s’à da fà, quando s’à da fa... S’addà fà!
Difficile convincere il cliente della necessità di “grattare”, “scarnificare”, mettere a nudo la struttura pre-esistente. Difficile, se non impossibile, per il cliente assistere e partecipare all’opera, riuscire, tra la polvere e il rumore, a cogliere, riconoscere e distinguere i messaggi che la materia invisibile, perché nascosta dagli intonaci, è capace di rimandare e suggerire a chi si propone di esaltarne l’essenza.
Accomodata avrebbe desiderato affrontare “in proprio” quell’avventura, ma quella casa di pietra era dura più delle sue forze e della sua volontà. così, fatti i primi assaggi, si arrese delegando a braccia più robuste il compito di denudare le pareti, i soffitti, i pavimenti e tutto quello che per decenni altri prima di lei avevano conosciuto e abitato.
Quello che s’à da fà, quando s’à da fa... S’addà fà!
Ho vissuto spesso i lunghi giorni, spesso intere settimane, che normalmente intercorrono tra la demolizione e la ricostruzione degli spazi interni, ma la diversità direi, l’anomalia di Accomodata rendono “inedita” questa ultima esperienza.
Docile nell’accettare una procedura assolutamente necessaria nel feng shui, rinunciò subito a seguire il mio consiglio di tornare a visitare quello che sarebbe diventato il suo studio non prima di un paio di mesi e, puntualmente, ogni giorno arrivava in cantiere, quasi sentisse il bisogno di constatare il parallelismo tra l’accumularsi delle macerie e il sorgere in lei di una condizione emotiva e psichica altrettanto distruttiva quanto necessaria.
Decisa ad affrontare con coraggio e con forza quello che spesso e in diverse occasioni viene affermato per spiegare che nel feng shui, come nella bioarchitettura, gli spazi edificati, siano come la terza pelle dell’uomo e della donna che li abitano.
Seduta tra le macerie Accomodata mi offre un dolce a base di cachi e rum e mi racconta del suo passato e di come immagina il futuro. Il passato simboleggiato dalla sua pietra rosa che immagina collocata nell’area che vuole destinare al relax, alla pausa dalle fatiche della vita. Il futuro, che desidera rappresentare simbolicamente con un ritrovamento che per giorni ricerca tra i detriti che, solo dopo il suo scandaglio e la sua selezione, possono venire caricati verso la discarica.
Alle foto nitide di uno spazio perfettamente rifinito si sostituiscono quelle di una “realtà” scarna e sfocata in cerca di identità.
L’ascolto e penso a quello spazio in cui l’area della conoscenza è estranea, esclusa.
In lei nessun desiderio di memoria, di conferma, di salvataggio del suo passato... Solo rinascita, ripartenza, novità, in sintesi: accoglienza al futuro.
Ogni mio pensiero era anticipato dalle sue visioni, inutili gli appelli metaforici all’analogia tra ristrutturazione edile e ristrutturazione emotiva. Accomodata rifiuta la verbalizzazione e la concettualizzazione della condizione umana. A me non restava che assistere, accompagnare e, ora che i lavori hanno superato una fase sempre triste e difficile da descrivere, testimoniare i giorni che durante quella fase furono sempre di pioggia nonostante la stagione estiva. Poi finalmente il sole e la soddisfazione di Accomodata quando vede appoggiati sul pavimento quelli che per tutti, allora come ora, sono semplicemente due grossi macigni di pietra locale, il cosiddetto oro nero ovvero la dolce, robusta e al tempo stesso duttile ardesia ... Ma a luglio non ci sono cachi sugli alberi! Eppure li ho visti e assaggiati i frutti di Accomodata! Magicamente trasportati nelle stagioni, tanto che il futuro sembrava riuscire a essere nello stesso tempo la riproduzione fotografica del passato e la rassicurazione estetica, tattile, gustativa, olfattiva, uditiva ed emotiva di un evento vissuto nel qui ed ora.
Darsi tempo, nel feng shui è fondamentale.
Seguire i tempi naturali lo è altrettanto.
A volte succede che i tempi si mescolano, si smarriscono, si ripetono, si dimenticano. Anni e anni di vita cancellati dal calendario, anche di quello degli anni ancora a venire.
Cambiare casa necessita di svolgere due processi mentali opposti tra loro. Ricercare il nuovo e abbandonare tutto quanto fino a ieri ci vestiva e ci proteggeva.
Sapere da dove si parte e capire dove si vuole arrivare.
Più il cambiamento è drastico e più si sviluppa il conflitto tra le parti che necessitano una nuova stabilità e quelle che propendono per la conservazione.
Accomodata non voleva grandi cambiamenti nella sua vita quanto cambiare il modo in cui fare le cose da fare e voleva farlo seguendo l’arte raffinatissima del feng shui.
Docile nell’accettare una procedura assolutamente necessaria nel feng shui, rinunciò subito a seguire il mio consiglio di tornare a visitare quello che sarebbe diventato il suo studio non prima di un paio di mesi e, puntualmente, ogni giorno arrivava in cantiere, quasi sentisse il bisogno di constatare il parallelismo tra l’accumularsi delle macerie e il sorgere in lei di una condizione emotiva e psichica altrettanto distruttiva quanto necessaria.
Decisa ad affrontare con coraggio e con forza quello che spesso e in diverse occasioni viene affermato per spiegare che nel feng shui, come nella bioarchitettura, gli spazi edificati, siano come la terza pelle dell’uomo e della donna che li abitano.
Seduta tra le macerie Accomodata mi offre un dolce a base di cachi e rum e mi racconta del suo passato e di come immagina il futuro. Il passato simboleggiato dalla sua pietra rosa che immagina collocata nell’area che vuole destinare al relax, alla pausa dalle fatiche della vita. Il futuro, che desidera rappresentare simbolicamente con un ritrovamento che per giorni ricerca tra i detriti che, solo dopo il suo scandaglio e la sua selezione, possono venire caricati verso la discarica.
Alle foto nitide di uno spazio perfettamente rifinito si sostituiscono quelle di una “realtà” scarna e sfocata in cerca di identità.
L’ascolto e penso a quello spazio in cui l’area della conoscenza è estranea, esclusa.
In lei nessun desiderio di memoria, di conferma, di salvataggio del suo passato... Solo rinascita, ripartenza, novità, in sintesi: accoglienza al futuro.
Ogni mio pensiero era anticipato dalle sue visioni, inutili gli appelli metaforici all’analogia tra ristrutturazione edile e ristrutturazione emotiva. Accomodata rifiuta la verbalizzazione e la concettualizzazione della condizione umana. A me non restava che assistere, accompagnare e, ora che i lavori hanno superato una fase sempre triste e difficile da descrivere, testimoniare i giorni che durante quella fase furono sempre di pioggia nonostante la stagione estiva. Poi finalmente il sole e la soddisfazione di Accomodata quando vede appoggiati sul pavimento quelli che per tutti, allora come ora, sono semplicemente due grossi macigni di pietra locale, il cosiddetto oro nero ovvero la dolce, robusta e al tempo stesso duttile ardesia ... Ma a luglio non ci sono cachi sugli alberi! Eppure li ho visti e assaggiati i frutti di Accomodata! Magicamente trasportati nelle stagioni, tanto che il futuro sembrava riuscire a essere nello stesso tempo la riproduzione fotografica del passato e la rassicurazione estetica, tattile, gustativa, olfattiva, uditiva ed emotiva di un evento vissuto nel qui ed ora.
Darsi tempo, nel feng shui è fondamentale.
Seguire i tempi naturali lo è altrettanto.
A volte succede che i tempi si mescolano, si smarriscono, si ripetono, si dimenticano. Anni e anni di vita cancellati dal calendario, anche di quello degli anni ancora a venire.
Cambiare casa necessita di svolgere due processi mentali opposti tra loro. Ricercare il nuovo e abbandonare tutto quanto fino a ieri ci vestiva e ci proteggeva.
Sapere da dove si parte e capire dove si vuole arrivare.
Più il cambiamento è drastico e più si sviluppa il conflitto tra le parti che necessitano una nuova stabilità e quelle che propendono per la conservazione.
Accomodata non voleva grandi cambiamenti nella sua vita quanto cambiare il modo in cui fare le cose da fare e voleva farlo seguendo l’arte raffinatissima del feng shui.
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