mi piacciono le confidenze, i segreti, tutto quanto è nascosto e soprattutto assistere al momento in cui una persona scopre qualcosa che prima non sapeva. se si sta attenti in quell'attimo la vedi cambiare, spesso sorride ha un lampo che le passa negli occhi e anche il respiro diventa più leggero.
al contrario ci sono rivelazioni che quando arrivano lasciano interdetti o sgomenti. ecco a quelle preferisco non assistere.
ma in linea di massima riesco quasi sempre a cavarmela perchè sono velocissima a identificare un vantaggio per l'altra persona (o per me) anche nella situazione più nera che di solito riguarda aspetti e vicende di ordine economico o pratico e quindi per me molto poco interessanti.
se invece sono notizie brutte di natura personale, come dicevo, tendo a proporre una lettura alternativa e quindi in qualche modo portare l'altro a "scoprire" qualcosa che in fondo compensa la brutta notizia e quindi rientra nel primo caso di cui parlavo all'inizio.
spesso avverto nell'aria il mistero o il segreto che aleggia e mi incazzo un casino se mi viene celato. divento ossessiva e finisco col detestarmi.
se poi ricevo in confidenza la conferma di quello che avevo intravisto un po' mi consola, ma insomma non è che sia nemmeno bello sapere in anticipo una cosa e dover aspettare che l'altro ci arrivi.
allo stesso modo in certi casi diventa complicato parlare delle conseguenze della confidenza ricevuta che solitamente apre scenari diversi da quelli prefigurati, ma che ha in sè, a seconda della struttura della persona, il suo inizio, il suo svolgimento e la sua fine.
va tutto bene finchè la confidenza è una sorta di comunicazione, ma la cosa diventa complicata quando finisce con una domanda tipo: "dimmi tu cosa dovrei fare" oppure: "chissà come va a finire?"
resto sempre stupita di questa domanda. mi verrebbe da dire: "e io che cosa ne so?", voglio dire, se non lo sai tu come stai messo lo devo sapere io?
ma a parte questi piccoli disagi derivati in gran parte dal lato più cognitivo della persona, resta che le confidenze mi piacciono. le cose è sempre meglio dirle soprattutto a se stessi.
infatti rido sempre quando mi dicono: "ma sai, non mi sembrava carino dirtelo"
spero di no, ma credo di essere un caso particolare a pensare che le cose che si ritengono poco carine da dire si dovrebbe evitare di farle, più che una volta fatte tacerle.
in tutti i campi sarebbe tanto semplice non fare cose che si sanno disdicevoli e poi prendersela con le intercettazioni come se la percezione di un dato di fatto sia la colpa o la causa del comportamento.
questa è una delle mie manie e spesso la dico e sempre mi danno ragione e mi dicono: "ma certo è vero hai ragione" e poi chissà perchè invece spunta sta sorta di pudore nel dire che si è fatto qualcosa che si ritiene possa dispiacere all'altro.
un controsenso senza senso.
le persone quando fanno qualcosa hanno sempre delle buone ragioni e delle motivazioni per loro importanti, il parere degli altri o le conseguenze sugli altri non dovrebbero riguardare chi compie l'azione o al limite andrebbero tenute presente preventivamente.
per non parlare di chi proprio non dice niente di come stanno le cose e crea universi che dico? costellazioni parallele!
e non parliamo di quelli che fanno pure finta di crederci!
i segreti svelati soprattutto se piacevoli per chi li rivela sono attimi preziosi è un peccato rovinarli con i sensi di colpa o con la menata del peccato originale che porta dritta al confessore o in tribunale.
NB: la storia è riferita a fatti e persone realmente esistenti, quindi ovviamente, detto in confidenza, terrò il segreto per me.
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