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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

sabato 3 marzo 2012

fedeltà in prosa


"Amati defunti", come lo spiego?
Ci provo, ma neanche io so come.
Diciamo un albero genealogico della mente.


Definizione azzeccata direi.
Perchè i gusti nel tempo si sono affinati e precisati, ma più ci penso e più mi accorgo che le radici dei semi che sono nati al tempo dei primi ricordi hanno influito anche nella costruzione di un'idea dell'amore oltre che della vita e di me stessa in relazione con il mondo.




uno dei pochi amori in cui c'è stata reciproca fedeltà e assidua compagnia sebbene discreta e a distanza.
un destino che ci ha fatto incontrare quando ero ragazzina e ritrovare più e più volte in contesti ed età diversi tra loro in continua metamorfosi di gusti e di passioni, arriva quel nome e subito l'atmosfera si ammanta di ombre, domande e contatto con l'oscuro di cui fanno parte anche Poe, Tanizaki, Jodorowsky e tutti quegli autori che mi hanno insegnato a trasporre la psicologia e quel che attiene a quella materia nella vita quotidiana.
Kafka, evoca da solo e di per sè molto dell'inespresso che, per scelta, preferisco resti tale, dei miei processi  di costruzione mentale.
pensavo che sarebbe stato un amore qualunque, da rimpiazzare col successivo e invece no.
le cose sono andate che anche quando mi sono trovata in contesti estranei alle sue visioni, qualcosa lo rendeva nuovamente vicino.
kafkianamente è ormai un modo di dire e di intendere un genere e uno stile che registi e scrittori hanno ripreso senza a mio parere rendere ancora del tutto, anche per via del fatto che ciascuno interpreta la sua opera secondo la propria sensibilità ed esperienza soggettiva, eppure Kafka è universalmente riconosciuto per qualità che alcuni tentano di rendere oggettive benché appunto, secondo me, sia impossibile.
nero è il colore di Kafka e trovare un video che tralasciasse questa semplificazione è stata un'impresa, poi ho visto questo che propongo, anche per via della scelta di abbinamento musicale, e che mi sembra rappresenti abbastanza bene come lo vedo e come lo sento io che lo immagino persona prima che scrittore.
c'è un passaggio da quando era alle Generali a quando ha lasciato il lavoro che ha tanto a che fare con me e con la storia di un dirigente di quella compagnia che si suicidò ai tempi in cui anche io lavoravo per l'assicurazione triestina come addetta stampa.
e poi gli altri passaggi nella via vita, fino al più recente di Kafka sulla spiaggia della scorsa estate. un passaggio che presto svanirà come orme sulla sabbia perché Murakami, mi piace dirlo, regge male il paragone.
sapevo che ne avrei scritto malamente di Kafka, in effetti avrei fatto meglio a scriverne solo il nome e lasciare che chi passa leggesse nella sua pagina personale le definizioni che ha trovato perché quando penso a lui mi disperdo sempre in un castello di fantasie e suggestioni.

"Prima non capivo perché la mia domanda non ottenesse risposta, oggi non capisco come potessi credere di poter domandare. Ma io non credevo affatto, domandavo soltanto".

8 commenti:

  1. ma dobbiamo proprio parlare di amore e di morte? scusa, ma non sono in vena di nessuno dei due in questo periodo.

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    1. uff, ma veramente io sto parlando di imprinting "culturali", ignora il tag:)
      (comunque ho quasi finito:)

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    2. ma per carità, mica voglio fermarti! e poi il blog non è il tuo?

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    3. ahahahah, vero!
      a volte mi scordo:)

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  2. parliamo di odio ... io ODIO Kafka ... e tutti gli scrittori/compositori/poeti/musicisti dell'Est.
    Sarà che dopo la campagna di Russia .. no vabbè... è che mi mettono un'ansia addosso.
    Perndi Kafka mica lo riesco a leggere Il Castello, e manco La Metamorfosi, mi ci identifico. E pure con Delitto&Castigo di Feodor. Mi fa venire l'angoscia anche se non ho ammazzato alcuna vecchia (non ancora almeno).

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    1. uhmmm, Fëdor Dostoevskij slurp:)
      giuro di soprassedere anche se ho letto di un paio di racconti brevi che potrei anche infliggervi:)
      (l'eterno marito e la mite)

      vedo che sei rimasto fulminato dall'aforisma, quindi raddoppio:) sempre di quel simpaticone di Cioran:
      "La crudeltà - nostra più antica caratteristica - raramente la si dice posticcia, simulata, apparente, termini appropriati invece alla bontà che, recente e acquisita, non ha radici profonde: invenzione tardiva, non trasmissibile, che ciascuno si sforza di reinventare riuscendovi solo a tratti, nei momenti in cui la sua natura si eclissa e si trionfa dei propri antenati e di sé."

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  3. potrei commentare: mmmmmmmm
    rilancio dicendo che manco Bulgakov ...

    la crudeltà? uhm sto giusto leggendo qualcosa in merito.. ci posterò un pensiero

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    1. sei pieno di pregiudizi!
      cuore di cane e il maestro e margherita dai, si leggono bene.
      poi basta pensare che sono autori universali, comunque anche Cioran è dell'est, un sacco sono dell'est prendi Bregović ecc
      vabbhè, per evitare torti, odiamoli crudelmente tutti salvo i genovesi che ne abbiamo un bel po' in tuttissimi i campi;)

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