e stalattiti sul soffitto, lo sappiamo_ ecc_ ecc
Terra di santi, poeti, marinai, gente ricca di varietà tanto che è difficile tracciarne un profilo univoco.
Costruita a strati impastanti di arte, memorie, cultura, capace di rinnovarsi, resistere combattere, insorgere e risorgere pure dalle ceneri e dalla lava facendo emergere comunque e ovunque bellezza e stile.
Gente che ha lanciato schiaffi, sassi, monetine, stampelle, dadi, financo statuette al potere e contro i soprusi anche durante le invasioni barbariche che ancora si succedono e sotto nuove forme tentano di annientarne l'animo a tratti sopito ma sempre ribelle e spesso vincitore grazie a qualche colpo di genio creativo e improvviso.
Meta sospirata e agognata da sognatori, artisti, scienziati e dalla gente comune povera in patria di quel non so che capace di accostarsi meglio che altrove all'amore, al bello, all'ospitalità e ai buoni sentimenti.
Rispettata e temuta, ma soprattutto invidiata da tutti tranne che da chi per destino vi è nato e spesso vorrebbe lasciarla, stanco di vederla in mano a ignoranti incapaci di governarla o quanto meno conservarne le qualità e i pregi.
Non ci vuole un genio, ce ne sarebbe da fare, basterebbe prendersi cura di quello che già abbiamo.
Un eretico che invece di piccinerie momentanee predicasse una visione coerente con la natura intrinseca dei luoghi invece di agire per rendere le genti e i loro habitat avulsi dalla loro storia e dalle loro risorse spontanee e più durature.
Uno scrigno così ricco e zeppo di tesori che non si fa tempo a trasformarlo in discarica che subito altrove fa risplendere angoli sconosciuti e incontaminati per incantare le masse che, memori degli antichi fulgori vi si recano per apprezzarne le eccellenze, cieche dell'attuale degrado e, spinte da un animo nobile o anche solo per potersi poi vantare di esserci state, percorrono da una meta all'altra la nazione tornando sempre con un pezzetto di cuore più illuminato e lo stomaco più contento, al loro paese.
Hai voglia di inni e di tricolori.
Non è da lì che partono la storia e i valori di questa cultura oggi così degradata.
Sto parlando di un territorio sorto dalle derive continentali e, pertanto, destinato a venire prima o poi inghiottito da un vulcano o dal mare, nato per svolgere un ruolo che nell'arco di tempo infinito dell'universo è risibile.
Sto cercando di dire di una sorta di Atlantide, di un mito, di una leggenda imperitura, di adesione all'icona che dal Fiume Giallo al Titicaca rappresenta, nell'immaginario collettivo all'estero, un modello tanto forte e grande da competere con i miti divini e con i più alti esempi di civiltà che l'umanità è stata capace di esprimere lungo l'intera esistenza.
Che mi è preso?
Nulla.
Sono stanca di sminuire o far finta, io stessa per prima insieme ai coevi, che non ci siano altri motivi diversi dalla lagna che giustifichino la mia nascita in quello o in questo paese.
Certo fossi nata in Islanda (con tutto il rispetto) la cosa l'avrei detta con meno parole invece che in due post, ma ora la domanda è:
Nelle mani di chi la vogliamo mettere tutta sta roba?
dello imperatore, ovviamente.
RispondiEliminada com'è messa qualsiasi siano dureranno poco, il tempo di nominare il nuovo presidente della repubblica e finire le comunali e si ricomincia con una nuova campagna elettorale, a meno che arrivi l'apocalisse da me sempre attesa e auspicata:)
Eliminalassa perde. rischiamo di morir cagando, secondo proverbio...
Eliminalascio perdere una cippa!
Eliminaè che conosco solo gente che la pensa come me e abito in una regione pensante, altrimenti farei campagna contro.
Che tristezza.
RispondiEliminaIn mano a chi? ...che palle!
Paola
al momento eviterei quelle solite il mio odio viscerale è ad personam!
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