osservando le dinamiche personali prima o poi si arriva o ci si imbatte in una definizione che rappresenti sinteticamente le proprie caratteristiche.
ci sono etichette esaustive e altre complesse.
nel secondo caso è necessario avere le capacità e le conoscenze per connettere le varie componenti tra loro così che vi sia aderenza e coerenza tra la definizione e il significato.
nel primo caso, invece, ci si limita e accontenta di interpretazioni piane spesso riduttive, ma bastanti.
per natura sono portata alle trame complesse che nel mio vocabolario si riassumono con il termine sistemica.
una sorta di filosofia che trova applicazione in diversi campi.
quello che non sapevo è che il precursore di questo pensiero sia un russo della fine dell'ottocento.
e così dal voler parlare della sistemica mi ritrovo a ripensare al ruolo della cultura nella storia, a interrogarmi sulle facoltà intellettive e ai corsi e ricorsi.
forse, anzi ne sono quasi certa, i grandi temi sono da sempre presenti nel pensiero dei più illuminati e cambia solo il lessico in cui la loro trattazione viene riammodernata.
Aleksandr Aleksandrovič Malinovskij alias Bogdanov e la partita a scacchi con Lenin. |
ogni essere umano nasce con pari opportunità, ma solo pochi riescono ad avvantaggiarsi, i più si accontentano del minimo.
ogni epoca vede personaggi di spicco, spesso l'umanità se n'è accorta a posteriori, chissà quale sarà o saranno i pensatori dell'epoca dei centoquaranta caratteri?
perché è certo che prima o poi nascerà o verrà alla luce il filosofo dei tempi moderni.
qualcuno che sappia riscrivere dei grandi temi dell'umanità nel linguaggio in voga oggigiorno.
io, che invece sono una mente media, continuo a pensare e scrivere con troppe parole.
se dico che per me, in qualsiasi organizzazione: famigliare, sociale, produttiva, ecc., ciò che agisce è il fattore energetico che scaturisce dalla commistione più o meno armonica del tutto con il singolo, penso subito che, a parte me, nessuno lo capisce.
fortunatamente non desidero convincere nessuno sulla comodità ed efficacia del pensiero sistemico, io stessa verifico continuamente che funzioni; e funziona.
mi offre una chiave di lettura, interpretazione e rappresentazione della mia identità nei confronti del prossimo e del mondo.
mi ricorda che la presenza di un sintomo ha cause sia esogene e sia endogene e che solo correggendo sia l'una che l'altra componente, forse, le cose si raddrizzano o prendono una direzione univoca.
la lezione che stento a imparare è accettare senza patemi che i sistemi siano degradati e che in mancanza di un faro illuminante, mi senta costretta ad ampliare il campo visivo così da includere esempi lontani nel tempo e ripartire ogni volta da punti di vista sempre più lontani, che diano senso all'oggi.
per dirla con una metafora è come la storia della farfalla che sfarfalla in cina e si ripercuote ovunque, solo che intendo questa onda sia fuori e sia dentro all'individuo compresente a quell'azione.
RispondiEliminaconcetto che estendo in ogni campo.
ad esempio la medicina.
preferisco il modello cinese perchè invece di curarsi degli organi che manifestano il sintomo, si occupa di quelli che lo producono.
comunque tutto il discorso prende il via dalla mia storia famigliare di questi giorni.
da una sorta di malessere che, pur riguardando solo parte di essa, finisce con l'agire sul resto e che, secondo me, può venire recuperato se e quando tutte le parti si saranno riequilibrate sull'aspetto che è emerso attraverso l'entrata in crisi del soggetto più debole della catena delle relazioni.
allo stesso tempo e tanto per fare un esempio, ciò che mi "affligge" è anche uno dei motivi per i quali passo in giro e da te, ma senza commentare.
uno può dire o pensare: "sei triste o preoccupata" invece no.
sto semplicemente riallineando il fuori con il dentro in un modo che senza ledere nessuno mi soddisfi.
comunque buon millecinquecentesimo!
no, no, il realismo è un'altra corrente!!!
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