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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

martedì 19 marzo 2013

l'edera di Sohrāb

از مرز خوابم می گذشتم،

Passavo dal confine del mio sogno
سايۀ تاريک يک نيلوفر
l'ombra oscura di un'edera
روی ھمۀ اين ويرانی فرو افتاده بود.
era ricaduta su tutta questa rovina. 
کدامين باد بی پروا 
Quale impavido vento 
دانۀ اين نيلوفر را به سرزمين خواب من آورد؟
portò mai il seme di quest'edera nel territorio del mio sogno? 
در پس در ھای شيشه ای رؤيا ھا،
Dietro le vitree porte delle visioni 
در مرداب بی ته آيينه ھا،
nella palude senza sfondo degli specchi 
ھر جا که من گوشه ای از خودم را مرده بودم
ove morivo un pezzo di me, cresceva un'edera 
يک نيلوفر روييده بود.
come se attimo dopo attimo si versasse nel mio vuoto
گويی او لحظه لحظه در تھی من می ريخت
ed io nel suono del suo sbocciare
و من در صدای شکفتن او 
attimo dopo attimo morissi me stesso. 
لحظه لحظه خودم را می مردم.
Crolla il tetto del portico
بام ايوان فرو می ريزد
e il ramoscello dell'edera si attorciglia intorno a tutte le colonne.
و ساقۀ نيلوفر بر گرد ھمۀ ستون ھا می پيچد.
Quale impavido vento 
 کدامين باد بی پروا 
portò mai il seme di quest'edera nel territorio del mio sogno?
دانۀ اين نيلوفر را به سرزمين خواب من آورد؟
Crebbe l'edera 
نيلوفر روييد،
spuntò il suo ramoscello dal fondo del mio trasparente sogno. 
ساقه اش از ته خواب شفافم سر کشيد.
fui nella visione 
من به رؤيا بودم،
arrivò l'alluvione del risveglio. 
سي
Aprii gli occhi [immersi] nella rovina del sogno: 
l'edera si era attorcigliata a tutta la mia vita, 
nelle sue vene, ero io che scorrevo. 
La sua vita in me aveva radici 
era tutto me stesso. 
Quale impavido vento
portò mai il seme di quest'edera nel territorio del mio sogno?



Sohrāb Sepehri, poeta, scrittore e pittore iraniano (1928_1980), le sue raccolte più significative sono: “La vita dei sogni” (Zendegi-ye khāb-hā, 1953); “Le macerie del sole” (Āvār-e āftāb, 1961); “Il suono dei passi d’acqua” (Sedāye pā-ye āb, 1965); “Il viaggiatore” (Mosāfer, 1966); “Il volume verde” (Hajm-e sabz, 1967); “Noi nulla, noi sguardo” (Mā hich, mā negāh, 1977). 


la poesia è tratta da un file dal titolo "Florilegio dei poeti persiani contemporanei", trovato cercando una poesia sul giardino senza foglie (il mio giardino, da inverno di Mehdi Akhavān Sāles, sempre sul file), ma alla fine ho preferito questa per l'immagine del seme dell'edera finito per caso, e lì cresciuto, nei sogni dell'autore.


sarà che ultimamente mi pare di essere avvinghiata da un'edera di pensieri e considerazioni ricorrenti e infestanti?

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