la voce usciva storta contro la ringhiera
(pag 23)
fin da subito mi è venuto di leggerlo col pensiero ad alta voce.
ogni tanto mi è scappato solo di leggere e ho dovuto tornare indietro perché al posto della frase era rimasto un buco.
solitamente sono gli occhi che parlano al cervello attraverso lo scorrere del testo, questo libro no.
suona.
e se metti insieme le note ne esce un discorso e dietro il paesaggio con i suoi dettagli, la gente che ti guarda, e spettegola su quest'altra tipa che, come tanti prima di lei, crede di saper leggere tra le righe della loro esistenza.
"veniva il giorno che uno per toccare qualcosa, per farsi conoscere, strozzava una donna, le sparava nel sonno, le rompeva la testa con una chiave inglese"
(pag 21)
neanche si aspettano più che qualcuno vuoti il sacco o gli dica com'è oggi il mondo invece di quello in cui sono rinchiusi da sempre come a ricordare che ci sia stato un loro momento nonostante l'impressione di averlo perso o mancato.
"Poi con l'estate del '43 la bella vita era finita (...) era venuto settembre, tornati i tedeschi, tornata la guerra - i soldati arrivavano a casa per nascondersi, travestiti, affamati, scalzi, i fascisti sparavano fucilate tutta la notte, tutti dicevano: 'si sapeva che finiva così'..."
(pag 135)
Nessun commento:
Posta un commento