... oltre a mettere ali alla fantasia, ti porta altrove fisicamente.
è quello che accade nel libro di Pascal Mercier da cui è stato tratto un film che consiglio per un giorno freddo, meglio se con un po' di febbre (che tanto è relativamente impegnativo).
premetto che ne hanno parlato così e così sia del racconto e sia della trasposizione cinematografica.
a me è piaciuto, diciamo quanto mi piace Jeremy Irons che, nonostante i suoi 65 suonati, mantiene intatto il suo appeal.
l'incipit: dopo aver salvato una sconosciuta in procinto di buttarsi da un ponte, un professore di liceo (Gregorius) resta incantato da un libro trovato nella tasca del cappotto dimenticato dalla donna.
tra le pagine un biglietto del treno notturno per Lisbona.
il volumetto risulta essere scritto da Amadeu Inácio de Almeida Prado, di Lisbona.
Gregorius legge e commenta la frase topica del libro in compagnia del proprietario della libreria a cui si è rivolto per avere notizie della fuggitiva.
“se possiamo vivere solo una piccola parte di quanto è in noi, che ne è del resto?”.
“se possiamo vivere solo una piccola parte di quanto è in noi, che ne è del resto?”.
ma il treno è in partenza così, credendo di trovare la donna in stazione, vi si reca e, non scorgendola, decide di salirvi.
vuole conoscere l'autore che lo ha così tanto colpito e si reca a casa sua dove però trova solo la sorella (interpretata da Charlotte Rampling, anche lei prossima ai settanta, e quasi irriconoscibile a chi la ricorda ai tempi di portiere di notte, salvo che per lo sguardo che la rende unica in ogni età).
Altro interprete di notevole caratura, Christopher Lee, uno dei protagonisti della vita del giovane Amadeu, che il professore incontra nel tentativo di ricostruire un'esistenza di cui invidia vitalità, opportunità e pienezza.
la storia, narrata nella raccolta postuma degli scritti del medico portoghese, si svolge infatti durante la dittatura di Salazar e fino alla rivoluzione dei garofani.giorno in cui Amadeu muore di aneurisma cerebrale.
ciò detto, il film, come dicevo, mi è piaciuto.
vero che avrebbe potuto esser meglio (come di fatto è la totalità delle cose del mondo), ma il meccanismo che completa il puzzle fatto di incontri, dialoghi e ricostruzioni è gradevole.
quindi la critica è forse che il tutto risulta un po' freddino e che si sarebbe potuto osare di più, soprattutto nel dare maggiore accento al risvolto psicologico che il film si propone di indagare.
del resto lo stesso Gregorius si definisce "una persona noiosa", come la vita monotona e cadenzata che vive nella neutrale e sterilizzata Svizzera, dunque tutto quel che è trattenuto o solo accennato rispecchia un personaggio comunque capace di empatia e slancio verso la comprensione dei drammi e delle complicazioni altrui.
riguardo all'accusa di lentezza trovo invece che i tempi pacati consentano allo spettatore di farsi i suoi film sugli spunti che offre la sceneggiatura oppure la libertà di godersi semplicemente la visione della pellicola, garbata e ben interpretata da un cast eterogeneo in cui ben figurano anche gli attori che impersonano i protagonisti nel loro passato giovanile.
Mendès era un diplomatico Che salvo' gli ebrei dall Olocausto e Salazar lo fece arrestare,qui si parla Di un Mendès boia Di Lisbona famigerato Di cui non si e' mai saputo nulla ed era sicuramente un importante funzionario del PVDE ma il perché lo chiami Mendès non si capisce.Alla fine risulta un pastiche sentimentaloide Dove la parte politica rimane confusa,in linea con i tempi barbari fascisti in cui viviamo.Hasta la révolution siempre
RispondiEliminaecco sì... condivido, hai spiegato benissimo il senso di inconcludenza che lascia anche volendone apprezzare gli altri aspetti.
Eliminasulla definizione dei i tempi attuali sei stato fin troppo generoso e garbato... hasta siempre!