ogni cosa sembra avvenire 'tra' o 'fra' un qualcosa e un qualcos'altro.
quello che si vorrebbe o ci si auspica a un opposto e, dall'altro, ciò che è alle sue spalle.
in mezzo quel che si dice o viene chiamato 'presente' diverso da entrambi.
avulso e incomprensibile.
sembra come dissolto e sparito quel 'proseguire' che desume dal prima per 'sfociare' in un poi.
come stare la centro di un corto circuito.
essere in qualcosa che è apparso all'improvviso e da cui potrebbero scaturire prevedibili conseguenze che invece si risolvono in altrettanto inattesi sviluppi.
apparenti 'complicazioni' ingiustificate e immotivate a cui è sempre impossibile trovare buone ragioni, cause, responsabilità, come dipendesse sempre e solo dal fato.
le cronache, schizofreniche, registrano gli effetti e mai hanno o danno spazio alle cause che pure ci sono.
eppure niente scaturisce dal nulla, altrimenti 'l'eccezione' resterebbe tale, invece di perpetuarsi e ripetersi ogni volta sfociando in eventi che mancano di senso e di pietà.
se pure sappiamo cosa siamo stati e quel che vorremmo, viviamo in un t/fra di cui ignoriamo tutto e che molto probabilmente si metterà di traverso in modo tale da cancellare in un colpo il passato e il suo futuro così che, se se mai qualcuno potesse o riuscisse ad attraversarlo indenne, gli restasse più niente dell'attesa di un nuovo e peggiore intermezzo.
tutto sembra invisibile, impossibile e irreale eppure ha un suo luogo dove esistere, e sebbene nessuno possa dire di averlo mai veduto e toccato, sono tanti quelli che vi sono finiti.
ironia della sorte, in quel dove di passaggio si può arrivare, ma uscirne è impossibile.
una sorta di pre_inferno, per chi crede al paradiso, o di oblio spacciato per esistenza.
chiedere a Milan Kundera, lui ne sa.
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