(dietro ogni scemo c'è un villaggio)
Tu prova ad avere un mondo nel cuore
e non riesci ad esprimerlo con le parole,
e la luce del giorno si divide la piazza
tra un villaggio che ride e te, lo scemo, che passa,
e neppure la notte ti lascia da solo:
gli altri sognan se stessi e tu sogni di loro
(...)
Le mie ossa regalano ancora alla vita:
le regalano ancora erba fiorita.
Ma la vita è rimasta nelle voci in sordina
di chi ha perso lo scemo e lo piange in collina;
di chi ancora bisbiglia con la stessa ironia
"Una morte pietosa lo strappò alla pazzia".
(e 'dietro ogni blasfemo c'è un giardino incantato')
testi dell'album
già lo scemo del villaggio... ai tempi uno era. uno per paese.
adesso sembra che tanti siano i paesi e ancor di più i matti (ma in senso diverso da quello di Frank Drummer).
più scemi che matti. quelli che fanno e quelli che lo subiscono.
c'è sicuramente un posto, un'isola che galleggia sulla poltiglia di quel mondo andato con i tempi, dove denaro, amore e religione sono materia ignota.
finché resterà deserta ci si potrà rifugiare con il pensiero, scriverne odi, cantarne le bellezze, mescolare colori per farne emergere le luci e i chiaroscuri, ci si potrà farne un film o negarne l'esistenza...
ma guai a posarci sopra anche solo l'ombra di un'orma altrimenti va a finire che diventa un villaggio, arriva uno scemo e torniamo daccapo.
Da un po' tempo registro un crollo generale delle abilità cognitive negli interlocutori occasionali (al lavoro, al mercato, ecc...)
RispondiEliminaScomparso il sentimento della vergogna, l'ignorante (o il rincoglionito) fieri di essere tali, non sentono il bisogno di emancipazione e dato più sconfortante, determinano l'appiattimento "a loro immagine", della realtà.
beh, personalmente intrattengo sporadici e fugaci rapporti con il prossimo (vale anche per il blog), però concordo con quello che scrivi e aggiungo di più.
Eliminami pare che l'italiano stesso (la lingua italiana) si stia estinguendo.
sempre più spesso mi capita di notare una volgarizzazione del linguaggio nella cadenza, che spesso ha inflessioni dialettali della capitale... si nota molto nelle interviste sia a personaggi 'famosi' e sia fatte in strada.
eppure ricordo che c'è stato un tempo in cui ci si capiva almeno per quanto riguarda l'idioma, gli anziani certo li si sentiva parlare in dialetto stretto, ma studenti, casalinghe, impiegati, bottegai a confronto di quelli attuali, si può dire che parlassero forbito...
abbiamo pure il premier fiorentino, ma già è tanto se si ricorda di tirare lo sciacquone figuriamoci sciacquare i panni nell'Arno...