quand'ero piccola (che è anche il titolo di una famosa canzone di Mina) mi piaceva la formula uno, poi ho seguito le moto e adesso (lo confesso) seguo il giro, il tour e le gare ciclistiche.
segno del tempo che passa, della fatica a seguire processi veloci, del desiderio di lentezza.
lentezza per altro relativa viste le punte di velocità che i ciclisti toccano in discesa e, devo dire, anche in salita.
aiutini a parte, resta vero che la bicicletta è un mondo affascinante e spesso la gara in rosa ha accompagnato e consolato gli italiani, gli ha dato coraggio e speranza, ha unito e diviso gli animi, ma senza la violenza e l'estremismo del calcio.
forse un giorno finirò a guardare i vecchietti che giocano a bocce o le gare di tiro a segno, sport ne ho fatto poco, diciamo che ho provato a nuotare ma in fondo la penso come Churchill 'No sports, just whisky and cigars'.
della bicicletta ricordo quando tolsi le rotelline, le prime cadute e soprattutto l'ultima, piuttosto recente e tragica in cui ho chiuso la carriera.
certo è che se il modello fosse stato quello qui sopra, neanche ci sarei mai salita.
ma io dico: si può???
nemmeno fa ridere, anzi direi che fa solo pena vedere un primate avvilirsi in un esercizio faticoso e assurdo, costringendosi a posizioni che a tutto fanno pensare tranne che a un gesto atletico.
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