momentaneamente: il fiore di morfeo

domenica 26 marzo 2017

il fiore di morfeo

secondo me l'idea del campo di papaveri di ceramica le venne (siamo nel 2014) per via che quelli veri faticava a farli nascere (soprattutto a novembre) e l'età avanza tanto che si stanno già allestendo i cerimoniali per l'estremo saluto.

elisabetta me la ricorderò così.

assurdamente vestita e riverita mentre passeggia in un paesaggio surreale e anacronistico, così com'è tutto il mondo che l'ha circondata e la circonda.

tornando ai papaveri, son anni che ci provo, senza successo e anche la mia età avanza.

quindi quest'anno ritento con il massimo impegno ma minori ambizioni.

ho scelto una semenza mista.

il risultato atteso è una cosa tipo quella qui sotto.

diventerò anch'io una regina dei papaveri?
appuntamento verso luglio...

4 commenti:

Pier26 marzo 2017 alle ore 18:56
all'ikea vendono i papaveri di legno, nel caso la natura matrigna, i tassi, le talpe, le tasse ti fossero avversi...
per i cinghiali non hai da temere li ho tutti nel giardino sottocasa
RispondiElimina
Risposte
carlo49calati28 marzo 2017 alle ore 13:45
poco favorevole alle installazioni, devo dire che questa è di grande effetto anche se quel rosso sangue mi richiama più tulipani che papaveri. (auguri per i tuoi, di papaveri)
massiolegnani
RispondiElimina
Risposte

Aggiungi commento

silenziosamente

La società contemporanea teme il silenzio, sente la necessità di coprirlo, annullarlo, negarlo creando città rumorose, luoghi di ritrovo frastornanti, momenti di solitudine anch’essi fitti di suoni (il cellulare che squilla, la musica dell’iPod nelle orecchie...).

Forse perché spesso silenzio diventa sinonimo di solitudine, isolamento, vertigine di vuoto. Eppure una lunga tradizione, che affonda le sue radici in un tempo lontano, dice che è ricchezza e non mancanza, pienezza anziché vuoto, gioia piuttosto che tristezza, nascita invece di morte.

Oppure accidia (ovvero: indolenza, inerzia, negligenza, tedio, ansietà del cuore) una forma di torpore o, secondo la traduzione della parola greca da cui origina, uno stato di noncuranza (a=non e kedos=cura), una mancanza di affezione, un senso opprimente di vacuità accompagnato da una strana noia irrequieta e insoddisfatta che prende di mira in particolar modo le persone solitarie e le assale specialmente nelle ore del mezzogiorno… continua a leggere

Henry Miller su Anais Nin

Sei così pronta, così intelligente.
Ma non mi fido della tua intelligenza.
Tu crei uno schema meraviglioso, tutto è al suo posto, e sembra chiaro in un modo assolutamente convincente, troppo chiaro.
E intanto, dove sei tu?
Non sulla chiara superficie delle tue idee, no, tu ti sei già tuffata più a fondo, in regioni più oscure, così uno pensa che tu gli abbia dato tutti i tuoi pensieri, ma lo immagina soltanto che tu ti sia svuotata in quella chiarezza.
Invece ci sono strati e strati - sei senza fondo, insondabile.
La tua chiarezza è ingannevole.
Sei la pensatrice che suscita in me più dubbi, più confusione, più turbamento.

epicuro

La carne non ammette limiti nel piacere, e il tempo che serve a procurarle tale piacere è anch'esso senza limiti. Ma il pensiero che ha appreso a ragionare intorno al fine e al limite di ciò ch'è pertinente alla carne, e che ha soppresso il timore dell'eternità, ci rende possibile una vita perfetta, per cui non sentiamo più l'esigenza di un tempo infinito: esso non rifugge dal piacere ne, quando le circostanze ci portano al momento di uscire dalla vita, può dire di andarsene avendo tralasciato qualcosa di ciò che rende questa ottima.