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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

lunedì 20 giugno 2011

Ranocchio, Katagiri e Gran Lombrico


Quando Katagiri rientrò nel suo appartamento, ad attenderlo c'era un ranocchio gigante.
- E' uno scherzo?
Ranocchio mise una tazza di tè davanti a Katagiri, e una davanti a sè.
- Senta signor Ranocchio, disse Katagiri.
- Ranocchio, mi chiami semplicemente Ranocchio, - lo corresse Ranocchio, alzando il dito.
- Lei è un vero ranocchio?
- Sì naturalmente sono un vero ranocchio, come lei stesso può vedere. Non sono nè una metafora, nè una citazione, nè una decostruzione, nè un prototipo, nessuna di tutte queste cose complicate. Sono un ranocchio autentico. Vuole sentirmi gracidare?
Ranocchio sollevò la testa verso il soffitto e si mise a cantare a gola spiegata: Gheee, guuuu, gheeekoo, guuuu... Aveva una voce poderosa. Tanto da far tremare e oscillare i quadri appesi alle pareti.
- Va bene ho capito, si affrettò a dire Katagiri. Ha detto che vorrebbe salvare Tokyo dalla distruzione?
- E' esattamente quello che ho detto.
- E di che distruzione si tratterebbe?
- Terremoto, - rispose Ranocchio con tono grave. Si tratta di un terremoto di proporzioni gigantesche che colpirà Tokyo il 18 febbraio, intorno alle otto e trenta del mattino.



















Da qui in poi mescolo brani del racconto con i richiami che hanno a che vedere con me perché è questo che rende la mia lettura un piacere, trovare nessi e descrizioni di frammenti riemersi per l'occasione, che posso rivedere a distanza e che mi mettono sempre un vago sorriso sulle labbra.

Il Gran Lombrico, colui che abita nelle viscere della terra e di cui nessuno sa cosa pensi dentro quella sua mente tenebrosa quasi sempre dormiente e sognate, semi cieco, dal cervello liquefatto tanto che è facile pensare che in realtà non pensi proprio a niente.
Un essere che si limita a percepire rumori e vibrazioni, assorbirle e accumularle così che per non si sa quale reazione chimica assumano una forma simile all'odio.

- Signor Ranocchio, disse Katagiri.
- Ranocchio, è sufficiente Ranocchio, - lo corresse Ranocchio, alzando di nuovo il dito.
- Ranocchio, e così io e lei dovremmo scendere sottoterra, lottare con il Gran Lombrico e impedire il terremoto?
- Esattamente.
- Però, Ranocchio, - disse Katagiri. - Non è che io abbia tutta questa forza fisica, e del sottosuolo non conosco nulla.
- Signor Katagiri, del vero e proprio scontro fisico mi occuperò io. Ma io non posso combattere da solo e qui viene il punto. Io ho bisogno che lei sia dietro di me e mi dica: "Ranocchio, coraggio, andrà tutto bene! Vincerai, vedrai. Sei nel giusto!" Quello che le chiedo è di darmi coraggio. Sostenermi col cuore, come un amico. Capisce cosa voglio dire?



A questo punto succede che un problema lavorativo, quindi pratico, di Katagiri viene risolto con l'intervento del Ranocchio che, inspiegabilmente riesce a concludere un sospeso che rischiava di mettere in pericolo la reputazione di Katagiri.
Come lo stesso Ranocchio spiega all'incredulo Katagiri, il suo intervento ha richiesto meno fatica che se avesse dovuto bollire dei cavolini di Bruxelles.
"Li ho un po' minacciati. Ho cercato di incutergli un certo terrore psicologico. Come scrisse Joseph Conrad, il vero terrore è quello che gli uomini provano per la loro immaginazione".

- Senta signor Ranocchio, disse Katagiri - io sono una persona qualunque.
- Ranocchio, - lo corresse Ranocchio. Ma Katagiri lo ignorò.
- Io sono una persona molto comune. Anzi dire comune è anche troppo. Sono mezzo calvo, ho la pancetta, il mese scorso ho fatto quarant'anni. Ho i piedi piatti, e mi hanno trovato una predisposizione al diabete. Dall'ultima volta che sono andato a letto con una donna, sono passati tre mesi. E si trattava di una prostituta. Come esattore, nel mio ufficio godo di una discreta considerazione, ma non c'è nessuno che mi rispetti. Sia nel lavoro che nella vita privata non c'è una sola persona che mi voglia bene. Parlo poco e sono timido, quindi non riesco nemmeno a farmi delle amicizie. Le mie capacità atletiche sono nulle, sono stonato, basso, ho una fimosi, e sono miope. E dimenticavo l'astigmatismo. E' una vita da schifo. Tutto quello che faccio è dormire, alzarmi, mangiare, andare al gabinetto. Che vivo a fare, non lo so neanch'io. Perché un uomo come me dovrebbe salvare Tokyo?
- Signor Katagiri, - disse Ranocchio con voce dolce. - A salvare Tokyo può essere solo una persona come lei. Ed è per le persone come lei che sto cercando di salvare questa città.
- Ha pensato a un piano di battaglia? - chiese Katagiri.
Ranocchio sembrò riflettere qualche istante, quindi rispose:
- Il silenzio è d'oro.
- Sarebbe un invito a non fare domande?
- La sua interpretazione è corretta.
- E se all'ultimo momento preso dal panico, fuggissi via?
- Combatterò da solo, - rispose Ranocchio dopo aver riflettuto. - Le probabilità che io possa sconfiggerlo sarebbero comunque leggermente superiori a quelle che Anna Karenina possa battere la locomotiva che avanza verso di lei. Ha letto Anna Karenina, signor Katagiri?
- Comunque io non credo che lei scapperà lasciandomi solo. Anzi, ne sono certo. Come posso dire… è una questione di palle. Anche se io di palle in effetti non ne ho, ah ah ah, - rispose forte Ranocchio, spalancando la bocca. A Ranocchio in effetti non mancavano solo le palle, ma anche i denti.




















Un imprevisto fa sì che Katagiri finisca in ospedale privo di sensi proprio nel momento in cui avrebbe dovuto trovarsi a sostenere Ranocchio nella battaglia con Gran Lombrico ed è li che i due amici si incontrano per l'ultima volta.

- L'ho aiutata?
- Sì certo. Nel sogno mi ha sostenuto con tutele sue forze.
- Non capisco, sono stato a lungo privo di sensi. Di quello che avrei fatto in sogno non ricordo nulla.
- Meglio così, signor Katagiri. In ogni caso questa cruenta battaglia si è svolta tutta nell'immaginazione. E' quello il nostro campo di battaglia. E lì che vinciamo e siamo sconfitti.
- Ma come ha fatto a sconfiggere il Gran Lombrico?
- Tirando fuori tutto il nostro coraggio. Il Gran Lombrico aveva dalla sua tutti gli incubi e i fantasmi del buio e li ha usati per tentare di scacciarla. Ma lei ce l'ha fatta a resistere. Signor Katagiri, le dispiace se dormo un po'? Sono molto stanco.
- Non ho saputo annientare il Gran Lombrico però, signor Katagiri…
- Che cosa?
- Non capisco bene neanch'io, - disse Ranocchio, continuando a tenere gli occhi chiusi. - E' solo che ho questa sensazione. Io sono il vero Ranocchio, ma allo stesso tempo rappresento il mondo degli anti-Ranocchio. Il mio nemico è anche quello che è dentro di me. Dentro di me c'è anche un anti-me.



























E il racconto prosegue verso il finale che non rivelo perché quello che mi interessava fissare è quanto io mi senta uguale a Katagiri, che in fondo io l'abbia da sempre pensata come Ranocchio e come spesso mi piaccia usare una piccola ila quando visito i blog a cui tengo o tenevo maggiormente.

Liberamente tratto da Tutti i figli di dio danzano (Murakami Haruki)
Sei incontri che possono cambiare il corso di una esistenza… Un Ranocchio si introduce a sorpresa nella casa di un impiegato di banca per salvare la città di Tokyo… Sullo sfondo dei sei racconti lo sconvolgente terremoto di Kobe (1995).

Collegamento a Satsuki



6 commenti:

  1. che bel brano che hai scelto teti e quant'è vero.. una continua lotta con l’esterno e l’interno..
    cra

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  2. CARTISEA
    intendi questo per il menestrello ritrovato che ha preparato una canzone di amore e di odio e chiamato la band verso il palco per buttare via il suo specchio e mostrare a tutti il suo volto?
    sono così contenta!!!
    speriamo che l'amico diventi presto parallelo!
    e ancora grazie al messaggero!!!

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  3. questo ranocchio mi ricorda tanto il grillo parlante ...

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  4. PIER
    vero:)
    stavo cercando una cosa per te:)
    ma non la trovo (ovviamente:)
    spetta, eh__ rivo!

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  5. mi ricordano un po' gli "insegnamenti" del piccolo principe. Buongiorno teti

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  6. AMOON
    e forse ora che mi ci fai pensare___ diciamo un principe per adulti:))

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