108 colpi di campana

"ma perchè le campane suonano centootto volte, Kenji?"

Kenji, 20 anni fa da cicerone erotico a Frank nei tre giorni che precedono il capodanno e scopre che la sua prima impressione su di lui è migliore di quanto l'americano ha modo di mostrargli, sebbene alla fine il giovane venga conquistato dai motivi e dalla sottile perversione di quell'animo mutilato e feroce.

"Kenji, quelle campane scacciano tutti gli istinti malvagi, vero? Mi porterai in un buon posto ad ascoltarle?"

ciò che apparentemente poteva sembrare amnesia o bugiarda confidenza amicale, si rivela invece il prodotto di un gene confuso e anomalo che trasforma Frank in un brutale individuo che trova la sua pace solo nel compiere delitti per nutrire di sangue il suo corpo su cui la vita e lui stesso hanno inferto ferite incancellabili per obbedire a una mente a tratti lucida e consapevole, capace di infierire chirurgicamente sia sul fisico e sia nella psiche delle vittime.

abile ipnotista e stratega con doti sensitive fuori dalla norma, Frank è come la porta che mette in comunicazione l'essere conscio con il lato oscuro che vive in ciascuno e che come tutti anche lui vorrebbe sfuggire.

"gli istinti malvagi bonno quelli prodotti dai pensieri possono sparire se qualcuno ti mostra la verità, quelli prodotti dalle sensazioni sono più complicati _ spiega Kenji_ come dire madou, perdere la via, sono concetti difficili da spiegare. Se si dividono tutti i diversi tipi di bonno in categorie sempre più ristrette si ottengono 108 desideri. Perciò si fanno suonare le campane questo numero di volte, per liberare chi ascolta da tutti i suoi desideri"

lasciare gli aspetti malvagi, guarire o morire, smettere di bere il sangue e fare le cose immonde che racconta a Kenji come fossero la cosa più ovvia e che per il ragazzo sono tanto assurde che il cervello fatica a immaginarle fino ad arrivare a negare di avervi assistito.

"hai mai bevuto il sangue di qualcuno, Kenji?"

è di quando aveva sette anni la prima volta di Frank. il sangue era di sua madre, la sua colpa quella di essere apparsa nel luogo dove da bambino si era perso e per questo si era stupito e poi spaventato tanto da non poter credere che fosse lei, ma una presenza malvagia che fingeva di essergli madre.

"papà diceva sempre che io avevo imparato a camminare per potermi perdere, perchè non appena ero stato in grado di muovermi da solo non avevo fatto altro".

qui la recensione di guchi CLICK

insomma, un bel pomeriggio di riflessioni sull'anima e il suo lato oscuro, alla fine non so se consigliarlo sto tokyo soup (chissà perchè un titolo così becero e poco invogliante?), ma a me è piaciuto, del resto è arrivato nella giornata adatta (basta leggere il post precedente).