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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

mercoledì 12 gennaio 2011

TO_XI_CITY

Quando sono avvelenata faccio meglio a star sola e vedermela con me stessa, perché mi conosco meglio di quanto mi conoscano gli altri e perché so benissimo che una cosa serve se sono io ad arrivarci, anzi se anche fosse quella giusta e me la dicesse un altro mi incazzo (giustamente) e comunque non ci credo, quindi non mi aiuta.


E come questo video, devo entrare e uscire in diverse dimensioni spazio temporali di me stessa per grattare via il veleno e riacquistare il mio usuale disequilibrio rassicurante.

Gli altri non sono colpevoli perché mi sento avvelenata, delusa, sfiduciata, affranta.

Non esiste chi possa esercitare questo potere su un'altra persona a meno che lei non glielo conceda.



Voglio dire, c'è chi gode a mettere il suo dito nella tua piaga, ma resta che la piaga è la tua.

Può anche essere che pensasse di farmi una carezza, se la prendo male è un un mio problema, non suo. Non lo sarebbe neanche se lo facesse intenzionalmente.


13 commenti:

  1. Succede di sentirsi avvelenati nell'animo e pensare che non dipenda da noi stessi ma da qualcosa di esterno.
    Un malinteso, una delusione, un torto, una scortesia, una leggerezza, un imprevisto, un dolore, una malattia, il tempo e, se proprio è evidente che le cause non siano oggettive, allora ci diciamo: sarà colpa del Caso, del karma di qualche ingiustizia di un dio in cui non crediamo o di una sorta di inconscia suggestione collettiva.
    Il punto iniziale da cui parte la reazione o la rassegnazione è spessissimo internamente riferito a qualcosa di esterno a noi.

    Questo atteggiamento mentale ci pone nel ruolo di vittime in partenza, ci esclude dalla responsabilità di essere concausa se non addirittura artefici del propagarsi delle tossine nel nostro organismo.
    Istintivamente cerchiamo una via di fuga, l'alcol, le droghe, i farmaci, gli amici, lo shopping, una botta in testa, una qualsiasi distrazione ci porti via da quello stato d'animo che riteniamo ci venga ingiustamente inflitto e che giudichiamo solo negativo, sgradito, inutilmente dannoso.

    Ma se ci guardassimo da fuori noi stessi come riusciamo facilmente a fare quando ci troviamo a condividere con qualcuno i suoi dispiaceri cosa ci diremmo?
    Quali consigli ci daremmo?
    Qual è la prima cosa che proviamo a fare per consolare?
    Creiamo una proiezione futura, diciamo: passerà, ora è così, ma pensa alla primavera, ai fiori, ai tuoi cari, ecc. ecc.
    Oppure ci riferiamo al passato: ricordi quante ne hai passate? … E quella volta? Sembra un secolo eppure quanto stavi male anche allora! E quasi sempre finisce che chi dovrebbe incoraggiare si mette a parlare delle proprie disavventure e ti chiedi: ma cosa vuol dire? Che c'entra?

    Tutto questo serve? Quasi mai. Anzi spesso suscita un ancora maggiore senso di solitudine, incomprensione e sfiducia, a volte anche reazione furibonda e accuse e liti che aggiungono conferme al senso di ingiustizia che gli altri perpetuano nei nostri confronti.

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  2. Ci vuole coraggio a non scappare. Meraviglioso il tuo scritto, evidenzi tante verità che ben conosco. Il punto è trovare la forza di focalizzare il nostro malessere, sentirlo dentro noi e buttarlo fuori. Ci sono stati momenti in cui ho avvertito un grosso peso e sono riuscita a vomitarlo. Mi sono alleggerita un po'...solo un po'. Ciao Teti quello che hai da fare te lo sai:-) Corinna.

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  3. CORINNA
    in verità ho provato a scappare, hai presente quelle fughe pazzesche che depistano, tutte corse con la testa all'indietro per controllare di non essere inseguita e che finiscono in due modi:
    o prendi una facciata perchè non hai visto un'ostacolo e chiudi gli occhi per il dolore
    o quando ti fermi sfinita chiudi gli occhi e respiri
    in entrambi i casi quando li riapri c'è il problema che ti guarda e non ha neanche il fiatone dato che li dov'è ce lo hai portato tu sulle tue spalle:(

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  4. Cosa dire di più?
    hai detto tutto con molta chiarezza, esprimendo sapientemente la reazione che suscita la consapevolezza della responsabilità.
    Puoi anche non rispondere :))

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  5. ALMAPLENA
    preferisco rispondere:))
    magari a volte posso farlo in privato ma rispondo sempre:)
    avevi poi letto__ QUI?

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  6. eheheheh....ti risparmiavo la risposta solo perchè il mio, più che un commento, è stato un assenso totale al tuo sentire.
    si avevo letto, ma poi hai messo su il nuovo post e sono andata avanti!
    mi hai fatto fa un sacco di risate! :))

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  7. E' che...ci vuole tempo, Tetì, c'è poco da fare. Ci vuole tempo, pazienza, comprensione. Essere indulgenti verso noi stessi, spesse volte è l'unica maniera per poi poterne uscire. L'incazzatura si fa meno greve anche se le ferite fanno male. Molto. E fanno fatica a passare.

    Ma...ci vuole tempo. Talvolta...è un galantuomo. Nu

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  8. ALMAPLENA
    sì a far ridere mi riesce sempre molto bene :)))
    buon giorno!

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  9. NU
    sì infatti credo di farlo apposta:)) ogni tanto è come se mi dicessi:
    vediamo un po' __ cosa posso fare oggi?
    come posso rompermi i coglioni da sola?
    è come il fumo, sai che ti fai male da sola, ti dici smetto ma non c'è verso!
    buon giorno:)

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  10. Son stato via, ed eri là che t'inventavi grottesche ed arabesche duofonie, e guarda qua adesso. Al tempo (metereologico) e agli umori delle femmine non si comanda, diceva mio nonno e mi ci son voluti i miei anni a capirla.:-)
    Il tempo poi, inteso come quello che passa, in genere è sempre un buon giudice, clemente, nel senso che passa anche quello che ti avvelenava il sangue.
    No, non serve dir niente, serve dire per distrarti, per farti sapere di una vicinanza, per farti ridere o mandarti a cagare. :-)
    Qualcosa deve pur essere successo, fatto stà..ma guarda che roba, manca qualcosa, un passaggio o un ponteggio ma non serve sapere.
    Neanche sentirsi dire cazzi tuoi però fa bene.
    Poi tutti un consiglietto te lo vengono a dare però.
    Beh vedi di svangartela bene ragazza.
    Abbiamo bisogno di te.

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  11. SIMURG
    fosse anche ben successo qualcosa non mi andrebbe di parlarne figurati di scriverne!
    i poeti, loro lo sanno fare!
    anche qui ce nè tanti/e poeti/esse!
    ma a me basta poco per ingrugnarmi, basta una piccola cosa a farmela venire e anche a farmela passare!

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