.
(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

giovedì 10 marzo 2011

"Che cosa è successo? - domandò - Dove ti porto?" _ TERRR

E' una giornata strana per me.
Ascolto Fabrizio De André "Effedia sulla mia cattiva strada" vol. 2. Sono triste. Delusa. A volte mi sento invisibile. Dentro me si fa forte il desiderio di fuggire. Piango. Senza motivo. Non so spiegare questo mio disagio, so solo che ho tanta voglia di dare amore ed essere amata come voglio io. Non posso più aspettare. So che tra pensieri parole e gesti e il niente preferisco i primi. So che tra parole pensieri e gesti io ...ho niente.
A volte è così forte il desiderio di stare bene che mi illudo di stare bene. Salato è il ricordo...scolpito nella mia memoria...goccia d'acqua che scava nel mio cuore.
Fortuna che tutto passa...e la vita torna a sorridere!



L'autodifesa e il pane della sincerità.



- Che pane vuoi? C'è il toscano, il pugliese, il torinese, la ciabatta... ah già: pure la baguette!


- Non so, mi piacciono tutti...


- Che cosa è meglio con l'affettato, il pugliese o il toscano?


- Vanno bene entrambi. Invece la Nutella la preferisco con la ciabatta.


- E ciabatta sia.



Vanno alla cassa e pagano, poi tornano a casa. L'aria calda dell'appartamento li avvolge come un piacevole abbraccio dopo il gelo di questo inizio di marzo siberiano. Lei lo fa accomodare al tavolo e si mette ad apparecchiare. Tira fuori dal cassetto le tovagliette americane che sua nonna ha lavorato all'uncinetto, accostando colori improbabili in un arcobaleno inaspettatamente ben riuscito. I piatti li prende bianchi e, tra i biccheri, sceglie quelli a calice, perchè li trova delicati quanto il discorso che devono affrontare. Mangiano scambiandosi poche parole e offrendosi a vicenda il cibo, trincerandosi dietro la cortesia.



- Perchè l'hai fatto?


- Perchè non avrei dovuto farlo? Era sembrata una buona idea all'inizio.



Sono arrivati al caffè e pure al dunque.



- Non hai pensato, nemmeno per un attimo, alle conseguenze?


- Sono stato egoista, lo so. E impulsivo. Mi è cresciuto dentro questo desiderio, tanto forte che mi è stato impossibile reprimerlo.


- Sì, questo lo posso capire, ma ho sempre pensato che alla base del nostro rapporto ci fosse la sincerità.


- Sincerità, menzogne, verità, invenzioni... a volte si rimescola tutto in modo che non si riesce più a distinguere le une dalle altre.


- Basterebbe farla fin da subito la distinzione, non credi?



Abbassa il capo. Lei sa che lo sta facendo sentire in colpa; è quello che vuole, del resto. Non solo: vorrebbe anche abbracciarlo, o prenderlo a ceffoni. Non riesce a decidere. Sente che deve dire qualcosa, ma le parole le muoiono tutte in gola prima di uscire fuori. Si alza e comincia sparecchiare; in breve restano solo le due tazzine col caffè ancora bollente dentro.



- Di tutto il pane che ho mangiato, questo è stato il più amaro e il più dolce.



Finalmente alza la testa e la guarda negli occhi.



- Mi perdoni?


- Dovrei? Ma sì, io ti ho già perdonato, ti ho perdonato fin dal primo momento, nonostante le lacrime che mi hai fatto versare.


- Non volevo.


- Non pensavi, è più corretto. Ma va bene così, davvero.



Lo accompagna alla porta e lo saluta con un bacio appena accennato sulla guancia. Sente i suoi passi che scendono le scale, il cancello che si chiude. Va alla finestra e lo vede allontanarsi lungo il marciapiede sconnesso. Non ha mentito, lo ha perdonato davvero. In realtà, non è mai stata nemmeno arrabbiata. Lei lo sa che cosa può fare la disperazione; per ciascuno è un sudario diverso, ma il risultato è sempre qualche azione assurda che, anziché alleviare il nostro dolore, finisce per coinvolgervi anche altri. Non c'è alternativa, a meno di non attuare la tattica suprema di autodifesa e cancellare ogni rapporto col prossimo, ogni sentimento.



Tre parole nella testa che da sole spiegavano quel tanto che è sempre difficile da dire.

Complicato da tutte le parole che definiscono i loro significati appresi nel tempo per cercare di allontanarsi da quello più ovvio e scontato.

Dove ti porto? - domandò.

Esiste un luogo adatto a sostare, per cui vale la pena di lasciare il meno peggio che si è stati/e capaci di trovare per riuscire a svegliarsi ricordando dove ci si è addormentati/e.

Esiste. Potrei descriverlo minuziosamente.

Se lo immagino è come andassi a riposare e pensare lontano da tutto, dimenticando quel poco che ancora galleggia tra ricordi e atomi liofilizzati impolverandomi i piedi senza orme, senza gravità, senza vento, senza niente.

Pura illusione utopica, roba di altri tempi, quelli di quando dalle idee nascevano interazioni cosmiche invece di macchinari inceppati e rugginosi.

Penso. Volto il viso, alzo lo sguardo, spersa sempre nel solito posto.

Cosa è successo? - risposi


- La strada sarebbe questa?
- La strada è questa.
Alzò la testa per guardarlo negli occhi: era alto e persino bello, rassicurante e così veneziano!
Ovviamente non fu un soffio di vento a strapparle di mano la mappa della città, ma lei a lasciarla cadere e un passante distratto a calciarla giù, nel canale.
- Oh no, e ora? Devo procurarmi subito un’altra carta di Venezia per...
- La strada è questa – ripetè lui prendendola per un braccio e trascinandola giù dal ponte, sbucando fuori dai portici.
- Ecco lì, vedi? – e le indicò la laguna – devi solo attraversare la piazza e poi andare verso destra. Lì fermano i battelli.
Lei si strinse nel cappotto:
- Fa freddo, da mesi ormai. – e voltandosi ancora verso il suo sguardo: - La piazza è quasi deserta e io...
- Andiamo – si risolse lui, quasi spingendola.
Camminavano veloci, lasciando indietro la basilica, il campanile, il banchetto di un ambulante, i rari turisti, il palazzo ducale, i tavoli deserti del bar.
Davanti all’ormeggio delle gondole, nei riflessi abbaglianti del primo mattino, si bloccarono, all’unisono, come obbedendo a un comando muto.
- Voglio restare qui – sospirò lei, incrociando le braccia.
- La linea 1, da quel pontile, porta alla stazione – rispose lui.
- Solo fino a domani - continuò lei.
Lui la prese per le spalle, scrutandola mentre le chiedeva:
- Perché?
Lei si divincolò:
- Per questa notte.
- Non mi conosci.
- Neanche tu.
Lui esitava:
- E poi?
Lei pareva sicura:
- E poi, il battello numero 1.
Non furono necessarie altre parole. Entrambi avevano buttato in laguna il superfluo.
- Vieni – le gridò correndo in direzione del pontile privato. Due parole scambiate al volo con il gondoliere, subito un sorriso e poi, porgendole la mano per aiutarla:
- Sali, andiamo.
Mentre la gondola scivolava sull’acqua, una domanda affiorava tra i pensieri di lui, che a voce alta:
- Che cosa è successo – domandò - dove ti porto?
- A casa – pensò lei, restando in silenzio.
Nessuno dei due poteva immaginare il seguito, ma non aveva importanza.
Al momento, quella era la strada.


Avevano inseguito l’auto bianca fino all’incrocio di via De Amicis e subito dopo l’avevano persa. D’un tratto l’auto si era come volatilizzata sotto i loro occhi. Le pupille avevano visto bene il lampeggiante destro arancione e, nella strada buia appena imboccata, non c’erano che loro e quel bianco riflesso che sfrecciava a folle velocità dinanzi. Bastò una frazione di secondo, un battito di ciglia e la macchina bianca scomparve alla loro vista. Non c’erano strade laterali né tracce che facessero sospettare un accesso nascosto. Percorso qualche metro si resero conto che la strada non portava a niente, era senza sfondo, una foresta fitta impediva di proseguire. Nessuno, in stato di coscienza, si sarebbe addentrato a quell’ora e forse nemmeno in pieno giorno. A quel punto ne erano certi . Solo fermando il tempo, un frazione di secondo prima, avrebbero potuto immagazzinare l’informazione necessaria per confermare il sospetto di una metamorfosi subconscia in grado di portare chiunque oltre la barriera alfa. Ma niente e nessuno poteva tornare indietro nel tempo, niente e nessuno poteva modificare quel che già era accaduto sotto i loro occhi.



Questi sono per ora i racconti giunti a seguito del gioco proposto nelle scorse settimane... Grazie e c'è posto per tutti... (anzi mi verrebbe voglia di ricominciare__ scegli una parola per racconto, scrivi una poesia, scegli tre parole, scrivi un racconto___ ma non vorrei portarvi troppo lontano... :)


Inizio e indice

Precedente

23 commenti:

  1. PIEFFY
    buon giorno!
    sembra fatto apposta, vero?

    RispondiElimina
  2. BIMBOVERDE
    quando la trovi fammelo sapere;)

    RispondiElimina
  3. Ho la giustificazione firmata da mia madre perché per "motivi familiari" non ho potuto svolgere il compito assegnatomi per casa.
    ...è possibile una proroga?
    :))) Ciao. Paola

    RispondiElimina
  4. me ne sono accorto solo ieri, quando ho visto il racconto della elliy... e adesso vedo che il tempo è scaduto... uffi e uffi, la idea mi piaceva un sacco...sarà la prossima, mi accontento allora di leggere che non è poco :)Evidentemente, non si può mancare neanche un attimo dei questi bollitori di idee ed emozioni :) un abbraccione, Gabry

    RispondiElimina
  5. PAOLA
    come riesci, il post sta sù fino a domani pomeriggio perchè prima sono via:)
    ma anche arrivasse dopo, ve bene uguale:) lo inserisco comunque:)
    trattandosi di sperimentazione avulsa dalla realtà, dal tempo e dallo spazio ci sta tutto!

    RispondiElimina
  6. NORMALINA
    uhmmm non sai a rischio di sei esposta!
    da questo momento sei abile e arruolata tra le cavie da sperimentazione letteraria:))
    qui c'è un gruppetto di signore dalla penna d'oca facile, nel caso nascesse qualche iniziativa, in futuro teniamoci a più stretto contatto:)

    RispondiElimina
  7. per me puoi farci fare tutti i giochi che vuoi!

    RispondiElimina
  8. CAROLINA
    ___ una partita a briscola tu ed io :))
    occorre un'idea veloce, facile e svelta o si defilano;)

    RispondiElimina
  9. Avrei voluto tanto partecipare, ma un racconto (che sia decente) necessita di un po' di tempo. E, in questo momento, tra lavoro e altri orpelli, non ce la faccio...
    Mi spiace tanto, teti perché la tua idea, costruttiva e partecipativa. mi piace molto.
    Complimenti, in ogni caso a te e alle persone che procedono in questo gioco.

    RispondiElimina
  10. MIA_EURIDICE
    come procedono? anche tu come CAROLINA?
    dite di studiare una formula permanente?
    posso provare a pensarci__ uhmmmm __- lo farò!
    intanto, buona serata ^__^

    RispondiElimina
  11. però, se per "partorire" devo stare così male, passo!!!

    RispondiElimina
  12. CAROLINA
    tranquilla parto veloce___ l'idea deve essere accattivante e immediata.
    qualcosa che chi partecipa non conosce, il cui esito, segreto, si svela solo dopo anni e anni di paziente tessitura dietro alle quinte di nascosto___ ma cosa?
    ci vorrebbe un aiuto esterno che so? PIER, per esempio!

    RispondiElimina
  13. Non posso che ringraziarti per l'idea! A volte le storie, i personaggi, hanno bisogno di qualcuno che li aiuti a nascere e questo è uno degli aspetti più interessanti di queste iniziative, secondo me. L'unica cosa che sinceramente mi lascia perplessa è l'anonimato degli scritti anche nella fase finale, che forse tradisce un po' le dichiarazioni di intento iniziali, ma va beh... è comunque un gioco e va bene così, pazienza! Ciao, buona serata e... alla prossima! (fosse anche una continuazione, ok!)

    RispondiElimina
  14. ELLIY
    è una osservazione giustissima, in effetti contraddice l'idea del gioco di coppia nato per gioco nei primi commenti, ma era giusto rispettare la volontà di chi ha partecipato ed essendo poche sarebbe facile individuare se svelassi l'identità di parte di noi.
    comunque l'idea di un seguito c'è, attendo ancora qualche ora se arriva qualche altro contributo e la lancio.

    RispondiElimina
  15. belli :)
    chissà se prima o poi riuscirò a scrivere qualcosa di leggibile.
    Il blog era un buon esercizio di scrittura. no dai di compilazione di parole e pensieri sconnessi, no dai un qualcosa su cui postare scemate... un qualcosa -.-
    Ma cosa fa nascere nelle persone il desiderio di scrivere racconti?

    RispondiElimina
  16. PIER
    hai provato a mettere in fila i tuoi commenti di questa ultima settimana?
    beh, per me quello è un racconto.
    o quanto meno un canovaccio.
    il racconto è una definizione data a posteriori di un insieme di parole, più casuali sono è più sono rivelatrici del tema predominante.
    prendi me___ tutto un andar via, un lasciare___ si dispongono da sole così.
    anche volessi non potrei dire altro eppure con le stesse parole altri/e hanno scritto tutt'altro!

    RispondiElimina
  17. Che forte! Mantengo l'anonimato! :)
    Ora cerco di capire la terza fase.
    Abbraccio.

    RispondiElimina
  18. scusa mi ero persa questo commento:))
    se ripassi, buonaserata!!!

    RispondiElimina
  19. Riflessione: oggi piove, ieri pioveva. Pioggia radioattiva ? Pioggia di marzo?
    La pioggia è vita; la pioggia è la discesa del cielo sulla terra; senza la pioggia, non ci potrebbe essere vita.
    Mah...
    Alcuni dicono che la pioggia è brutta, ma come diceva Jim Morrison, non sanno che permette di girare a testa alta con il viso coperto dalle lacrime.

    RispondiElimina
  20. BRUNO
    comunque la vedi, se smettesse non sarebbe male!

    RispondiElimina