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giovedì 16 giugno 2011

Filinfiniti

Cinque volte più resistente dell'acciaio e due volte più elastica del nailon può reggere quattromila volte il suo peso.

Una ragnatela costruita con fili delle dimensione di una matita sarebbe in grado di fermare un aeroplano in volo alla massima velocità.

I giovedì altrove di Teti sono qui e qui se invece volete commentare la lunarossa andate qui

5 commenti:

Merlino16 giugno 2011 alle ore 10:26
Ciao,
ho visto un documentario sconvolgente in proposito:isolando il gene che fa produrre la proteina della ragnatela e successivamente inserendolo nel DNA di un embrione di capra,si è ottenuta una varietà di capra che produce la fibra di ragnatela disciolta nel latte.
Opportunamente trattato la si può estrarre e,al momento,si costruiscono giubbotti antiproiettile dieci volte più leggeri di quelli in Kevlar e due volte più resistenti di quelli con piastre in ceramica.
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teti90016 giugno 2011 alle ore 10:36
ALESSANDRO_MERLINO
apperò!
per chi volesse approfondire:
CLICK
grazie!
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Merlino16 giugno 2011 alle ore 13:46
Grazie a te mia cara veramente bello il sito:)
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teti90016 giugno 2011 alle ore 18:25
ALESSANDRO_MERLINO
grazie a te:)
buona serata!
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Anonimo17 giugno 2011 alle ore 11:42
La ballata del topo ragno
Post n°80 pubblicato il 17 Giugno 2011 da roman.dransky

ha troppe zampe e pochi denti
il topo ragno e baffi storti
si muove storpio
ed inquietante
razza di bestia
amorfa e mutante
forse
ha pochi peli sulla lingua
e troppi anelli tra le dita
la coda lunga
gl' intralcia ogni passo
e mentre balla barcolla
come uno sbronzo
e va sbattendo qua e là
il topo ragno
che dorme chiuso in bagno
e puoi vederlo spuntare
paffuto e piccante
dalla tavoletta del water
o dal fondo del bidet
losco figuro
triste ed oscuro
a tratti insolente
dagli occhi vispi
a tratti deprimente
con gli occhi mesti
e quando vola
scagazza qua e là
sulla testa della gente
sulle spalle dei passanti
e se ne fotte e lo sà
che a nessuno la pagherà
il topo ragno
con le sue ali di cera
e il naso da pagliaccio
l' avete voi
veduto mai
a un angolo di strada
mentre sorseggia un caffè
seduto assorto
per sempre in bilico
sullo sgabello di un bar

ps. post rubato (per i soliti motivi) e accompagnato da questo brano
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silenziosamente

La società contemporanea teme il silenzio, sente la necessità di coprirlo, annullarlo, negarlo creando città rumorose, luoghi di ritrovo frastornanti, momenti di solitudine anch’essi fitti di suoni (il cellulare che squilla, la musica dell’iPod nelle orecchie...).

Forse perché spesso silenzio diventa sinonimo di solitudine, isolamento, vertigine di vuoto. Eppure una lunga tradizione, che affonda le sue radici in un tempo lontano, dice che è ricchezza e non mancanza, pienezza anziché vuoto, gioia piuttosto che tristezza, nascita invece di morte.

Oppure accidia (ovvero: indolenza, inerzia, negligenza, tedio, ansietà del cuore) una forma di torpore o, secondo la traduzione della parola greca da cui origina, uno stato di noncuranza (a=non e kedos=cura), una mancanza di affezione, un senso opprimente di vacuità accompagnato da una strana noia irrequieta e insoddisfatta che prende di mira in particolar modo le persone solitarie e le assale specialmente nelle ore del mezzogiorno… continua a leggere

Henry Miller su Anais Nin

Sei così pronta, così intelligente.
Ma non mi fido della tua intelligenza.
Tu crei uno schema meraviglioso, tutto è al suo posto, e sembra chiaro in un modo assolutamente convincente, troppo chiaro.
E intanto, dove sei tu?
Non sulla chiara superficie delle tue idee, no, tu ti sei già tuffata più a fondo, in regioni più oscure, così uno pensa che tu gli abbia dato tutti i tuoi pensieri, ma lo immagina soltanto che tu ti sia svuotata in quella chiarezza.
Invece ci sono strati e strati - sei senza fondo, insondabile.
La tua chiarezza è ingannevole.
Sei la pensatrice che suscita in me più dubbi, più confusione, più turbamento.

epicuro

La carne non ammette limiti nel piacere, e il tempo che serve a procurarle tale piacere è anch'esso senza limiti. Ma il pensiero che ha appreso a ragionare intorno al fine e al limite di ciò ch'è pertinente alla carne, e che ha soppresso il timore dell'eternità, ci rende possibile una vita perfetta, per cui non sentiamo più l'esigenza di un tempo infinito: esso non rifugge dal piacere ne, quando le circostanze ci portano al momento di uscire dalla vita, può dire di andarsene avendo tralasciato qualcosa di ciò che rende questa ottima.