.
(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

venerdì 26 settembre 2014

mezze risposte

a metà strada tra la periferia cittadina e il primo nucleo di case del mio comune, tra un tornante e l'altro, tra una porzione di bosco e un'altra, tra una fermata della diligenza e la successiva c'è un edificio in cui fino a qualche anno fa era sistemata una comoda rivendita di articoli per orto, giardinaggio e animali che poi si è spostata in un meno raggiungibile (per chi è appiedato come me) capannone.
a un certo punto, andando e venendo, ci si è accorti che qualcuno si era discretamente insediato e si è sperato in un supermercato o uno spaccio, insomma qualcosa di utile per la comunità, invece, stranamente, la parte inferiore, ideale per un'esercizio commerciale o un'attività artigianale, restava vuota, mentre alle finestre di quella superiore erano visibili le tracce di presenze umane.
casa famiglia, si vociferava sulla diligenza.
strano, pensavo.
certo il posto ideale per rifugiare donne maltrattate, mafiosi al confino, o testimoni protetti in quanto nessuno avrebbe mai potuto pensare di andarli a scovare in quell'ansa della vecchia provinciale per Davagna... ma un giorno ecco spuntare tre bandiere: l'italiana, l'europea e quella della Guinea (credo).
ma allora... la teoria del riparo andava a farsi benedire.
ho indagato e come al solito uno la diceva in una maniera e l'altra in un altro.
sull'identità degli ospiti, ormai si era fatta certezza.
giovani e scalzi negretti, molto discreti e puliti ma praticamente invisibili, tranne qualche escursione (a piedi) all'edicola del centro abitato più prossimo, ma comunque distante oltre quattro chilometri dal casolare, per una ricarica del cellulare.
pareva così assurdo credere che gli immigranti che arrivano col contagocce a Genova dal mare di Lampedusa fossero stati sistemati in un posto così alieno a ogni forma di inserimento e integrazione ma alla fine ho scoperto l'arcano.


(click sulla foto per il video)

Benito Apollaro, migrante che ha fatto fortuna nel nuovo continente, torna e decide di regalare una sua proprietà al Ceis (Centro di solidarietà di Genova) così da poter offrire un riparo a chi percorre la difficile strada (ancor più ostica oggi di allora) da lui intrapresa in gioventù.
gesto encomiabile, la gestione del centro meno.
l'estate sta finendo e c'è da chiedersi come passeranno il tempo gli ospiti così come c'è da chiedersi cosa si chiedono loro quando vengono catapultati in un contesto così avulso da ogni forma di vita e di attività.
fortunatamente restano poco, in qualche modo riescono a evadere dalla gabbia invisibile per altri lidi, e del resto ne hanno viste così tante che una più una meno è poca cosa quando si ha comunque la fortuna di essere ancora vivi.
mi piace pensare che nei locali al piano strada, prima o poi qualcuno faccia arrivare un bancone da falegname, degli attrezzi, o venga aperto un centro di formazione artigianale o contadina così da offrire una risposta che sia degna di questo nome, meno parziale, più adeguata.
continuo a cullare il sogno insieme ai tanti altri che uno dopo l'altro si infrangono nonostante, come in questo caso, basterebbe relativamente poco a realizzarli.

2 commenti:

  1. Centro di formazione artigianale o contadina...se! Magari! Qui i centri di formazione stanno spuntando come funghi in ogni angolo della città insieme ai piccoli negozietti che vendono cialde di caffè, che poi sono i rivenditori di sigarette elettroniche che hanno cambiato la destinazione d'uso. Non so come facciano ad aprire, forse hanno fatto un "corso" prima, ma riescono a prendere i fondi europei per la formazione che servirà (in teoria) al reinserimento nel mondo del lavoro dei giovani e non. E poi fanno tutti gli stessi corsi: ricostruzione unghie, assistente per il turismo e addirittura guardia del corpo, inglese base, informatica di base, francese e tedesco. I corsi sono a pagamento per chi è interessato tranne per i cassa integrati, per loro sono gratuiti e obbligatori per la "riqualificazione professionale". Mah. Passi per le lingue che forse ti possono tornare utili se decidi di espatriare e passi anche per il corso di informatica (anche se poi non so a cosa ti possa servire visto che qui l'adsl non esiste) e passi anche per il corso di assistente al turismo va, ma...il corso di ricostruzione unghie...a chi e a cosa può servire?! E quello per guardia del corpo? Mah
    Consolati Teti, qui volevano riqualificare tutto il complesso dello zuccherificio che ha fatto la storia di Rieti per aprirne un mega centro commerciale con tanto di ipercoop, profumeria Limoni, Bata calzature, euronics, calzedonia, piazza italia, insomma sempre gli stessi negozi delle stesse catene che trovi in tutti i centri commerciali. Progetto poi bocciato perché questa città non ha bisogno di centri commerciali o grandi supermercati visto che quelli già esistenti sono mezzi vuoti o chiudono addirittura. Qui servirebbe un complesso universitario, una biblioteca, dei campi sportivi e anche un museo dello zuccherificio, ma nessuno vuole investire in questo!
    Chiudono i supermercati e dopo qualche giorno riaprono con i cinesi e lo stesso destino lo hanno avuto alcuni bar anche storici della città, piccoli negozi di abbigliamento e anche piccoli alimentari. I pochi extracomunitari arrivati fin qui litigano tra di loro davanti alle entrate della coop per accaparrarsi l'euro del carrello, o meglio, di quei pochi che prendono il carrello! Insomma Teti, lo scenario non è dei migliori e i sogni beh...si sono autodistrutti nel cassetto! -_-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. come hai visto scrivo meno...
      brontolo tra me e me... mi sta passando la voglia di 'esternare', anche per evitare di ripetermi.
      condivido quel che dici, se ne vedono di ogni.
      un grande caos sterile e insensato a cui la mia povera mente fatica a trovare logica e futuro.

      Elimina