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martedì 8 marzo 2016

remedios

Remedios, piccola cara, ragazzina, bella, dolce
splendida piccola rimasta così, seduta in riva al mare
e le mani piene di perle, il sole in fronte e il sorriso
bianca orchidea, anima e colomba
e la allegria, tu canti la consolazione
canti la speranza, tu canti Remedios
spera che un giorno potrò dirti:
"ti voglio bene piccola, ragazzina, bella, dolce,
piccola, piccola, piccola..."
la tua storia, ce la raccontò una volta Dio
il tuo fratellino con la sua chitarra
tu ti eri addormentata sotto la luna
eri felice, piccola Remedios
spera che un giorno potrò dirti:
"ti voglio bene piccola, ragazzina, bella, dolce,
piccola, piccola, piccola..."
il sole in fronte e il sorriso
bianca orchidea, anima e colomba
e la allegria, tu canti la consolazione
canti la speranza, tu canti Remedios
spera che un giorno potrò dirti:
"ti voglio bene piccola, ragazzina, bella, dolce,
piccola, piccola, piccola..."

sono sempre più tristi gli otto marzo, nessuna voglia di festa.
ovunque si guardi, l'orrore senza rispetto e la menzogna a nascondere il nulla che sveglia la svogliatezza e la noia del demone che suggerisce di provare per vedere l'effetto che fa.
a ogni livello, dal capo di stato al vicino di casa, passando per le intricate vicende di cui tutto si sa tranne come siano effettivamente andate, vince e prevale un istinto malsano, lo sfogo di qualcosa di complesso che si è incapaci di elaborare e trasformare in risorsa a favore di qualcosa e qualcuno perché tutti e ognuno sono nessuno, un niente di cui servirsi per giocare agli indiani come magari si faceva da bambini con finte frecce e coltelli.
le armi da grandi sono vere e i compagni di gioco anche e così il gioco finisce presto in un commissariato tra le lacrime, gli alibi, gli incidenti probatori, reperti e prove confutate, arringhe altrettanto penose dei delitti tra il pettegolezzo generale, fino al prossimo omicidio compiuto per i più futili dei motivi e poco importa il sesso, l'età, il colore.
e il rimedio?
è il titolo di una canzone.

11 commenti:

Pier8 marzo 2016 alle ore 13:37
secondo me la stampa ricalca e ricama troppo, omicidi strani e assurdi ci sono sempre stati, per prenderla larga la saponificatrice di Correggio, al secolo Cianciulli, oggi sarebbe agli onori della cronaca nera.
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teti9009 marzo 2016 alle ore 13:02
secondo Pier il mio atteggiamento è conseguenza di una accresciuta cupezza... eppure nonostante tutto posso dire che sono più o meno uguale a prima... mica è colpa mia se girano sempre più menti bacate!
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Paola9 marzo 2016 alle ore 14:28
Accresciuta cupezza dovuta all'aumento del flusso di menti bacate? Può essere! :) Spero solo che non lo diventeranno anche le nostre! Un mio amico dice sempre che all'occorrenza...c'è sempre il compost! ;)
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Paola9 marzo 2016 alle ore 15:01
Saturno contro è un bellissimo film. Ogni volta piango! Attori straordinari...tutti!
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carlo49calati9 marzo 2016 alle ore 16:57
immagino che la canzone fosse colonna del film ma non la ricordavo. mi piace che indirettamente hai citato Saturno contro come rimedio al decadimento che descrivi (un po' dovuto al morboso accanimento dei media per tutto ciò che va male). Ci vorrebbe la poesia di Opzetek per vedere meno nero il mondo.
massimolegnani
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silenziosamente

La società contemporanea teme il silenzio, sente la necessità di coprirlo, annullarlo, negarlo creando città rumorose, luoghi di ritrovo frastornanti, momenti di solitudine anch’essi fitti di suoni (il cellulare che squilla, la musica dell’iPod nelle orecchie...).

Forse perché spesso silenzio diventa sinonimo di solitudine, isolamento, vertigine di vuoto. Eppure una lunga tradizione, che affonda le sue radici in un tempo lontano, dice che è ricchezza e non mancanza, pienezza anziché vuoto, gioia piuttosto che tristezza, nascita invece di morte.

Oppure accidia (ovvero: indolenza, inerzia, negligenza, tedio, ansietà del cuore) una forma di torpore o, secondo la traduzione della parola greca da cui origina, uno stato di noncuranza (a=non e kedos=cura), una mancanza di affezione, un senso opprimente di vacuità accompagnato da una strana noia irrequieta e insoddisfatta che prende di mira in particolar modo le persone solitarie e le assale specialmente nelle ore del mezzogiorno… continua a leggere

Henry Miller su Anais Nin

Sei così pronta, così intelligente.
Ma non mi fido della tua intelligenza.
Tu crei uno schema meraviglioso, tutto è al suo posto, e sembra chiaro in un modo assolutamente convincente, troppo chiaro.
E intanto, dove sei tu?
Non sulla chiara superficie delle tue idee, no, tu ti sei già tuffata più a fondo, in regioni più oscure, così uno pensa che tu gli abbia dato tutti i tuoi pensieri, ma lo immagina soltanto che tu ti sia svuotata in quella chiarezza.
Invece ci sono strati e strati - sei senza fondo, insondabile.
La tua chiarezza è ingannevole.
Sei la pensatrice che suscita in me più dubbi, più confusione, più turbamento.

epicuro

La carne non ammette limiti nel piacere, e il tempo che serve a procurarle tale piacere è anch'esso senza limiti. Ma il pensiero che ha appreso a ragionare intorno al fine e al limite di ciò ch'è pertinente alla carne, e che ha soppresso il timore dell'eternità, ci rende possibile una vita perfetta, per cui non sentiamo più l'esigenza di un tempo infinito: esso non rifugge dal piacere ne, quando le circostanze ci portano al momento di uscire dalla vita, può dire di andarsene avendo tralasciato qualcosa di ciò che rende questa ottima.