peccato solo siano così evidenti i grandi problemi che affliggono la categoria.
gli stessi delle olimpiadi e dello sport in generale più le discriminazioni date dall'insieme di regole applicate per la classificazione dei diversi handicap.
ciò detto la differenza più sostanziale è che in ciascuno c'è una storia che li avvicina alle vite di ognuno di noi e allo stesso tempo fa da esempio a chi si scoraggia al primo ostacolo o per futili motivi.
se i mostri sacri dello sport per normodotati ti fanno sentire ancora più alieno e incapace, i più o meno giovani campioni disabili stimolano anche i più rinunciatari a pensare che tutto è possibile.
e poi lo sguardo del podio, che al netto del colore della medaglia, più del sentimento di felicità o leggera delusione per il risultato, racconta le incancellabili sofferenze patite anche in chi apparentemente sembra aver trovato la sua dimensione e realizzazione, pur sapendo che una volta spenti i riflettori tornerà a essere accompagnato da espressioni di ribrezzo o curioso imbarazzo.
sembrano essersi sciolti nel liquido della piscina, lasciando solo qualche brandello di quelli che si appellano arti; sembrano portati via dal vento eppure volavano veloci e in alto in una corsa sospesa a un metro da terra oppure radente ad essa a seconda della tecnica in gara; sembrano spingere a vista qualcosa che il corpo lancia in un nero totale o appena rischiarato da qualche bagliore.
c'è ancora qualche giorno e più di una medaglia da raccogliere anche per l'italia che potrebbe superare il bottino racimolato dai cugini dello sport olimpico sebbene i partecipanti siano meno di un terzo.
per tutti, la sfida futura è abbattere la barriera tra le due categorie e in generale raggiungere un'equiparazione che oggi appare del tutto utopica così come si è subito chiuso lo spiraglio aperto dall'atleta su un tema che inevitabilmente tocca in primis i disabili, ma che riguarda un po' tutti.
se rio 2016 è stata l'olimpiade che ha visto lo sdoganamento del tabù sessuale, la sua versione dedicata a chi pratica sport, appunto per sport, continua a promuovere il preconcetto che si debba tendere a somigliare ai modelli canonici dell'essere umano più vicino alla perfezione, mentre tutto sembra propendere verso una versione robotizzata dell'individuo, ma questo è già un altro discorso.
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