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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

mercoledì 26 settembre 2018

confronti

ipotizziamo un individuo 'medio' fino a qualche decennio fa.
quanti contatti potrà mai aver avuto nella vita?
sarà diventato amico con un vicino, un collega, un negoziante; magari avrà tenuta viva l'amicizia con uno o più compagni di scuola, un ex, qualcuno incontrato casualmente e rivelatosi poi un ottimo compagno di viaggio...
comunque una cerchia piuttosto ristretta rispetto al numero dei semplici conoscenti con cui si sono scambiate si e no quattro battute.
i discorsi seri, il confronto serrato, lo scambio di idee, le liti e le discussioni sui temi importanti si facevano in famiglia, con gli amici o nei circoli di partito.

(1968)

ma anche al bar o ai giardini pubblici poteva succedere di approfondire argomenti della cronaca, della politica; filosofeggiare sulla vita, la morte, la malattia, l'etica e l'estetica.
dalla fine del secolo scorso sembra sparita la dimensione dei rapporti in cui si tiene un po' di distanza e riserbo e ogni conoscenza viene subito considerata amicizia anche se di fatto il dialogo si limita a poche battute di tastiera o a più di uno scatto fotografico.
a questo punto la teoria di karinthy sui sei gradi di separazione se ne va al diavolo senza nemmeno festeggiare il centenario.
grazie, o per colpa del web, ne bastano al massimo un paio e puoi darti amico intimo di chiunque a prescindere da quanto poco abbiano da scambiarsi gli interessati.
sempre più spesso anche il dolore per qualcosa di profondo che mai si sarebbe rivelato o manifestato in pubblico viene esibito e apparentemente superato attraverso la solidarietà di perfetti sconosciuti che, allo stesso modo, possono deprimerti fino alle estreme conseguenze.
il confronto è sgradito, forse perché rischia di compromettere il gradimento, e sostituito dalla ricerca su internet di testimonianze utili a condividere senza però dichiararsi.

(2018)

pare a me un parlarsi da soli per darsi ragione e coraggio, ma soprattutto distrazione perché quando provo a interloquire più approfonditamente colgo in fretta segnali di noia e disturbo e se calibro il discorso studiando parole che in sintesi esprimano il mio pensiero il più delle volte vengo guardata come una aliena incapace di fornire una ricetta magica in quattro battute e lo sguardo subito ritorna al display del telefonino, la mano a rimettere nell'orecchio l'auricolare e la testa un po' a scuotersi come a dire: sto perdendo tempo.
fortunatamente esistono ancora luoghi in cui lo stile di vita è indietro rispetto a quello cittadino e dove puoi camminarci dentro da imperfetta sconosciuta tra perfetti sconosciuti assorti nei loro pensieri e attività avulsi dall'utilizzo dei social... peccato che anche tra loro sia molto improbabile trovare il modo di scambiare due chiacchiere poco banali in quanto schivi e diffidenti verso chi provenga da altri luoghi, fosse anche il borgo che dista due chilometri.
disimparando a parlare si disimpara a pensare così che la distanza tra l'uomo e la bestia sia sempre più risicata anche se a osservare il comportamento umano sembra ci sia la convinzione di essere tutti super, in cosa lo decidono i follower e le loro tendenze effimere.
io che sono per niente social mi sento un po' male, molto incerta, ma soprattutto poco incline a buttar via quanto faticosamente appreso per seguire trend modaioli al ribasso.



2 commenti:

  1. è difficile fare paragoni tra prima e dopo, è tuttavia vero che i contatti sui social sono spesso più superficiali. Ricordo di aver letto un libro dove negli anni '20 negli USA, si criticava l'arrivo del telefono nelle case, reo di inibire le persone ad uscire per vedersi e parlare. Per il resto cum grano salis...

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    1. anche sulla tv s'è detto più o meno lo stesso... e in effetti mettendo insieme le varie tecnologie il discorso regge e la tendenza allo zombizzamento si fa evidente...

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