giusto perché mi considero pedantemente coerente registro l'ultimo (per l'anno che sta per finire) patrimonio unesco: la transumanza.
condiviso con austria e grecia va ad aggiungersi agli altri definiti: 'immateriali'.
bene. ma... perché?
cioè, questa restrizione geografica che senso ha?
letteralmente il termine si applica genericamente allo spostamento delle greggi in ogni parte del mondo, al limite prende un 'altra denominazione, ma il succo della questione è quello.
quindi, a essere coerenti, andrebbe riconosciuto all'intero pianeta invece che al primo che alza il dito, altrimenti diventa un controsenso.
fossi un pastore andino, asiatico, africano, eschimese, mi appellerei, mica per ripicca, giusto per coerenza.
la mitica Gabanelli ha di recente realizzato un reportage sui profitti dell'unesco (budget 2018: 780.590.945 dollari) e i costi dei singoli stati (l'italia: settimo contributore ordinario con 12.237.220 dollari nel 2018 e primi con 28.054.715 dollari per contributi volontari extra bilancio - dati 2017), ecc, ecc... come investe tanto denaro? li butta? rimando all'articolo del corriere (click) ma in buona sintesi alla fine solo il 3% è speso per l'effettiva tutela (anche perché sono i singoli detentori a doversene far carico).
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