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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

Visualizzazione post con etichetta patrimonio unesco. Mostra tutti i post
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giovedì 12 agosto 2021

i calli di mia nonna

nel caso in cui la calura mi faccia svaporare a miglior vita, lascio in eredità la tenuta dell'aggiornamento dei siti patrimonio dell'unesco che anni addietro ho (ahimè) avviato sul blog.

delusa dalla mancata assegnazione dei calli di mia nonna (credo l'unico bene nazionale ancora escluso dall'elenco) cito per dovere di cronaca che per il biennio 20/21 l'Italia si è aggiudicata altri quattro riconoscimenti: gli affreschi del Trecento di PadovaMontecatini Terme, i portici di Bologna e gli oltre 8mila ettari di foresta fra Aspromonte, Gargano, Pollino, parco nazionale d'Abruzzo, Monte Cimino e Monte Raschio e Sasso Fratino. 

e siamo a cinquantanove, più varie ed eventuali.


sabato 21 dicembre 2019

coerente_mente

giusto perché mi considero pedantemente coerente registro l'ultimo (per l'anno che sta per finire) patrimonio unesco: la transumanza.
condiviso con austria e grecia va ad aggiungersi agli altri definiti: 'immateriali'.
bene. ma... perché?
cioè, questa restrizione geografica che senso ha?
letteralmente il termine si applica genericamente allo spostamento delle greggi in ogni parte del mondo, al limite prende un 'altra denominazione, ma il succo della questione è quello.
quindi, a essere coerenti, andrebbe riconosciuto all'intero pianeta invece che al primo che alza il dito, altrimenti diventa un controsenso.
fossi un pastore andino, asiatico, africano, eschimese, mi appellerei, mica per ripicca, giusto per coerenza.

la mitica Gabanelli ha di recente realizzato un reportage sui profitti dell'unesco (budget 2018: 780.590.945 dollari) e i costi dei singoli stati (l'italia: settimo contributore ordinario con 12.237.220 dollari nel 2018 e primi con 28.054.715 dollari per contributi volontari extra bilancio - dati 2017), ecc, ecc... come investe tanto denaro? li butta? rimando all'articolo del corriere (click) ma in buona sintesi alla fine solo il 3% è speso per l'effettiva tutela (anche perché sono i singoli detentori a doversene far carico).

lunedì 24 giugno 2019

la faccio breve

"Il Consiglio internazionale del Programma Mab (Man and Biosphėre) dell’Unesco ha proclamato due nuovi siti italiani riserve mondiali Unesco: la riserva “Po Grande” e le Alpi Giulie" (fonte).

grande attesa per l'esito della riunione che si terrà dal 30 giugno al 10 luglio, per le due candidature nazionali e gli sviluppi delle varie polemiche inerenti in particolare a quella sulle colline del prosecco (che l'ottengono) e alla vicenda veneziana che si trascina da diversi anni e che potrebbe vedere il declassamento della città lagunare.

dal 26 al 28 settembre a roma il wte unesco, una sorta di tavola rotonda sulle forme di valorizzazione dei siti unesco, italiani e stranieri.


realtà parallele che sorvolano le calde giornate estive, come del resto anche quelle gelide, affollate di stupidaggini orripilanti tra cui scegliere la peggiore in assoluto è cosa ardua... 


per concludere: ce la farà la perdonanza  celestiniana a entrare nei patrimoni immateriali?

son tre anni che ci prova... dicono che il mancato riconoscimento sia da attribuire a un vizio di forma nella presentazione della candidatura... eppure il video parla chiaro.
una ricostruzione 'perfetta' sembra proprio di tornare nel lontano 1294...


giovedì 29 novembre 2018

muretti a secco

che poi io tutti sti muretti a secco in svizzera mica sapevo che ci fossero, comunque sia, anche se a combattere per il riconoscimento sono state le otto nazioni in etichetta (rappresentate in ordine alfabetico in foto), resta inteso che è l'arte della loro costruzione a essere patrimonio immateriale unesco.

dunque anche io lo sono, sebbene in minima parte, dato che nella pratica la mia schiena mi ferma al terzo livello, ma nella teoria sono fortissima!

martedì 3 luglio 2018

Ivrea

era dal 3 maggio 2012 che si lavorava e attendeva il riconoscimento del titolo di patrimonio unesco come città industriale del XX secolo ed è arrivato sabato.
mi rallegro anche per il tributo ad Adriano Olivetti che è stato l'illuminato artefice del polo industriale tra i più avanzati di ogni tempo anche se il modello purtroppo è andato perso preferendogli quello stile amazon, per intenderci.
abili gli eporediesi anche a occultare quel piccolo particolare dell'amianto con cui gli immeritevoli eredi dell'industriale hanno contaminato il sito... tutti assolti, per carità, ma l'amianto c'era e c'è anche se 'il fatto non sussiste'.
resta da sperare che la nomina aiuti a completare il risanamento e il rammarico per le vittime e i loro famigliari che probabilmente gli avrebbero preferito un minimo di giustizia.
occasione persa, avrei imposto la bonifica a compensazione del titolo di patrimonio mondiale dell'umanità e una volta effettuata l'avrei concesso, ma all'unesco si sa che sono 'strani'.

giovedì 7 dicembre 2017

o' pizzaiuolo

no, non è la pizza che è diventata patrimonio immateriale dell'unesco, ma il pizzaiolo napoletano, cioè l'arte di confezionarla.
(rosicheranno gli chef, che di norma giudicano l'addetto al forno più o meno allo stesso livello del lavapiatti).
ora manca solo la candidatura per il riconoscimento a patrimonio universale immateriale alla buona massaia e il nobel per la letteratura a fabio volo e siamo al completo.
la nota polemica si spiega da sè, basta scendere al bar e assaggiare le pizzette stanche e stantie che aspettano nel bancone frigo... 'gliela scaldo?'... 'no me la butti, grazie!'.
insomma un riconoscimento postumo, arraffato quando ormai la categoria dei maestri pizzaioli si è estinta o a rappresentarla sono rimasti pochissimi esemplari sparsi nel mondo tanto che il primo premio (assegnato, ironia della sorte, proprio dai napoletani) parla giapponese.

domenica 9 luglio 2017

patrimoni di giornata

neanche il tempo di realizzare il post sulle faggete che arriva un altro riconoscimento unesco: le opere di difesa veneziane tra il XVI e il XVII secolo.
un sito seriale transnazionale che comprende Croazia e Montenegro e per l'Italia: Palmanova, Bergamo e la fortezza di Peschiera del Garda (località già inserita nella lista per altri patrimoni dal 2011).
a questo punto urge un riepilogo della giornata...

omaggio al paesaggio del saggio faggio

appuntamento fisso con i patrimoni, il Bel Paese sempre presente.
quest'anno si tratta di foreste, più esattamente delle faggete vetuste, quelle del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (a Villavallelonga-Valle Cervara, la più antica d'Europa, Lecce nei Marsi-Moricento, Pescasseroli-Coppo del Principe e Coppo del Morto, Opi-Val Fondillo)
e ancora: Sasso Fratino (Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi)
Foresta Umbra (Parco Nazionale del Gargano)
Cozzo Ferriero (Parco Nazionale del Pollino)
Monte Cimino (Soriano nel Cimino
e Monte Raschio (Parco Naturale Regionale di Bracciano-Martignano)
pure l'orto di teti ha qualche esemplare, ma meno vecchio. dunque possiedo un piccolo tesoretto anch'io...
che dire del faggio, l'albero prediletto di Hesse? a volte taglio dei rami per farne dei manici per gli attrezzi, poi che ne apprezzo le qualità di uno dei trentotto (più uno) rimedi di Bach.
Beech, ovvero il fiore che placa gli intransigenti. 
e che è uno dei quattro caratteri principali dell'oroscopo celtico.
<segue>

mercoledì 6 aprile 2016

l'eccezione della regola

ormai ho finito le parole per commentare le iniziative unesco.
credevo che con il capitolo geoparchi si fosse chiuso l'elenco delle liste dei patrimoni a diverso titolo, ma anche questa volta mi sbagliavo.
ne spunta un'altra, scoperta per caso dal radar personale che scandaglia per i fondali delle notizie quotidiane: le riserve della biosfera *(avviata nel 1970).
qui la cosa si fa complicata perché le fonti raccontano storie e numeri diversi.
la stampa riporta che la recente acquisizione del titolo al parco del po e collina torinese sia il primo in Italia, ma il sito ufficiale ne annovera altre tredici.
nello specifico pare che la peculiarità del riconoscimento sia nell'alta densità abitativa del contesto che conta oltre un milione e mezzo di residenti in ottantacinque paesi lungo le rive dei centoventi chilometri di fiume della riserva.
a tenere alto lo standard, che l'unesco passerà ogni dieci anni a verificare sia mantenuto agli attuali livelli, alcuni sponsor economici tra cui iren, smat (società acque torino), gtt (gruppo torinese trasporti).

* nel mondo ce ne sono seicentocinquantuno accertate e chissà quante altre, si spera.
resta che 'fa strano' contare le realtà 'naturali' come fossero 'bizzarre anomalie' in un contesto generale totalmente degradato.
del resto anche oggi il ministro per l'ambiente ha ribadito che la green economy è il futuro quindi per ora si va avanti con quella delle porcherie e, per dimostrare quanto creda nel futuro, oggi il suo unico dubbio è se astenersi o votare no al referendum.

lunedì 22 febbraio 2016

un'altra etichetta

un po' in sordina (che se mi distraggo è un attimo perdermi) la rete di patrimoni si infittisce.
a novembre è nata quella dei geoparchi, 120 totali di cui 69 in europa e 10 in italia (l'ultimo il parco del beigua in liguria):
e così ogni cortile si è attivato per ottenere il riconoscimento.
lo stesso stanno facendo i vignaioli, i paesini con due pietre d'annata e qualsiasi contesto abbia da proporre curiosità locali, dal dialetto, ai vialetti, passando per la cucina, le tradizioni, l'estro e le bizzarie di ogni tipo.
ormai manca solo la categoria difetti e strazi.

domenica 16 agosto 2015

PA2015

Zyz (fiore) per i Fenici, Panormos (porto) alla greca, corretto dai romani Panormus, diventato Balarm sotto la dominazione araba e Balermus durante il periodo normanno, Palermo, o per meglio dire l'itinerario arabo normanno, è il 51° patrimonio italiano e il nono in Sicilia.
click sulla foto per ingrandire
tutti da scoprire e da trovare perché a prima vista nessuno ha redatto e pubblicato sul web una mappa del percorso cittadino che si snoda per poco più di due chilometri.
poco male, le bellezze sono tante e sono tali anche senza riconoscimenti ufficiali.

lunedì 15 giugno 2015

nunn'esco

ai confini della realtà vive un mondo ancora tutto da scoprire, almeno per me.
giugno è il periodo delle nuove iscrizioni unesco e pensavo che me la sarei cavata con un aggiornamento all'anno e invece apprendo che l'Italia ha numerosi altri patrimoni in almeno altre due liste delle tante comprese dal carrozzone: il Programma MAB e l'Atlante interattivo delle lingue.

il primo, avviato negli anni settanta, riguarda le 'riserve della biosfera' e comprende, ad oggi, 651 siti di interesse naturalistico sparsi in 120 Paesi tra cui tredici bellezze italiane:

Valle del Ticino (Lombardia/Piemonte) 2002
Monviso (Piemonte) 2013
Miramare (Friuli Venezia Giulia) 1979
Selva Pisana (Toscana) 2004
Arcipelago Toscano (Toscana) 2003
Circeo (Lazio) 1977
Cilento e Vallo di Diano (Campania) 1997
Parco Nazionale della Sila (Calabria) 2014
Alpi di Ledro e Judicaria (Lombardia/Trentino Alto Adige) 2015
Delta del Po (Italia) 2015
Appennino Tosco-Emiliano (Italia) 2015

il secondo, la cui versione interattiva è nata nel 2009, concerne gli idiomi a rischio di estinzione entro la fine del secolo, oltre seimila nel mondo di cui più di una trentina che hanno a diverso titolo a che fare con l'Italia, ma dare numeri certi e spiegoni precisi è cosa molto ardua.
sul tema infatti c'è un confuso dibattito che intreccia etnie, campanilismi e sofismi appunto linguistici e giuridici a non finire (tanto da far specificare all'unesco che: "Le definizioni utilizzate e la presentazione del materiale in questo Atlante non implicano l'espressione di alcuna opinione da parte di UNESCO relativa allo status giuridico di qualsiasi paese, territorio, città o area o delle sue autorità, o riguardo alla delimitazione delle sue frontiere o confini").
comunque sia, da 'mo (adesso) il napoletano è da intendersi non più un dialetto, bensì una lingua, precisamente la seconda del suolo patrio dopo, appunto, l'italiano.

gli altri, anzi le altre 'lingue' nazionali, sono: Alemannic, Algherese Catalan, Alpine Provençal, Arbëresh, Bavarian, Campidanese, Cimbrian, Corsica, Emilian-Romagnol, Faetar, Francoprovençal, Friulian, Gallo Sicilian, Gallurese, Gardiol, Griko (Calabria), Griko (Salento), Ladin, Ligurian, Logudorese, Lombard, Mòcheno, Molise Croatian, Piedmontese, Resian, Romani, Sassarese, Sicilian, South Italian, Töitschu, Venetan, Yiddish (Europe), mentre il primato mondiale spetta alla Cina con centoquarantaquattro 'lingue' pericolanti e intanto (com'è ovvio e scontato) presto ci scipperà il primato dei patrimoni.

sperando di uscirne con qualche futuro asterisco... per ora è tutto.

sabato 27 dicembre 2014

teste in reste peste e meste, geste(an) le seste delle feste d'Este in veste

Ferrara (patrimonio dal 1995) e il delta del Po, con le sue 'delizie' (patrimonio dal 1999) riassunte in un documentario (video del post qui sotto) a firma di Giuliano Montaldo.

 

'In viaggio sul Po, il risveglio del fiume segreto' è invece un racconto, lungo 700 km., di Paolo Rumiz e altri compagni di avventura, che si farà apprezzare dagli amanti del viaggiar lento.

post collegati a questo: 1 _ 2 _ 3 

venerdì 26 dicembre 2014

Li rincontrerai un giorno, ma non ancora...non ancora*

checché ne dicano PlatoneAristotele, l'Alberti e gli altri architetti appassionati al tema, la penso come Renzo Piano.
sulla città ideale o l'ideale della città si potrebbe discutere all'infinito, l'unesco taglia corto e assegna (nel 1996) il titolo a Pienza e Val D'Orcia (Siena), con torto? a ragione? boh?
certo che tutta la provincia è un concentrato di patrimoni tale che trovare da dirne in modo originale è cosa troppo ardua per le mie meningi fustigate dagli oltre cinquanta siti fin qui descritti.
ma se ho scordato di parlare dello zafferano e la vernaccia di San Gimignano, chiedo ammenda ricordando il Brunello (di Montalcino) e il pecorino di Pienza.


Video di riscontro (click)
*(da Il Gladiatore, frase abbinata a una scena girata sul luogo)

giovedì 25 dicembre 2014

lungo la Via Francigena, la città delle belle torri

benché per niente amante dei videogiochi, prendo spunto per dire di San Gimignano, in Val D'Elsa (Siena), patrimonio dal 1990.
anzi farò di più, proponendo l'approfondimento sul luogo ricorrendo proprio alle immagini di Assassin's Creed II.
in effetti il luogo evoca, ed è (fortunatamente) rimasto pressoché intatto nel tempo, tanto da agevolare la ricostruzione degli eventi che certamente assomigliano a quelli narrati nel games.
la vicenda è intrigante, per la parte che riguarda il borgo è riassunta qui.

domenica 14 dicembre 2014

Salut e bezi e teimp da spàndri

(salute, soldi e tempo per spenderli, un modo di augurare la buona fortuna in modenese)

patrimonio dal 1997 essenzialmente per la Cattedrale, la Torre civica e la Piazza Grande, Modena è patria di rilevanti personaggi anche in tempi moderni (Guccini, Pavarotti, Bonvi, Silver, Vandelli, Ferrari, ecc, ecc.) e di specialità gastronomiche note nel mondo (aceto balsamico, cotechini e zamponi, lambrusco; prosciutto crudo, tortellini e parmigiano in condivisione con altre zone limitrofe).

Monumento a Ciro Menotti
dall'età del bronzo, la città passa di mano dagli etruschi ai Galli, dai romani agli Este, con Napoleone di mezzo e poi il re Vittorio Emanuele II, dopo la seconda guerra mondiale viene insignita della medaglia d'oro al valor militare e continua a distinguersi per l'impegno politico di fede comunista fino alle recenti regionali che segnano la 'scissione' tra l'ideologia di sinistra e il partito che la dovrebbe rappresentare, o quanto meno un disamoramento dell'elettorato, ecc. ecc.
al terremoto politico si aggiungono quelli sismici e alluvionali a minare un territorio tra i più ricchi in Italia e in Europa.


modena city ramblers _ viva la vida, muera la muerte _ i cento passi

sabato 13 dicembre 2014

Urbino, in quel palagio che s’addossa al monte, ove Coletto il Brabanzone tessea l’Assedio d’Ilio, ogni Stagione l’antica istoria tesse azzurra e rossa.

(titolo tratto da Le città del silenzio, G. D'Annunzio)

fondata dai romani nel 41 a.C. la città (patrimonio dal 1998) trova il suo massimo splendore nella prima metà del secondo millennio soprattutto grazie ai Montefeltro.
Federico da Montefeltro
passato il 1500, essendo rimasti senza eredi, la dinastia passa ai Della Rovere e lì inizia il declino con il trasferimento della sede della corte da Urbino a Pesaro fino alla morte dell'ultimo duca che vede il passaggio della città allo Stato Pontificio e più tardi il suo saccheggio ad opera di Napoleone.
restano le vestigia dell'antico fausto, frustrate dalla mancata assegnazione a capitale della cultura 2019 soffiatole da Matera, i nasuti ritratti di Federico e le altre opere pittoriche di illustri artisti.
da Piero della Francesca e Raffaello a Bramante e Francesco di Giorgio Martini.
vivi e vegeti gli urbinati: Valentino Rossi e Raphael Gualazzi e un primato: quello di ospitare studenti in numero pari a quello dei residenti grazie a una rinomata università (tra le prime nate in Italia, esattamente la terza dopo Bologna e Modena, nel 1215).

venerdì 12 dicembre 2014

zibibbo

e questa iscrizione a patrimonio immateriale come la spiego?
sì perché il riconoscimento appena ottenuto è riferito (per la prima volta) a una pratica agricola invece chessò, alle caratteristiche del vino.
quindi ho pensato di fare riferimento al disciplinare da cui risulta, a chiare lettere, che solo le viti ad alberello coltivate a Pantelleria possono fregiarsi della denominazione Passito.
cinesi e sofisticatori vari sono avvertiti.
attualmente sull'isola si trovano circa settecento ettari di coltivazioni 'eroiche', così è denominata la pratica a causa della difficoltà e del monte ore di lavoro, tre volte superiore, e della resa, molto più scarsa rispetto agli altri vigneti.
in più, l'abbandono delle campagne ha visto un decrescere della produzione che rasenta l'estinzione.
dai quattrocentocinquantamila quintali del 1953 agli appena ventimila di oggi.


c'è che all'unesco bere italiano piace assai, e ♫ i francesiche si incazzano ♫ perché le loro bollicine restano ancora fuori dalla lista.
a vederci giusto l'attrice Carole Bouquet che da anni passa alcuni mesi nella tenuta di Pantelleria dove la produzione del suo Sangue d'oro comincia a renderle qualche utile oltre alla discreta soddisfazione di far parte dell'élite di artisti contadini.

sabato 20 settembre 2014

costiera, andata e ritorno

"Partendo proprio dal Sentiero degli Dei da quella strada sospesa sul magico golfo delle Sirene, solcato ancora oggi dalla memoria e dal mito".
(I. Calvino)

... 'L'andata' o era il ritorno?

 

secondaterza e quarta parte e 'ritorno' (o era l'andata?)



"E' questo il paesaggio che, dall'alto del Sentiero degli Dei, si apriva al nostro sguardo: è lo scenario di quell'estrema ansa della Costiera Amalfitana* che guarda verso ovest, verso l'isola di Capri, quella costa ripida, afosa, con le montagne cristalline ove si abbandonano gli oggi e si scopre di nuovo un sé perduto, mediterraneo, anteriore".
(D.H.Lawrence)



* patrimonio dal 1997

venerdì 12 settembre 2014

agabbare deretu is esercitatziones, serrare totu is bases e poligonos, bonifica e riconversione de is logos

il villaggio nuragico 'Su Nuraxi' di Barumini, patrimonio dal 1997, è più o meno situato dov'è il punto verde, mentre quelli rossi sono gli altri resti sparsi per l'isola (circa settemila quelli censiti) su cui si trovano anche diversi reperti di insediamenti preistorici e protostorici.

sull'area di Barumini e in generale sulle origini e la storia dei nuraghi ho trovato un documentario di approfondimento, suddiviso in due parti: uno e due, e un sito web ricchissimo di informazioni e materiali visivi spettacolari.

avrei anche voluto indicare sulla cartina gli insediamenti militari, Usa e Nato, che deturpano l'isola, ma preferisco rimandare ad altre fonti, limitandomi al dato numerico: ventuno (su centoventi certe, più una ventina segrete, nell'intera Italia).
è di pochi giorni fa la notizia che in uno di questi insediamenti (Capo Frasca, costa occidentale stessa latitudine di Barumini), nel corso di una esercitazione militare, sono andati a fuoco venticinque ettari di vegetazione, mentre all'interno del poligono di Teulada (estremo sud dell'isola), i resti nuragici vengono usati come deposito di mine e bersagli di tiro di artiglieria (molto) pesante.
dei malati e dei morti per ragioni sconosciute, ma sicuramente connesse alla presenza di insediamenti militari extranazionali, degli abusi edilizi e della catastrofe occupazionale sarda, già di sa e si sapeva e niente si è fatto, ma per domani è prevista una manifestazione contro l'occupazione militare dell'isola.