quando e come riesco tengo d'occhio le statistiche relative ai decessi per varie cause.
oggi mi soffermo in particolare su quella che riguarda gli incidenti automobilistici, ma ce ne sono diverse altre che attengono ad aspetti della vita 'moderna' che in qualche modo hanno risentito 'positivamente' delle restrizioni causa covid 19: furti e rapine, incidenti sul lavoro, per imprese spericolate e, stranamente, anche i femminicidi, per finire a parlare dell'inquinamento ecc di cui però è ancora troppo presto per tracciare gli effetti per altro ben percepibili, ma temo assai labili oltre al momentaneo 'ripensamento' individuale sullo stile di vita e le priorità umane (destinato anch'esso a un veloce trapasso non appena ci si sentirà liberi dal pericolo di contagio).
tornando al tema, per chi volesse arrovellarsi con i numeri, assai ballerini e ben poco affidabili, c'è un sito (statiche corona virus) che riporta anche le percentuali dell'incidenza in base alla popolazione.
in qualche modo un dato ancora più rivelatore dei quello relativo ai decessi.
per esempio negli stati uniti (che ad oggi conta oltre un milione e duecentomila vittime) la percentuale di mortalità è del 5,77% (da noi 13,72%).
il totale dei decessi nel mondo è (ad oggi) 252.425 (contagiati ufficiali oltre 3,6 milioni), ma sapete quanti sono quelli per incidenti automobilistici?
i dati relativi al 2017 riferiscono di un milione e duecentomila deceduti e oltre cinquantaquattro milioni di feriti (compresi invalidi totali), poi ci sono quelli per le conseguenze del traffico e dello smog, ma sono un'altra e ben più cervellotica classifica.
comunque, se ipoteticamente si moltiplicassero per quattro i dati relativi al primo trimestre di covid 19, si potrebbe tranquillamente dire che ammazza più il traffico del virus.
giustamente e sottolineo giustamente, per combatterlo ci sti sta prodigando almeno quanto lo si stia strumentalizzando a fini politici, economici e, in primis, di tornaconto personale, ma è raccapricciante osservare come tra le priorità della ripresa vi sia la crisi dell'auto e l'esigenza di riprendere il campionato di calcio.
bastano questi due indicatori per capire come stiamo messi (malissimo).
lungi da me l'idea di tornare all'età delle caverne, la logistica ha un suo perché, ma con questi numeri alla mano mi chiedo: MA VOGLIAMO UNA VOLTA TANTO METTERE SERIAMENTE MANO AL PROBLEMA?
conosco benissimo la risposta: NO, NO E POI NO (al massimo posso far finta di volerlo fare).
eppure mi arrovello a trovare il modo:
togliere la patente agli ultra ottantenni e a vita a chi ha provocato un incidente mortale (dato che non va in galera, almeno si accontenti di guidare un'ape car), max un'autovettura per famiglia, via i modelli ultragalattici (per fare la spesa bastano quattro ruote invece di un 4x4), basta giri di mercanzia da un continente all'altro (spesso con andata e ritorno per via che prendi la materia prima la porti in cina dove la rielaborano, poi in europa dell'est a riassemblare il tutto e poi la distribuisci per il pianeta), un dispositivo che blocchi la vettura per sempre se l'ultimo tragitto è stato minore di settecento metri e se il guidatore ha un tasso alcolemico superiore a quello consentito.
lo so quanti posti di lavoro si perderebbero, ma ci sono una infinità di attività in cui riconvertirsi.
prendi oggi. sembra che si stia vivendo solo in perdita, ma vorrei tanto sapere quale sia il giro d'affari dietro al covid 19 a cominciare dagli esorbitanti ricavi della cina che sta fornendo il mondo di presidi medici di chissà quale pessima qualità.
e ci sono altri settori che stanno segnando e continueranno a segnare guadagni spaventosi, dall'informatica al farmaceutico, dall'e-commerce alle assicurazioni, dagli speculatori di borsa ai corona coin e più in generale i proprietari, già pluri milionari/miliardari, di quelle attività capaci di 'adattarsi' e 'fiutare' le tendenze e i bisogni contingenti senza considerarne gli effetti a lungo raggio e le conseguenze, interessati solo a creare nuovi stimoli e improrogabili 'necessità' consumistiche facendone pagare il costo, attraverso gli stati, alle future generazioni, dato che quelle attuali sono in bancarotta.
ma se non ce la fa il covid a persuaderci che siamo sulla strada sbagliata, chi sono io per insegnare come vivere?
e la risposta è: minus habens
RispondiEliminapurtroppo, come dicevo da te, si preferisce seguire modelli fallimentari... invece di premiare le lodevoli iniziative, pur piccole, ma significative...
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