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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

martedì 30 giugno 2020

quel che ho capito

ognuno credo abbia capito qualcosa di sé e del mondo che possa risultare utile a sé e al mondo, ma probabilmente lo ha già dimenticato o forse lo ritiene faticoso da perseguire e allora preferisce battere la solita strada.
in un primo momento mi sono sentita molto bene.
come la gran parte delle persone afflitte da malanni cronici, ho poi scoperto leggendo qua e là, che il periodo di fermo obbligato è stato preso bene da chi soffre di patologie invalidanti ed emarginanti.
in effetti l'alibi per evitare di fare cose che stancano, procurano dolori e frustrazione era perfetta.
in aggiunta, c'era come la sensazione di un uguale sentire le privazioni, la condivisione di uno stato di limitazione che rendeva democraticamente uguali gli individui a prescindere dal ceto e dalle possibilità.
con la riapertura però è tornato tutto uguale a prima, anzi peggio.
la constatazione che tutti i buoni propositi svanissero per correre a mettersi in coda all'ikea mi ha fatto risprofondare nel senso di solitudine e alienazione dai miei 'simili'.
l'occasione era perduta e allora ho tentato di tornare alle solite faccende, ma ormai avevo capito che insistere era puro masochismo.
mi barcameno ancora per mettere insieme gli impegni in modo e maniera da ridurre i viaggi in città al minimo, ma senza strapazzarmi troppo, trasformando i tragitti in passeggiate punteggiati di soste sulle semi scomparse panchine di cui traccio mappe e tengo memoria.
invece dei percorsi più diretti preferisco quelli meno battuti per camminare senza mascherina e utilizzo i mezzi pubblici in modo da procedere solo in discesa.
se poi proprio devo arrampicarmi sbuffo vistosamente, mi appoggio ai muri e me ne frego se mi guardano come fossi in punto di morte.
ho capito che il compito di salvare il mondo spetta anche a qualcun altro e che il mio continuo a farlo anche se il più che potevo fare l'ho fatto.
ho capito che inventare strategie per accordarmi con i dissimili con cui devo forzatamente aver a che fare è fatica sprecata anche se ancora fatico a rinunciare del tutto all'averci a che fare.
voglio bene alle nipotine, vorrei poterle vedere e invece le visite si diradano in attesa che vadano all'asilo e di poterle andare a prendere per qualche mezz'ora da passare insieme.
se l'anno scorso sono riuscita a sobbarcarmi i viaggi insù e ingiù per le vallate con la nipotina al seguito, questa estate mancano le forze e ai genitori la voglia di accompagnarle.
'nonna tere, voglio venire a casa tua' è una coltellata al cuore.
la piccola ancora non parla e mi conosce poco, ma anche lei annuisce come capisse o si ricordasse che la stanza in cui mi vede con skype esiste.
ho fatto tutti i tentativi di cui sono stata capace anche andando contro la mia natura per trovare una intesa con la loro madre e adesso ho capito che è impossibile.
ne ho avuto la certezza e la conferma il giorno che, durante una sua lite con mio figlio, quando le ho dato ragione mi ha detto che ho torto.
detto, oddio, me lo ha urlato insieme alla solita serie di insulti che solo lei dimentica il giorno dopo come se niente fosse o come se io fossi sua sorella o una congiunta stretta, cosa che non è, ma anche lo fosse, sortirebbe lo stesso risultato: fine dei rapporti.
ora sto meglio, riesco a sopportare il coltello piantato nel cuore come fosse la spada nella roccia.
fa male, ma fa più male venire azzannati ogni volta per immotivate ragioni e medesime conseguenze.
il suo scopo è chiaro: asservirmi come fa con sua madre, mio figlio e le sue bimbe.
senza un progetto o un fine nobile, senza altro scopo che fare la vita più comoda possibile alle spalle altrui.
e per ottenerlo sbrana chiunque le faccia notare che c'è qualcosa che non va nel pretendere di decidere di fare delle scelte dando per scontato che alle conseguenze pensino gli altri.
la sua fortuna è di non essere nata cane, o l'avrebbero già dovuta abbattere come si fa con gli animali rabbiosi che assalgono e sbranano chiunque trovino sulla loro strada.
invece ci dobbiamo tenere la pezzente che rinfaccia i tre euro al giorno di tabacco e birra di mio figlio (che avendo perso il lavoro per il covid è stato capace di trovarne un altro che però, nonostante gli straordinari, rende uno stipendio al 70% del precedente) mentre a lei e sua madre mancano i soldi per il caffè al bar (nota bene: entrambi le mantiene mio figlio) e si sbattono tutto il giorno gratis (gratis: testuali parole) per star dietro alle bimbe mentre lui quando torna si lamenta pure che è stanco (adesso fa il magazziniere, quindi carica e scarica casse nove ore al giorno).
le  ho chiesto se il problema era l'alcolismo, s'è fatta una risata.
le ho fatto presente che lui per primo conosce la situazione ed è preoccupato, s'è fatta una risata.
le ho ricordato lo stress post covid, s'è fatta una risata.
ho rinnovato l'offerta di aiuto economico, mi ha risposto sprezzante che parlo solo di soldi.
allora le chiesto quale fosse il problema.
i tre euro di tabacco e di birra al giorno che fanno cento euro al mese.
le ho chiesto se allora era preoccupata per un problema di salute, s'è fatta una risata.
e allora resta solo che sei una pezzente.
l'italiano è una lingua fatta così.
a volte ha parole sgradevoli per esprimere esattamente un concetto, in questo caso, trovo che pezzente sia la più appropriata.



3 commenti:

  1. non credo ci siano consigli utili da poter dare... solo imparare a fregarsene, costa molto in caso di parenti stretti, ma alla fine è una questione semplice: mors tua vita mea...

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    1. se l'umanità tutta rispetto all'età della terra dura il tempo della fiammata di un cerino, ogni singola vita è un istante da cogliere, se diventa agonia eterna tanto vale spenderlo in qualcosa di utile per qualcuno, al limite solo per se stessi piuttosto di sprecarlo per chi ti sputa in faccia a prescindere.
      son grandi, che vadano... io me ne farò una ragione.

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