ovvero ganbaru (persistere), oppure ganbatte (頑張って, una specie di let's go!).
due modi dire giapponesi che ben si accordano con lo spirito che anima i paralimpionici che stanno animando la competizione in corso a tokyo.
diversamente dalle interviste dei colleghi delle olimpiadi che, usciti dalle gare insoddisfatti, di solito adducono pretesti / motivazioni / giustificazioni son sempre contenti comunque vada.
segno distintivo (in qualche modo rappresentato anche da someity, la mascotte) di personalità avvezze alle difficoltà e alle sconfitte nel quotidiano di vite complicate e dolorose da affrontare con fatica ogni minuto del giorno per cui ogni traguardo raggiunto è comunque un ottimo risultato e un punto di ripartenza per un domani che si spera migliore.
una lezione che nel mio piccolo faccio mia nel constatare che con i 'miei tempi' neanche sarei arrivata alla seminale dei 50 dorso, battuta da una atleta turca S1 (arrivata dodicesima) con la metà del mio tempo.
S1 è la categoria più svantaggiata a livello fisico, spesso si tratta di persone prive dei quattro arti.
caso frequente anche tra i primatisti mondiali delle varie specialità così come nel nuoto.
un brutto colpo al morale (evidentemente devo ancora lavorare sul concetto giapponese) e uno stupore ancora più ammirato nel vedere 'correre' nell'acqua un corpo più come fosse uno strano pesce piuttosto di uno umano.
bene (benissimo) l'Italia in vasca, ad oggi 9 ori (con un record del mondo), 9 argenti e 5 bronzi (a Rio erano stati rispettivamente 2, 8 e 3) e l'ottavo posto provvisorio nel medagliere generale con 34 podi (contro le 39 a Rio), ma non è ancora finita, quindi: 頑張る!
corpi menomati, ma spirito olimpico integro.
RispondiEliminaml
è la vetrina più illustre per i paratleti e rende anche evidente quanto possa crescere con l'aumentare degli stanziamenti, basta vedere i risultati del regno unito.
Elimina